Spaghetti Southern di Riccardo Ceres ovvero una musica per il Sud di tutti


Caro Tito, il 18 febbraio del 2013 abbiamo dedicato la “Lettera a Tito n. 21” al giovane “Riccardo Ceres, il cantautore che ama il mare Jonio” (https://www.costajonicaweb.it/lettera-a-tito-n-21-riccardo-ceres-il-cantautore-che-ama-il-mare-jonio/). Adesso ti voglio dire di un nuovo Album realizzato da Riccardo alla boa dei suoi primi 40 anni. Il nuovo lavoro contiene dieci brani e s’intitola “Spaghetti Southern”. Francesca Grispiello (la giornalista del suo “ufficio stampa”) scrive tra l’altro presentando la biografia del cantautore: “Nell’ottobre 2018 Soundfly pubblica il suo quarto Album “Spaghetti Southern”, il più importante della sua storia”.

IL TEMPO DELLA MATURAZIONE

Ecco … l’album più importante della sua storia. Solitamente i quaranta anni vengono considerati, un po’ per tutti (uomini e donne), “l’ingresso nell’età matura, così come i 18 anni sono quelli che ci fanno entrare nella “maggiore età” anche legale. E, in gran parte, è vero, anche se le femminucce pare maturino molto prima di noi maschietti già fin dall’infanzia. Comunque sia, per Riccardo Ceres (nato a Caserta il 24 luglio 1978) i 40 anni rappresentano non soltanto la maturità anagrafica ma anche e soprattutto la “maturità musicale e poetica”.

Così scrivevo il quella Lettera n. 21, quasi sei anni fa: “Riccardo Ceres è un autore di talento e, con il tempo e la maturazione umana ed artistica, non mancherà di rivelarsi un vero “genio” musicale con un posto che potremmo dare già per assicurato nella storia della musica”. Con l’Album “Spaghetti Southern” il maggior genio è uscito fuori e possiamo ben dire che è sulla buona strada per conquistare un posto nella storia della musica. In tale Album si è realizzato un “incontro tra motivazioni artistiche e individuali, storiche e private, dieci canzoni intorno alla misteriosa linea-guida del blues”. Da notare poi che voce, parole, musiche ed arrangiamenti sono tutti del nostro cantautore Riccardo Ceres. Opera artistica completa, quindi!

spaghetti-southern-copertina-sudIn un’altra recensione senza firma ho letto: “”Spaghetti Southern è un lavoro di notevole maturazione, nel quale le storie in musica di Ceres trovano perfetta sintesi tra blues, jazz, roots, psichedelica, rock e canzone d’autore. Ecco, i critici musicali che seguono i lavori di Ceres sono tutti concordi che questo suo quarto Album rappresenta una più compiuta e serena “maturazione” non solo musicale e tematica ma anche umana.

LA MISTICA MUSICALE

Spesso, ascoltare e percepire una qualsiasi musica può essere un fatto del tutto soggettivo, forse anche troppo personale. E’ raro che ognuno di noi capti le medesime intenzioni dell’autore e del compositore. Un brano che per me può rappresentare una “mistica musicale” per altri può diventare ben altra cosa. Perciò, non fa testo la mia convinzione secondo cui il genere compositivo e vocale di Riccardo Ceres (fin dal suo primo Album) tende al misticismo musicale e che il suo modo di dire e di cantare strascicando le parole sia come pregare, nonostante ogni tanto si conceda alle parolacce (soltanto apparentemente volgari), poiché ogni parolaccia può essere interpretata come una invocazione (come lo sono, a volte, talune bestemmie o imprecazioni).

