“Siamo in guerra”… ma non la facciamo


assalto In Normandia due tagliagole uccidono un sacerdote mentre celebra la S. Messa. Uno di loro era stato arrestato, ma stava a spasso con un buffo braccialetto elettronico. Meno male che entrambi sono stati abbattuti

 Sono patetici e ridicoli i tentativi degli intellettuali di trovare una scusa per questo come per ogni assassinio: un depresso, un matto, una vittima di bulli, uno scemo… Dopo Bruxelles, Parigi, Dakka, Nizza, Monaco eccetera, ora siamo arrivati all’uccisione di un sacerdote sull’altare; un sacerdote cattolico, e non trovo da nessuna parte che gli islamisti se la piglino con i sacerdoti in genere, ma solo con un sacerdote cattolico. Non c’entrano niente i buddisti ed ebrei e altri, senza dire che questi non hanno sacerdoti; e che non esiste, che io sappia, una specie di superreligione trasversale, ma solo la religione cattolica.

 E ipocrita di prendersela con un non meglio definito male generico, odio generico cui contrapporre un altrettanto generico amore. Già, le proclamazioni d’amore a chiacchiere e senza i fatti non portano né a fidanzamenti né a matrimoni né altro, restano solo chiacchiere e poesie.

  Quel personaggio buffo che fa il presidente in Francia ha dichiarato, finalmente

Urge una guerra come si deve, rapida e risolutiva. L’Europa (attenzione, l’Europa, senza Stati Uniti o Israele) può schierare forze tali da distruggere in mezzo pomeriggio non uno ma cento califfati.

 L’Europa? Ma quale Europa? Un inutile parlamento in cui mettono i politicanti falliti come consiglieri comunali? Un branco di burocrati? Intellettuali che seriamente chiamano i giovani “generazione Bataclan”?  I giovani che campano depressi una settimana per trascorrere poi qualche ora di vita artificiale al Bataclan di turno? Juncker? Ma le lo immaginate, Juncker, che fa la guerra? O, e qui la risata si fa triste, la bella statuina della Mogherini? Non vedo nessuno san Pio V, nessun Giovanni; e, in Calabria, nessun Gaspare Toraldo o Brisbal o Cavallo o Corsale…

 E l’Europa non ha una politica comune, anzi nemmeno interessi comuni, ma ognuno per conto suo, e spesso ognuno contro l’altro.

 Fatte tutte queste dolenti premesse, diciamo cosa bisognerebbe fare:

  • Fermare subito la dissennata politica cosiddetta dell’accoglienza, che travolge le radici religiose e nazionali degli Stati europei; se dobbiamo aiutare della gente, facciamolo, con meno spesa e meno rischio, in Asia e in Africa;
  • Dichiarare ufficialmente la guerra al califfato, il che consente, nel pieno rispetto della legalità, di colpire il detto califfato nel suo territorio, e di considerare soldati nemici tutti i suoi sostenitori in Europa, anche se, assurdamente, “tedeschi iraniani” e “francotunisini”, cioè stranieri con un pezzo di carta in tasca;
  • Trattare i “cittadini” francesi che siano in combutta con il califfo per quello che sono: traditori della loro cittadinanza! Grazie a Dio, in Italia vige lo ius sanguinis, e non si diventa cittadini con un timbro;
  • Far funzionare, in stato di guerra, i servizi segreti, con tutte le conseguenze del caso, tra cui il sempre utile “si fa, ma non si dice”.

 Chiarisco meglio, così nessuno fa finta di capire a modo suo o si arrampica sugli specchi. Cento anni fa, l’Italia era in guerra con l’Austria e l’Ungheria. In tale circostanza durata tre anni, tutti i soldati italiani dovevano colpire tutti i soldati austroungarici, e ciò solo in quanto nemici; e viceversa loro i nostri. Alcuni italiani sudditi di Vienna, e ricordo Cesare Battisti (quello buono!), Fabio Filzi, Nazario Sauro, passarono, per irredentismo, all’Italia: catturati, vennero condannati per tradimento e impiccati: dal punto di vista legale, ineccepibile. Non so se mi sono spiegato.

 Ma state tutti tranquilli, buonisti e miti che altro non siete: non accadrà nulla di tutto ciò; non faremo nessuna guerra, al massimo un bombardamento con i droni colpendo il deserto. I tagliagole continueranno ad ammazzarci, e i giornalisti continueranno a sostenere che si tratta di casi isolati e depressi.

 Ora scriverò una cosa che mai avrei potuto credere uscisse dai miei polpa stretti ruotanti sulla tastiera: di tutte le dichiarazioni di ieri circa il martirio del sacerdote francese, la meno belante, la meno generica, la meno parolaia, la meno farisaica e pilatesca, insomma la più realistica e maschia è stata… horresco referens ma è così, quella della Boldrini!

 Non scherzo, lo penso seriamente. E ho detto tutto!

Ulderico Nisticò


Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *