Quando sento parlare di Polonia…


La Polonia manda truppe al confine con la Bielorussia, Stato postcomunista che a sua volta confina con Russia e Ucraina. Questa è la notizia, che, a uno storico, suscita vari e complicati ricordi.

 Intanto, una premessa: tutti i confini europei dall’Elba agli Urali sono vagamente nazionali, e sostanzialmente solo storici e politici, quindi mutevoli. Pigliate una carta del 1939 e una del 2023, e vi trovate due diversissime Polonie. Nel 1939 (sorvolo qui su Prussia Orientale e Danzica, cause della Seconda guerra mondiale), trovate anche cose che non esistono più come l’Unione Sovietica e Cecoslovacchia; e altre che nacquero, e con varie vicende ci sono, come Finlandia, Estonia, Lettonia, Lituania, e Russia, Bielorussia e Ucraina. Torniamo alla Polonia, e cerchiamo cos’era nel 1918: invano, perché non c’era più fin dalle tre spartizioni tra 1772 e 1794.

 Appena tornata indipendente, nel 1918, la Polonia occupò Kiev – toh! Intervenne l’Armata Rossa di Trotskij, che a sua volta attaccò la Polonia, venendo però annientata alle porte di Varsavia. Una pace raffazzonata lasciò alla Polonia milioni di russi, bielorussi e ucraini. Ed ecco che lo storico un poco si preoccupa, quando sente parlare di Lwów, che chiamiamo latinamente Leopoli; e che è in Ucraina ora, ma un tempo era polacca…

 Sperando che questi racconti restino un piccolo testo di storia senza attualità, faccio notare che questa guerra sul Don non solo non finisce e nessuno fa niente per finirla, ma rischia di allargarsi. La storia insegna che quando si schierano truppe…

 C’è di mezzo anche la Crimea, che è sempre stata fonte di guai dai tempi di Medea, passando per Mitridate, Roma, Genova, i Turchi… e la Guerra di Crimea da cui iniziarono i fatti che porteranno allo Stato italiano nel 1861. Quanto è piccolo il mondo!

Ulderico Nisticò