Quattro milioni di debiti per nulla


soveratoestate3pUna premessa di piccola storia locale. Io ho apprezzato, a parte le enormi divergenze ideologiche, l’amministrazione di Gianni Calabretta, e credo di averle offerto la massima collaborazione culturale, a titolo puramente amichevole. Premessa necessaria a spiegare come lo stesso io, quando non ero d’accordo su qualcosa, lo dicevo e lo dico tuttora con la medesima massima libertà. Vi ricordate l’assurda idea di aprire a Soverato un Centro di accoglienza? Unico e solo io dissi di no e no, senza inventare scuse politicamente corrette e pseudo umanitarie da convertiti a Fiuggi. No, un no secco come il baccalà! No!
Così dissi no all’idea balzana, e oggi rivelatasi disastrosa, di costruire un altro ghetto a Mortara, con relativo costosissimo esproprio.
Dissi di no per una ragione di quella filosofia (filosofia, non scienza) che si chiama l’urbanistica. Soverato è già zeppa di ghetti più o meno indecenti o persino di lusso, ma tutti ghetti in quanto privi di ogni servizio, fosse anche un modestissimo bar; e soprattutto senza quel luogo metafisico della civiltà umana che è la piazza, il luogo d’incontro, quel luogo che distingue la città da un carcere: dormitori, meri dormitori.
Stiamo ancora pagando e pagheremo per secoli l’esproprio Paparo, dissi, effetto funesto di una botta di demagogia democristiana, che è molto peggiore di quella rossa. Devastazione sociale, perché vi sorsero decine di casamenti dove si può solo trascorrere la notte.
Ma si fece anche il teatro… salvo sotterranei allagati; e l’acquario venne dopo, unico caso della storia in cui i pesci morirono affogati!
Dissi allora che un altro esproprio e un altro ghetto non servivano certo alla città. Mi si rispose che accanto alle case sarebbero stati aperti mercati e servizi: sarò cieco, ma non ne vedo un mattone! E gli abitanti di Mortara, dovendo usare l’auto per comprare il pane, vanno alle Vele, mica a Soverato Marina. Bell’affare anche per l’economia.
Ora dobbiamo pagare quattro milioni di euro, pari a sette miliardi e ottocento milioni delle lire di quando l’ideona venne perpetrata e posta in essere; e per avere in cambio un altro agglomerato isolato.
Speriamo in un onesto compromesso. In fondo, non è che 15 anni fa ci fosse la fila a chi volesse comprare quegli uliveti di non eccelso pregio; e certe volte gli espropri fanno il comodo degli espropriati invece del danno, attribuendo alle terre valore che di mercato reale non avrebbero. Fatta la tara, credo si possa trovare la strada… Tanto, se gli espropriati aspettano seriamente quattro milioni tondi e tangibili dal Comune di Soverato, ciò qualificasi come sognante utopia, ovvero, campa cavallo.
Ma serva da lezione nei secoli, contro ogni futura botta di beneficenza, sia rossa sia bianca o di qualsiasi altro più o meno sincero colore.

Ulderico Nisticò


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