Scienze dell’educazione a Catanzaro


 Avevo proposto, mesi fa, una facoltà di Lettere a Catanzaro… anche per rispondere alla proliferazione di altre facoltà e di altrove… Ora leggo dell’intenzione di aprire Scienze dell’educazione. Nomina non sunt consequentia rerum, e perciò così mi esprimo:

– La facoltà deve sorgere a Catanzaro Centro; anzi, non sorgere, perché basta utilizzare un paio di vecchi palazzi già sorti secoli fa, e da restaurare prima che cadano.
– Studenti a Catanzaro, significa far rivivere un borgo che invece è sempre meno vivace e più invecchiato.
– Se poi abiteranno lì e lì mangeranno, è meglio; e se vanno al cinema e a teatro…
– La Biblioteca Comunale è ricchissima di volumi; se ne servono di più, si mettono in un altro palazzo da sottrarre al degrado.
– E veniamo ai contenuti.

 Un corso di studi deve seguire linee omogenee a quelle nazionali; ma nulla vieta, anzi molto suggerisce una larga autonomia. Ecco, ci vuole una bella autonomia differenziata regionale con sede a Catanzaro!!!

 E diciamolo, che la gran parte dei Calabresi plurilaureati e dottissimi, sa poco e niente della Calabria, spesso più niente che poco. Della Magna Grecia, si nomina giusto Pitagora, ma per le tabelline; già il teorema… Se ne deduce che un futuro insegnante calabrese deve conoscere e far conoscere la Calabria; e sarebbe una rivoluzione culturale.

 Attenti qui: ci sono, in Calabria, quelli che sanno tutto del 25 febbraio 1024, ma proprio tutto, tuttissimo; però sconoscono il 24 e il 26, e non vi dico i precedenti e seguenti; e anche del 25, sanno cosa successe minuto per minuto, ma mica il perché, oppure cercano di spiegarlo con le statistiche del prezzo del grano quella mattina! E invece ci serve chi mastichi la storia nella sua variegata complessità. Lo stesso per letteratura e filosofia. E per la geografia: chissà quanti hanno mai visto Rossano o Gerace…

 Ovvero, alla Calabria non servono luminosi e solitari geni, che magari inventano uno spremilimoni atomico, però lo fabbricano in edizione unica, e, quando trapasseranno, se lo faranno mettere nella bara per evitare che i becchini glielo copino. Di geniali eremiti, la Calabria ne ha a iosa dai tempi del nonno del re Italo, e i risultati non sono stati esattamente luminosi; quello che ci urge, è fare sistema; una virtù della quale noi difettiamo. Sarebbe compito di buoni insegnanti di scuole che non mirino al diploma, detto anche pezzo di carta.

 E Lettere? Ma via, basta un piano di studi accurato, e ci scappano anche Lettere Classiche nel senso più autentico: non i presunti “valori della civiltà”, che poi nessuno ci dice quali furono o spacciano per pacifisti gli Ateniesi; non vuote parole al vento, ma l’aoristo secondo passivo e il periodo ipotetico dipendente di terzo tipo, e amenità del genere. Hic Rhodus, hic salta! Se concorrenza dev’essere, concorrenza sia in alto, al meglio. E niente invenzioni di corsi di laurea per fare un favore! L’aoristo suddetto, delle due è l’una e solo l’una: o lo si sa o non lo si sa, tertium non datur. Per capirci, se un prof di greco non distingue σταλείς da σβείς, è come se uno di matematica non tiri una radice quadrata; o se un centravanti non sia capace di segnare a porta vuota! E non ci sono giustificazioni.

 Come si fa? Basta un programma di storia della Magna Grecia con un mucchio di testi in greco e latino. Non scopro nulla: era quello che mi toccava a Pisa con gli esami di storia greca e romana, che erano più latino e greco che date e nomi. E non abbiamo detto che da Scienze dell’educazione devono uscire insegnanti degni di questo nome?

 Che ne pensa, la pubblica opinione in genere, e quella catanzarese in particolare?

Ulderico Nisticò