Popoli e populismo


immigrati1 C’è un vecchio detto soveratano che, tradotto, recita così: “Quello ce le ha suonate, ma noi gliene abbiamo dette… ” Sai che soddisfazione! Così fanno gli intellettuali democratici, liberali, illuminati e intelligentoni, quando il popolo li bastona, e non con il manganello, ma con le loro stesse armi: le elezioni! Quando perdono, dicono che è populismo; o, come con la brexit, che hanno vinto i ciuchi, i vecchi e i beoni. Oppure fanno come la Raggi e i 5stelle, se la pigliano con i poteri forti.

 Intanto la Merkel, fanatica sostenitrice dell’accoglienza, le ha buscate alle urne da un partito che la supera perché dichiaratamente contrario all’immigrazione in genere. Attenzione, non bariamo con le parole sui giornali e tv: non sono “elezioni regionali”, perché la Germania è, dal lontano 1871, uno Stato federale, e i Laender detengono ben altri poteri di una Regione italiana. Ciò rende ancora più pesante la legnata; e, ciliegina sulla torta, la Merkel perde in casa sua!

 Gli illuminati, sempre di meno e sempre più superati, si trovano un’Europa diversissima dai loro sogni ideologici, o piuttosto deliri. E un’Europa che vive di deliri e sogni, e di fatto di passacarte e assurde regole, e non dà risposte né economiche né ideali. E, soprattutto, ha una ferrea politica comune sulla plastica per avvolgere la pasta, ma non ha in comune una politica estera, anzi ognuno per conto suo. Dopo mezzo secolo, è un fallimento epocale.

 Meno che meno ha una politica di fronte al problema degli stranieri e clandestini, che è ormai appioppata tutta sulle spalle di un’Italia in cui convivono pietismi e furbizie; mentre la Francia ha una nazionale di calcio tutta di immigrati, però a Ventimiglia non li fa passare. Molto più oneste le Nazioni cattoliche dell’area danubiana, le quali hanno innalzato muri per difendere non tanto i beni quanto l’identità. La Slovacchia conta due milioni di abitanti: con qualche centinaio di migliaia di musulmani non sarebbe più, come fu da sempre, una terra cattolica.

 L’Europa dunque fallisce su qualsiasi cosa che non sia emanare regolamenti sulle barbe delle barbabietole; e questa sensazione è diffusa presso tutti i ceti, tranne un pugno di sognatori, in genere comodi e ben pagati e con figli assunti in tv! E siccome, altro detto tradotto, “Il sazio non crede che il digiuno abbia fame”, l’intellettuale benestante, intervistato dalla figlia giornalista, chiama populisti quelli che votano contro di lui. Una buffa idea della democrazia hanno, questi democratici!

 Attenzione ancora: quelli del Meclemburgo – Pomerania non mi suscitano troppe simpatie; hanno senza dubbio ragione in negativo, però non sono portatori di progetti politici; sono una specie di 5stelle di destra, imbattibili nelle critiche e incapaci di governare. Parlo da storico: non hanno nulla a che vedere con il nazionalsocialismo. Fidatevi, per spiegarvelo ci vuole un altro articolo. Sono solo un sintomo, tra i tanti, che l’Europa degli anni 1950-90 non esiste più, ammesso sia mai esistita; e non se ne vede un’altra.

 Infatti, perché si formi la politica servono, in ordine decrescente: un ideale, un’idea, un’ideologia, una forma partito. Non si può fare un partito senza, in ordine crescente, un’ideologia, un’idea, un ideale. In un’Europa la cui sola opinione è la mentalità edonistica piccolissimo borghese, e i giovani sono la “generazione Bataclan”, che ideale volete trovare?

Ulderico Nisticò


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