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Ovviamente questa mia può essere ed è una delle tantissime interpretazioni del genere artistico di Ceres. Il famoso proverbio latino (“quot capita, tot sententiae” ovvero ogni testa ha un suo modo di sentenziare e di dare pareri) vale per la musica come per qualsiasi altra espressione umana e sociale. E mi permetto di pensare ad una calda “mistica musicale” per il fatto che ho la fortuna ed il privilegio di conoscere Riccardo fin da quando il 22 luglio 1980 stava per compiere, due giorni dopo, due anni … quindi sono 38 anni di pur vaga “amicizia”. Infatti, non ho avuto occasione di vederlo tutti i giorni, però l’ho visto crescere e conosco le principali tappe della sua vita dalla sensibilità davvero ultrasonica. Inoltre, il suo genio artistico non è ancora del tutto emerso. Può essere considerato ancora un “iceberg” poetico-musicale. Molta parte non è ancora emersa e resta come un vasto giacimento aurifero per il futuro.

bongiovanni-books-a-sud-delle-cose-2006-e-traduzioniCome per tanti di noi, l’ambiente in cui si vive ha gran parte di responsabilità (meriti o demeriti) sul fatto che potremmo dare di più, se solo ne avessimo le possibilità di portare ai massimi livelli la nostra espressività. Così Riccardo Ceres ha già sbalordito abbastanza, pur avendo esperienze umane e artistiche che potremmo considerare limitate (tra Caserta, Napoli e Roma) se guardiamo a quanto è grande il mondo sociale e musicale. Sarebbe stato già a 20 anni ciò che è costretto ad essere oggi a 40 … se solo avesse avuto la possibilità di frequentare ambienti ed artisti a lui più affini e congeniali, al top dell’arte, e in ambienti dove si vive solo di musica elevata ed assoluta … certamente fuori da un Italia che tollera ed ostacola gli artisti, quando non li massacra. A valorizzarli non se ne parla nemmeno. Come per tanti altri talenti. L’Italia (ed il Sud in particolare) non è paese per autentici artisti e visionari della vita e di prospettive future. Il cosiddetto “merito” è un miraggio in gran parte del Sud e dell’intera Repubblica Italiana.

Ancora di più delle precedenti tre raccolte, le dieci canzoni di questo suo quarto Album “Spaghetti Southern” sono la dimostrazione pratica (a mio modesto parere) di come e quanto Riccardo tenda le corde della sua chitarra e del suo animo al massimo possibile in questo nostro ambiente dove pure chi ascolta (e giudica) non ha avuto la possibilità di affinare orecchio e vita. Caro Tito, non scrivo questa lettera da “critico musicale” poiché non lo sono e nemmeno da amico e grande fan di Riccardo perché non lo voglio e non lo devo compiacere. Scrivo queste pagine, abituato come sono a leggere dentro le note e dentro la persona che le ha emesse, confortato pure dall’essere io stesso visionario cacciatore di parole audaci e permanentemente sintonizzato con i suoni (specialmente quelli che è difficile percepire se non hai una mistica vibrante).

Si potrebbe e si dovrebbe approfondire e completare tale discorso, non solo per Riccardo Ceres ma pure per i tanti spiriti eletti che da una parte hanno avuto il dono del “sublime” mentre dall’altra faticano (ma sempre con tenacia ed efficacia) a conquistare dimensioni insolite e fin troppo eccelse. Sono personalità che vogliono vivere al massimo possibile, pur sfidando le leggi di gravità imposte da un ambiente non sempre esaltante (se non per gli affetti familiari ed amicali, oltre cui il deserto è pressoché totale). Tuttavia, la sua generazione sta lottando bene, nonostante venga impedita e torturata da una cattiva e caotica globalizzazione la quale (a parte taluni vantaggi apparenti, ludici e non sostanziali) ha bisogno di riequilibrio. E la musica di Riccardo ha in sé questo valore urgente e necessario del “riequilibrio” semantico ed emotivo, lungimirante quanto destinato ad una maggiore e migliore perfezione stilistica ed evocativa.

L’ESTASI MISTICA

riccardo-ceres-foto-2014A confermare questa mia percezione di “mistica musicale” (che ha a che fare con il sacro, quasi religioso e rituale della musica) è lo stesso Ceres il quale ha affermato, completando il pensiero di questo suo commentatore che dice: “”(Ceres) nel 2012 con l’Album “E il mondo non c’è più” si è avvicinato a un obiettivo che finalmente ha raggiunto con “Spaghetti Southern” … un incontro tra motivazioni artistiche e individuali, storiche e private, dieci canzoni attorno alla misteriosa linea-guida del blues. Il blues è una scelta, ma anche un percorso inevitabile per Ceres, che sente, pensa, scrive e vive questa musica come una confessione, un rituale””.

Infatti, Riccardo completa con la seguente chiosa: “”Credo che il blues sia la migliore colonna sonora per raccontare se stessi. Sono “solo” tre accordi, quelli indispensabili da raccontare e per raccontare. In varie forme lo si trova in tutti i sud del mondo. Per me è una sorta di cerimoniale religioso. In tutte le culture del sud del mondo le religioni più ortodosse sono costellate di riti pagani. Soprattutto nelle zone rurali la musica di queste cerimonie è composta dallo stesso giro armonico che si ripete ancora e ancora, fino allo sfinimento. Per raggiungere l’estasi mistica, per sentire e vedere quello che non si riesce a sentire e vedere nella vita reale. Per respirare a ritmo del respiro del mondo””.

L’ASCETISMO MUSICALE

Ho notato (già fin da primo Album) che Riccardo Ceres ha una tendenza musicale all’ascetismo. Egli è personalmente dotato di forte e profonda spiritualità (che gli ho percepito fin da bambino), pure perché non riusciva mai ad essere banale, bensì sempre più maturo dei suoi anni e con un volto sempre illuminato da un sorriso come preso da un universo a noi impercettibile. Il misticismo e l’ascetismo sono doti naturali che non è facile spiegare, poiché possono dipendere da tantissimi fattori e da presenze che, spesso, si assorbono fin dall’infanzia. La ricca letteratura mediterranea (e non solo) della mistica e dell’ascetismo dimostra che questa essenza del proprio animo riflette una natura elevata della persona fin dalla nascita.

Quanto a Riccardo Ceres, la sua musica è quasi sempre tendente alla soavità mistica e alla profondità ascetica … specialmente se pensiamo di sostituire la sua voce con vari strumenti solisti (a seconda del caso) ovviamente supportati dal suo peculiare arrangiamento. E tale musica sembra non appartenere alla nostra contemporaneità, ma ad un’elegia perenne che lega l’Umanità fin dalle sue origini. Sotto questo aspetto, la musica di Riccardo è universale, per certi versi “epica” nelle sonorità e nelle concettualità.

permesso-di-soggiorno-la-locandina-del-film-2016Già nella “Lettera a Tito n. 21” del 18 febbraio 2013 sostenevo, evidenziando la genialità compositiva e di ispirazione, che la musica di Riccardo fosse “sapiente” e con tutti i colori e le sfumature dell’arcobaleno. E non era soltanto una sensazione ciò che adesso è sempre più realtà. Un vero artista come Ceres prende le note direttamente dal firmamento, quel firmamento che – i più grandi scienziati ed astronomi hanno affermato – è scritto in musica e matematica. E musica e matematica sono i linguaggi più universali che si completano a vicenda. E Riccardo Ceres vuole “respirare a ritmo del respiro del mondo” (come ha affermato) e quindi dell’universo, tra sacro e mistero, tra sublime e immortalità.

