Prigozhin e la guerra


Sulla caduta dell’aereo con a bordo Prigozhin tutte le ipotesi sono buone, tranne una: l’incidente per caso.

 L’episodio si aggiunge alle cronache di una guerra densa di cose strane, a cominciare dal nome stesso di guerra, che, dopo un anno e mezzo, ancora si pronunzia a mezza bocca.

 Peggio per le notizie che filtrano, e che la nostra stampa sussurra quasi in sordina: per esempio, che qualcuno in Ucraina pagava per scansarsi il militare e qualcun altro si faceva pagare; e che la Russia deve servirsi di mercenari invece che di baldi guerrieri moscoviti!

 E c’è qualcosa di oscuro nelle questioni interne, soprattutto quelle russe. E in Russia cadono gli aerei.

 Altre cose curiose, eccoli missili e droni che causano pochi danni e (mi spiace dirlo) pochi uccisi. Per farmi capire, il bombardamento angloamericano di Catanzaro, il 27 agosto 1943, provocò nel Duomo 170 morti.

 E non finisce qui. La Germania ha mandato venti (20!) carri armati all’Ucraina. Basta studicchiare le battaglie tra Tedeschi e Sovietici dal 1941 al 45, per leggere che i carri armati si contavano a migliaia da entrambe le parti.

 E non scordiamo l’invio di aerei da parte di Danimarca e Olanda (anche le pulci hanno la tosse?), con l’impegno di usarli solo sul territorio ucraino: ovvero, i confini del cielo!!! Tra sei mesi, comunque, perché bisogna addestrare i piloti, e quegli areoplani non sono tricicli.

 A proposito di velivoli: abbiamo visto (solite immagini lampo!) droni russi sopra simpatiche spiagge ucraina con tanto di bagnanti al sole. Che guerra curiosa!

 Eccetera.

 Mentre vediamo queste stranezze, notiamo che l’ONU semplicemente non esiste, e il suo mantenimento sono soldi buttati via; ed è umoristico solo immaginare la bella statuina Ursula a fare politica estera, e così l’UE in genere. La NATO e gli USA, che palesemente fomentano le ostilità, in pratica non fanno molto nemmeno a questo scopo: non fanno nulla per la pace, e nemmeno sul serio per la guerra. Erdogan, che l’anno scorso qualcosa ottenne per il grano, ora non si ripete o non ce la fa.

 Insomma, questa guerra non-guerra potrebbe durare all’infinito.

 Chi scrive ripone le sue speranze nella diplomazia del Vaticano, e proprio perché se ne parla il meno possibile; ma, a oggi, paiono solo speranze.

Ulderico Nisticò