Politica e ‘Ndrangheta in una nuova bufera giudiziaria, 24 arresti


I finanzieri del nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Catanzaro, coordinati dal Procuratore della Repubblica Nicola Gratteri e dal Procuratore aggiunto Vincenzo Capomolla hanno dato esecuzione a 24 ordinanze di custodia cautelare (12 in carcere e 12 agli arresti domiciliari) e a un provvedimento di sequestro di beni per un valore di oltre dieci milioni di euro, emessi dal Gip del Tribunale di Catanzaro. L’attività, che interessa sia gli ambiti di criminalità organizzata che quelli di pubblica amministrazione, rappresenta il culmine di due diverse indagini strettamente collegate tra esse. Il primo filone d’indagine riguarda l’individuazione, ricostruzione e disarticolazione di due sottogruppi di ‘ndrangheta operanti nel territorio di Lamezia Terme e riconducibili alla cosca Iannazzo – Cannizzaro – Daponte. Contesti malavitosi individuati in due gruppi imprenditoriali ‘ndranghetistici che operavano anche avvalendosi del potere intimidatorio promanante dalla notoria appartenenza alla criminalità organizzata dei loro compartecipi, di fatto realizzando nel corso degli anni un assoluto monopolio, nel redditizio settore delle autoambulanze sostitutive del servizio pubblico, delle onoranze funebri, della fornitura di materiale sanitario, del trasporto sangue e altro ancora.

Il primo di essi, denominato “gruppo Putrino”, è riuscito sin dal 2009 ad acquisire una posizione di dominio nello specifico mercato, aggiudicandosi la gara di appalto relativa alla gestione del servizio sostitutivo delle ambulanze del “118” bandita dall’Asp di Catanzaro. Dal 2010 e sino al 2017, il citato gruppo imprenditoriale ‘ndranghetistico ha continuato a operare in assenza di una gara formale, a seguito di plurime, reiterate oltre che illegittime proroghe, in alcuni casi addirittura tacite, ottenute in considerazione dei privilegiati rapporti tra i vertici del gruppo criminale e numerosi appartenenti di livello apicale dell’Asp di Catanzaro all’epoca in servizio, tra i quali il dott. Giuseppe Perri (già commissario straordinario e poi direttore generale sino all’agosto 2018) e il dott. Giuseppe Pugliese (già direttore amministrativo sino all’ottobre 2017), e ancora in servizio quali il dott. Eliseo Ciccone (già responsabile Suem “118” ed ora destinato ad altro incarico) nei cui confronti vengono contestati plurimi episodi di abuso d’ufficio. Analoghe condotte, con l’aggravante della finalità mafiosa, vengono contestate anche a due esponenti storici della politica lametina, che hanno rappresentato l’anello di congiunzione tra il contesto ‘ndranghetistico e la dirigenza Asp coinvolta.

Il primo, Giuseppe Galati, già più volte parlamentare, Luigi Muraca classe 1968, ex consigliere del Comune di Lamezia Terme, sciolto per infiltrazioni mafiose nel 2017. Nello stesso 2017 il soggetto imprenditoriale Putrino veniva colpito da un provvedimento interdittivo antimafia emesso dalla prefettura di Catanzaro che comprometteva la prosecuzione del delicato servizio pubblico affidatogli. In tale momento storico si inseriva il secondo sottogruppo di ‘ndrangheta, denominato “gruppo Rocca”, anch’esso operante negli stessi settori economici che, forte della illecita concorrenza con cui era stato conquistato il mercato unitamente al “gruppo Putrino” in danno di tutti gli altri operatori economici del settore che illegalmente erano stati posti fuori dal libero mercato, iniziava ad operare nel delicato e importante servizio pubblico quale capofila di una associazione temporanea di scopo. Le indagini, che hanno beneficiato di puntuali riscontri anche dalle dichiarazioni di numerosi ed affidabili collaboratori di giustizia, hanno consentito di tratteggiare una situazione di assoluto allarme sociale presso il nosocomio di Lamezia Terme ove, specie all’interno del reparto di pronto soccorso, gli accoliti dei due gruppi criminali hanno imposto un controllo totale occupando manu militari gli spazi, instaurando un regime di sottomissione del personale medico e paramedico operante.

In tal senso, le attività investigative svolte dalla guardia di finanza hanno fatto emergere che i dipendenti dei due gruppi imprenditoriali hanno la disponibilità delle chiavi di alcuni reparti dell’ospedale, la possibilità di consultare i computer dell’asp onde rilevare dati sensibili in merito a degenti, l’ingresso presso il deposito farmaci dedicato alle urgenze del Pronto Soccorso, situazione questa ben nota alla dirigenza dell’azienda sanitaria. In tale filone sono stati sottoposti a misura cautelare 19 persone nei cui confronti vengono contestate a vario titolo le condotte di associazione di stampo mafioso, delitti contro la pubblica amministrazione, l’industria ed il commercio anche in forma aggravata. In materia di cautela reale si è proceduto con il sequestro preventivo ai sensi della normativa antimafia e della responsabilità “parapenale” delle società ed enti dell’intero complesso aziendale delle sei società/enti riconducibili ai due sottogruppi di ‘ndrangheta per un valore complessivo di 10 milioni di euro. Tra questi spiccano le società operanti tanto nel servizio sostitutivo delle ambulanze pubbliche che delle onoranze funebri compreso due “case funerarie”.