LA POETICA E LA FILOSOFIA

Caro Tito, indipendente dalla musica, Riccardo Ceres ha dimostrato (con i suoi testi letterari coniugati con le sonorità e le espressività canore) di essere un grande poeta. E, si sa, i più grandi poeti (fin dall’antichità) erano anche musici e, quindi, “cantautori” né più né meno come taluni nostri artisti. Il cosiddetto “cantautorato” è sempre esistito, pure perché la bella poesia, quella più sentita ed accorata, ci fa cantare. E’ stato detto e scritto che Riccardo Ceres è un “menestrello”. Oggi tale termine può sminuire un vero artista, specialmente quello che non si sente di appartenere ad alcuna “corte”, poiché il menestrello lo si associa, storicamente, ad un cortigiano chiamato per allietare il proprio padrone e i suoi ospiti. Riccardo (come si accorgerà chi lo vorrà conoscere attraverso le sue Opere) è fuori dal comune, ha una propria personalità umana e artistica e va, quindi, ben oltre i “luoghi comuni” e le situazioni atte a compiacere il proprio pubblico.

Infatti, oggi come ieri e come domani, il cantautore medio-normale cerca di strizzare l’occhio a chi lo ascolta, regalandogli fraseggi poetici e musicali adatti ad un gusto e ad un orecchio ormai standardizzato nella facile piacevolezza. Invece, Ceres espone in ogni suo disco i risultati delle sue ricerche musicali, poetiche e persino filosofiche. Perché sì, a livelli dove è arrivato e dove ancora arriverà il nostro “Riccardo nazionale”, si viaggia nell’iperuranio, là dove c’è quella materia primigenia e quell’essenza che nutre il nostro essere affinché la nostra vita sia sempre degna e migliore.

L’IPERURAIO DI CERES

riccardo-ceresDisco dopo disco, Album dopo Album, Opera dopo Opera … mi accorgo sempre di più che l’Arte di Riccardo Ceres è costantemente tesa ed elevata (appunto) a livello dell’Iperuraio di platonica memoria. E così Egli fa (consapevolmente o istintivamente per intima ricerca) una triplice operazione socio-culturale. Primo, racconta la propria quotidianità (e ci dà perciò un documento generazionale imperdibile). Secondo, èleva il discorso cercando di dare un senso a tale quotidianità umana (ed è l’invito implicito a chi lo ascolta di non accontentarsi del proprio vissuto ma di tendere verso l’infinito significativo). Terzo, crea l’osmosi necessaria tra il quotidiano vissuto con la nostra “terrestrità” e tra quell’iperuranio dove vibra l’eterno e il miglioramento ad oltranza di noi stessi (ovvero l’interscambio tra l’essere e il dover essere).

LA PEDAGOGIA SOCIALE

Cari Tito, sai bene che ogni nostra azione, specialmente nel dare l’esempio quando siamo in mezzo agli altri, ci porta a vestire (nolenti o volenti) i panni dell’educatore (in male e in bene). Per un cantautore che, come Riccardo Ceres, usa stare in mezzo a tante gente (con i concerti, con l’audizione anche personale e riservata delle sue proposte, ecc.), dare l’esempio è una responsabilità in più verso sé stesso e verso gli altri, in particolare verso i giovanissimi in stato di formazione sentimentale, mentale e comportamentale. Mi pare di aver capito che Egli senta questa responsabilità pedagogica-sociale. Pure per questo, con il linguaggio poetico-musicale adottato, Ceres dimostra di essere vicino alle generazioni del suo ascolto con una sana pedagogia sociale, sentimentale e valoriale. Riccardo è una persona che nel suo DNA è uno che tende ad andare sempre “oltre” come si addice ad un vero ricercatore artistico e ad un vero esploratore esistenziale. Egli va “oltre” e chi lo ascolta capisce che c’è in lui una tendenza permanente a dare di più. Addirittura pare che voglia distribuire a ciascun suo ascoltatore un po’ di quell’amore che la vera poesia e la vera musica gli hanno regalato.

La generosità gli è naturale e spontanea nel dare al suo “prossimo” (inteso come ascoltatore, come destinatario del suo lavoro di ricerca e di elevazione) i risultati delle sue conquiste. Nulla vuole tenere per sé. Egli appartiene a tutti. Infatti, quando gli ho chiesto l’autorizzazione a pubblicare (alla fine di questa “Lettera”) i dieci testi letterari di “Spaghetti Southern” Egli mi ha risposto candidamente e con ovvietà: “I miei testi appartengono a tutti”. E così la sua musica. Ciò la dice lunga sulla sua elevata filosofia di vita.

