Sgarbi, il d’Annunzio dei poveri


 Non m’interessa la vicenda giudiziaria: se la veda lui. Spero che le dimissioni di Sgarbi siano definitive, e non solo dalla carica, ma dalla politica in generale, un’arte che a Sgarbi è ignota. Faccia quello che sa fare, o dicono sappia: il critico. E spero anche di non ritrovarmelo candidato alle europee.

 Che me ne importa? Che il caso Sgarbi, e dal lontano 1994, è un sintomo di cosa erroneamente pensi della cultura una certa mentalità piccolo borghese più o meno di centro(destra): appariscenza e parole al vento.

 Sgarbi forse vorrebbe essere una specie di Gabriele d’Annunzio dei poveri. Cercate di non capire male, amici lettori: un d’Annunzio dei poveri, cioè l’ombra dell’ombra del d’Annunzio vero. Cominciamo dalle donne? Ma quelle d’Annunzio erano Eleonora Duse, Sarah Bernhardt, Alessandra di Rudinì… e ne faceva Mila e Basiliola ed Ermione e Dafne. Non so se sono stato chiaro!

 La politica? Gabriele divenne l’interprete del nazionalismo italiano e il capo morale degli interventisti; e con l’impresa di Fiume segnò la fine dell’italietta liberale.

 La guerra? Le sue gesta di Trieste e Vienna mostrarono al mondo la valenza strategica dell’aereo; con Buccari, si creò il costume combattentistico e la ritualità del Ventennio. Ed era in prima linea, d’Annunio; e portò a vita la benda piratesca del ferito in battaglia.

 La letteratura? d’Annunzio è l’ultimo dei poeti classici; eppure crea il verso libero; e porta la poesia a teatro; e iniziò il cinema; ed è prosatore squisito. E inventò anche quella specie di letteratura popolare che è la pubblicità.

 Avete capito cosa voglio dire, quando vi comunico che Sgarbi è il d’Annunzio dei poveri, senza nessun paragone con quello genuino?

 Torniamo al problema della cultura di centro(destra). Il caso Sgarbi dovrebbe indurre la destra vera a riflettere sulla differenza tra cultura e sceneggiate; tra contenuti duraturi e successo fugace: se no, si continuerà con prodotti scadentissimi come LA LUNGA NOTTE, vero vilipendio della storia e del cinema, più un attore bello.

 Secondo voi, con queste poche righe otterrò qualcosa? Tranquilli, no: “alle sembianze… eterno regno delle genti”, lamentava il Leopardi.

Ulderico Nisticò