Il secondo filone dell’indagine, condotto dal gruppo tutela spesa pubblica sempre del nucleo Polizia economica finanziaria di Catanzaro, riguardacondotte illecite perpetrate nell’affidamento e nella gestione del “servizio autombulanze occasionale e su chiamata” gestito dall’ASP di Catanzaro. Tale vicenda si colloca temporalmente in concomitanza con l’emissione dell’interdittiva antimafia da parte della prefettura di Catanzaro nei confronti del “gruppo Putrino” e la successiva assegnazione in estrema urgenza del servizio autoambulanze occasionale e su chiamata al “gruppo Rocca”. Nel novembre 2017, infatti, a seguito del provvedimento interdittivo emesso dalla prefettura di Catanzaro nei confronti della “Croce Rosa Putrino”, il servizio di autoambulanze dell’ASP di Catanzaro era stato affidato con procedura di “estrema urgenza” (ossia senza bando di gara) ad un’associazione temporanea di scopo (ats), con a capofila la “croce bianca lamezia”, associazione di fatto del “gruppo rocca” per il tramite di tommaso antonio strangis. Le indagini hanno fatto emergere un’allarmante carenza tecnica e organizzativa in capo all’ats, che aveva dato esecuzione al servizio con ambulanze non adeguate da un punto di vista meccanico (freni e luci non funzionanti, cambio difettoso, problemi alla frizione, revisioni non effettuate) e non provviste di adeguate dotazioni elettromedicali (non munite di termoculla per il trasporto di neonati, ossigeno scaduto o non presente).

Non meno preoccupante è quanto emerso in merito alla circostanza dell’impiego di personale non qualificato e non provvisto delle adeguate abilitazioni professionali. Grazie ad accordi corruttivi conclusi con i tre dirigenti dell’ASP catanzarese (Eliseo Ciccone, Giuseppe Luca Pagnotta e Francesco Serapide), l’associazione aveva ottenuto le certificazioni di qualità richieste per l’affidamento del servizio autoambulanze sulla base di una semplice verifica documentale, senza le necessarie operazioni di riscontro fisico dello stato dei mezzi, delle dotazioni e delle strutture aziendali. Allo stesso modo, l’Ats “Croce Bianca” era poi riuscita a ottenere non solo la concessione iniziale, ma anche la proroga del servizio, entrambe ufficialmente concesse per ragioni di “estrema urgenza”, in attesa che l’ASP di Catanzaro perfezionasse un accordo quadro per l’appalto del servizio ambulanze. In questo contesto, sono stati tratti in arresto Tommaso Antonio Strangis e Italo Colombo, quest’ultimo amministratore di fatto dell’Ats, e Ciccone Eliseo, Giuseppe Luca Pagnotta e Francesco Serapide, dirigente e funzionari dell’ASP di Catanzaro. Sottoposti agli arresti domiciliari sono accusati a vario titolo di corruzione, induzione indebita a dare o promettere utilità, falso, rivelazione di segreto d’ufficio e frode nelle pubbliche forniture reati documentati da diversi episodi. Due soggetti, Tommaso Antonio Strangis ed Eliseo Ciccone, sono stati raggiunti da entrambe le ordinanze, a testimonianza della stretta connessione tra fenomeni tipici della criminalità organizzata e l’infiltrazione nella pubblica amministrazione. La complessa ed articolata esecuzione, condotta grazie all’ausilio determinante anche dei gruppi territoriali di Catanzaro e Lamezia Terme e del nucleo di Polizia economico-finanziaria di Udine, ha visto l’impiego di circa 200 finanzieri, l’effettuazione di numerose perquisizioni e il sequestro di sei società.

CUSTODIA CAUTELARE IN CARCERE
1. PUTRINO Pietro, 73 anni, di Lamezia Terme;
2. PUTRINO Diego, 36 anni, di Lamezia Terme;
3. PUTRINO Diego, 51 anni, di Lamezia Terme;
4. TORCASIO Vincenzo detto “Enzino”, 38 anni, di Lamezia Terme;
5. ROCCA Silvio, 61 anni, di Lamezia Terme;
6. ROCCA Pietro, 63 anni, di Lamezia Terme;
7. ROCCA Ugo Bernardo, 33 anni, di Lamezia Terme;
8. FERRISE Pietro, 59 anni, di Lamezia Terme;
9. GAGLIARDI Alfredo, 40 anni, di Lamezia Terme;
10. STRANGIS Tommaso Antonio, 53 anni, di Lamezia Terme;
11. DI SPENA Franco Antonio detto “Tony”, 45 anni, di Lamezia Terme;
12. REILLO Pasquale, 52 anni, di Lamezia Terme;

ARRESTI DOMICILIARI
13. GEMELLI Roberto Frank, 54 anni, di Lamezia Terme;
14. MAUCERI Sebastiano Felice Corrado, 56 anni, di Lamezia Terme;
15. GALATI Giuseppe, 57 anni, di Lamezia Terme;
16. MURACA Luigi, 50 anni, di Lamezia Terme;
17. PUGLIESE Giuseppe, 50 anni, di Crotone;
18. PERRI Giuseppe, 65 anni di Falerna;
19. CICCONE Eliseo, 65 anni, di Catanzaro.

B. SECONDO FILONE
ARRESTI DOMICILIARI
1. STRANGIS Tommaso Antonio, 53 anni, di Lamezia Terme;
2. COLOMBO Italo, 48 anni, di Catanzaro;
3. CICCONE Eliseo, 65 anni, di Catanzaro;
4. PAGNOTTA Giuseppe Luca, 45 anni, di Montepaone;
5. SERAPIDE Francesco, 45 anni, di Catanzaro.


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