MUSICA ETICA

riccardo-ceres_foto-paola-salvetti_3Tale suo atteggiamento di “generosità a prescindere” mi conferma quanto di etico ci sia nella vita di Riccardo Ceres. E una vita profondamente ed interamente “etica” non può che produrre un’Arte etica. Quindi, una poetica etica, una musica etica … cioè libera e dedicata a tutti. E come se i “diritti d’autore” fossero concepiti soltanto come un semplice “rimborso spese” … ma il cuore di Riccardo non rivendica diritti, nemmeno da chi ama più intimamente o, come il pubblico, più universalmente. Il cuore si dona e basta! L’arte di dona e basta!

IN “7 – CORRIERE DELLA SERA”

La nota rivista “7” (diretta da Beppe Severgnini, pluripremiato giornalista e scrittore, nato a Crema il 26 dicembre 1956) è il prestigioso settimanale del Corriere della Sera (il più diffuso e tra i più antichi quotidiani italiani). Così ha evidenziato giovedì 08 novembre 2018 alla pagina di “Musiche e Spettacoli” a firma di Antonio Castaldo: “” SPAGHETTI SOUTHERN – di Riccardo Ceres – Edizioni Soundfly su CD e Spotify. Musica d’autore declinata con sonorità originali, e un gusto particolare per il racconto. “Spaghetti Southern” è l’ultimo album di Riccardo Ceres, musicista e compositore, autore di colonne sonore per il cinema, con altre due produzioni importanti al suo attivo. Le canzoni raccolte nel disco attingono alla grande tradizioni americana, e sembrano echeggiare gli immortali pezzi di Fred Buscaglione e Paolo Conte. Tuttavia Ceres cerca una propria strada espressiva e un modo tutto personale per far sentire la propria voce””.

PERCHE’ “SPAGHETTI SOUTHERN”

spaghetti_hidalgo-ceresI perché di questo titolo al suo quarto Album ce li dice lo stesso Riccardo Ceres: “”Se i film sono degli “spaghetti western”, il mio disco è uno “spaghetti southern” e racconta del mio sud e forse anche del vostro, poiché il sud è di tutti. Sud del cuore, sud del basilico e dei pomodori, degli stereotipati luoghi comuni, del mare infinito, dello stringere i denti. Il sud del volersi bene, delle donne necessarie e del darsi una mano. Tutte queste cose a mio modo di vedere sono l’Italia migliore, quella che si vede nel momento dell’estrema difficoltà, quella ad un passo dal punto di non ritorno. Qui al sud tutto questo è quotidianità, perciò consiglierei a tutti di partire dal sud, anche perché partendo dal basso non si può fare altro che salire in alto””.

Non a caso, il sottotitolo di “Spaghetti Southern” è “Non si capisce l’Italia se non la si guarda da sud” (per come ben evidenziato al centro della seconda pagina di copertina del suo Album). Così, leggendo questa frase, mi è venuto in mente ”A sud delle cose” il titolo di un bel libro di poesie pubblicato a Roma nel 2006 dall’amico professore Pasqualino Bongiovanni (nato nel 1971 a Lamezia Terme – Catanzaro), libro poi tradotto in spagnolo e inglese (www.pasqualinobongiovanni.it). Ceres e Bongiovanni, con le loro Opere, sembrano dire, concordemente, che è necessario andare al sud più sud delle cose per capire meglio la Vita, la Storia e, ovviamente, la musica e l’animo umano.

Continua Riccardo Ceres sul Sud: “”Il sud è la nuova terra di frontiera, troppo spesso trascurato, deriso e lasciato a se stesso. In balia di bande organizzate che ne fanno quello che vogliono, con diligenza. Non è mai troppo tardi per cambiare le cose, bisogna cominciare a farsi giustizia personalmente ed armarsi sempre di più: di cultura, passione e tolleranza””.

Non lo dice apertamente, ma questo suo insistere sul Sud dà la netta sensazione che si riferisca anche a tutti i Sud del mondo, pure a quelli dei migranti che bussano alle porte dei paesi ritenuti evoluti, civili e ricchi di soldi ma, spesso, non certo dotati di cuore e di quella “tolleranza” appena pronunciata da Riccardo. Il quale, forse non a caso, ha scritto le musiche dell’emblematico film “Permesso di soggiorno” sulla difficile integrazione dei migranti in Europa. Così dimostra di aver maturato, nei suoi 40 anni di età, assieme alla musica, pure quei temi intergenerazionali tipici del Sud che vive e annota quotidianamente, specialmente in Caserta e dintorni.

TEMI E VALORI INTERGENERAZIONALI

Il tema del nostro “Sud” è assai e potentemente “intergenerazionale”. E’ appartenuto ai meridionalisti del 19° secolo (specie dopo la discussa Unità d’Italia, con la nascita della Questione Meridionale), così come è stato (bene o male) interpretato e concretizzato da politici e studiosi del 20° secolo. In entrambi i casi è stato, comunque, un tema grandemente testimoniato e sofferto soprattutto dalle classi umili e popolari, contadine, operaie, artigiane e persino intellettuali che in gran parte hanno varcato oceani e frontiere altrui, con le bibliche migrazioni che hanno spopolato in particolare il Sud e altre periferie pure del Centro-Nord. Un “Sud” italiano e mediterraneo che in questo nostro 21° secolo rischia di scomparire addirittura dai radar dei governi e persino delle nuove generazioni (sagomate e risucchiate da ben altre situazioni e dalle culture globali dominanti). Fa bene, perciò, Riccardo Ceres a metterlo al centro della attenzione sua e del pro-memoria degli altri che potrebbero rischiare di dimenticarsene con tutto ciò che ne consegue. E’ un altro merito di questo Album “Spaghetti Southern”. Un merito tutto personale che gli fa onore.

STAFFETTA INTERGENERAZIONALE

Caro Tito, ho iniziato la “Lettera n. 21” del 18 febbraio 2013 (dedicata proprio a Riccardo Ceres) con questa frase che ben si attaglia (quasi profeticamente) al nostro giovane amico. Così, dunque, scrivevo: “”Ho concluso la precedente lettera n. 18 con un riferimento alle nuove generazioni che dovrebbero innamorarsi di temi e valori che la nostra generazione sta portando avanti con convinzione ma pure come continuità delle lotte e delle conquiste delle generazioni a noi precedenti. Adesso penso sia giunto il momento di evidenziare il casertano Riccardo Ceres, un validissimo elemento delle nuova generazione di musicisti italiani (categoria compositori e cantautori) …”””.

Con questo quarto Album “Spaghetti Southern” Ceres veste e fa suoi molti dei temi e dei valori appartenuti alla staffetta generazionale più antica ma anche alle ultime generazioni che al Sud (e al Sud dei Sud) hanno dedicato e dedicano buona parte della loro vita e delle loro lotte di giustizia e dignità sociale. Un Sud che, a fronte di tante sofferenze e afflizioni provenienti principalmente dall’esterno, trova la propria compensazione esistenziale nei valori essenziali e continui dell’Umanità, a dispetto delle sempre arroganti classi egemoni o dominanti di turno. Uno dei modi per meglio sopravvivere e significare è proprio quello della musica più ancestrale ed universale, a dispetto di quella imposta dal mercato di turno.

Così, possiamo ben dire che tutta la musica di Ceres, in particolare “Spaghetti Southern” (a cominciare da questo titolo), arricchisce il Sud dolosamente penalizzato da popoli più giovani e irriverenti ma, nonostante ciò, resta sempre capace di espressioni che non si possono avere o inventare se non si ha un saldo e indistruttibile retroterra valoriale di millenni.

LA DEDICA E IL GRAZIE

Caro Tito, sai bene come e quanto tenga in conto la “riconoscenza”. Quindi ho apprezzato molto che Riccardo Ceres abbia ringraziato, a motivo di questo suo Album, persone ed elementi per lui particolarmente significanti come: la notte, il sud, il mare, le Peroni da 66cl, mia madre, le scatolette di fagioli, l’alopecia universale, Marseille, Toinou, Santa Maria Capua Vetere, Pasquale Ziccardi, Carlo di Gennaro, Michele Signore, Simone Lino, Ciro Staro, Andrea Russo, Luca Mastroianni, Diego Manduri. Un ringraziamento speciale a Bruno Savino e Giuseppe Polito.

LA FOTO DI COPERTINA

Assai eloquente ed originale mi sembra la foto di copertina dell’Album “Spaghetti Southern”. Una forchetta che arrotola una corda di chitarra, similmente ad uno spaghetto. Che la musica sia un cibo per l’anima è del tutto scontato nella rappresentazione grafica e simbolica di questa copertina, realizzata da Andrea Klainguti. Tuttavia la forchetta e la corda-cibo di chitarra è il simbolo di tutti quei popoli che si nutrono di musica per mantenersi coerenti alla propria natura vocazionale, nonostante vengano disgregati dai popoli dominanti, i quali solitamente sono invidiosi dell’eccellente anima musicale dei popoli sottomessi. E’ risaputo che la musica sia la prevalente anima dei popoli, specialmente di quelli più sofferenti. Riccardo Ceres fa la sua parte per ribadirlo, con affetto e devozione. Cosicché il suo modo di fare musica è una delicata carezza non soltanto al nostro Sud (e al Sud dei Sud) ma a tutto il mondo, persino a quello che ci prevarica.

GLI ARTISTI

Pure per capire meglio l’origine delle sonorità presenti nei dieci brani dell’Album (durata complessiva 44 minuti), evidenzio gli artisti che hanno collaborato alla migliore riuscita di “Spaghetti Southern” (a parte il titolare dell’Opera, Riccardo Ceres, che canta e suona chitarre, banjo, armonica, bendir, Elektra piano): Fabio Tommasone (Rhodes piano, Hammond), Raffaele Natale (batteria), Vincenzo Lamagna (contrabasso), Ciro Ricciardi (tromba, flicorno), Andrea Russo (fisarmonica), Artan Tauzi (violoncello), Rebecca Dos Santos (percussioni). L’Album è stato prodotto da Bruno Savino per Soundfly ed è stato registrato e mixato da Giuseppe Polito presso Kammermuzak Studio, Starlight Studio, One Beard Studio (tutti di Napoli).

RIFERIMENTI WEB

www.riccardoceres.it * www.facebook.com/riccardocereslive * www.soundfly.it * www.synpress44.com * spaghetti.booking@gmail.com

DISCOGRAFIA

EP: I figli della signora 44 (debutto 1999) Album: 1- Puro Stile Italiano (2001), 2 – James Kunisada Carpante (2009), 3 – E il mondo non c’è più (2012), 4 – “Spaghetti Southern” (2018).

Molti critici musicali hanno scritto di Riccardo Ceres, specialmente quando ha effettuato il tour italiano “Se non si parte non si riparte” (2012-2013) con ben 73 date in tutta Italia, da nord a sud, da est ad ovest.

FILM PER I QUALI HA SCRITTO LE COLONNE SONORE

mozzarella-stories-1Riccardo Ceres ha firmato le colonne sonore dei seguenti film: “Quanta donna vuoi” (di Edoardo de Angelis – 2004 – 8’ 17” – pluripremiato), “La merendina tropicale” (di Edoardo De Angelis – 2005 – pluripremiato), “Mistero e passione di Gino Pacino” (di Edoardo De Angelis – 2006 – 24m), “Mozzarella Stories” (di Edoardo de Angelis – 2010 – 1h 43m – pluripremiato – con Luca Zingaretti, Luisa Ranieri, Marina Suma, Giovanni Esposito, Massimiliano Gallo, Aida Turturro), “Come prima, più di prima mi amerò” (di Alessandro Capitani – 2011 – 50m), “Perez” (di Edoardo De Angelis – 2014 – 1 h 34m – pluripremiato – con Luca Zingaretti, Massimiliano Gallo, Simona Tabasco, Marco D’Amore, Ivan Castiglione), “Permesso di soggiorno” (di Mohammed Hammoussi – 2016).

PRINCIPALI PREMI – RICONOSCIMENTI – PIAZZAMENTI

1- Premio internazionale “Efebo d’oro”, 2005 per il corto “La merendina tropicale”.

2- Premio internazionale “Non solo Barocco”, 2007, per il corto “Mistero e passione di Gino Pacino”.

3- Premio della Giuria al Kunstendorf Festival 2008 – Serbia – per il corto “Mistero e passione ….”

4- Vincitore del “Rock Contest” di Radio Popolare – Firenze, 2008.

5- Fasi finali del Premio Tenco – Sanremo, 2009.

6- Candidatura al “Globo d’oro” per la migliore colonna sonora per il film “Perez” (2014).

SANTA MUERTE

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Consentimi, prima di concludere, di evidenziarti il testo letterario e musicale della canzone n. 7 dell’Album, dedicati alla “Santa Muerte”. Diciamo che è l’esecuzione più accattivante e orecchiabile di tutta questa quarta raccolta. Secondo me, tale canzone potrebbe avere un successo addirittura internazionale ed essere “venerata” nel Messico e in altri Paesi dell’America Latina, dove è presente il culto della “Santa Muerte”. Ne avevo sentito parlare nel lontano 1988 (giusto 30 anni fa) quando ho ideato e promosso l’Istituto di Tanatologia (studiare la morte per amare di più la vita), dopo aver ideato e promosso l’EWA (Erotology World Association) per completare la visione umanistica, classica e anche leopardiana di “Amore e Morte” le dimensioni più attinenti alla natura di tutti indistintamente gli esseri viventi.

Non mi voglio dilungare a descriverti la “Santa Muerte” (pure per non appesantire questa lettera), perciò ti rimando alla tua discrezionale voglia di approfondire il tema, ricercando su internet. Ti assicuro, però, che ne troverai giovamento almeno culturale. A Riccardo Ceres va il merito di aver fatto “vera cultura” internazionale evidenziando, anche musicalmente, un tema ed una figura etnografica di grande rilievo.

MUSICAFORUM – MUSICA D’ASSAI

Per parafrasare Riccardo quando dice che “Spaghetti Southern” deriva da “Spaghetti Western” … ho pensato che la sua possa essere ben considerata “Musica d’assai” come lo sono i famosi “film d’assai” (cioè film colti, sperimentali e d’arte). Quindi al “Cinema d’assai” potrebbe corrispondere la “Musica d’assai” e al “Cineforum” (dove si proiettano e si discutono i film d’assai) potrebbe corrispondere il “Musicaforum” (dove si esegue e si discute musica d’assai).

CONCLUSIONE

In conclusione Riccardo Ceres afferma: “… e comunque i curriculum non servono a niente. Se dico che so fare il pane, invitatemi a fare il pace, poi ne parliamo”.

LETTURE PARALLELE

Caro Tito, appena ho pensato di scriverti questa “Lettera n. 228”, avrei voluto evidenziare le frasi e i sapienti abbinamenti di parole che più mi hanno colpito, ascoltando i dieci brani di “Spaghetti Southern”. Poi ho ritenuto meglio (avendone avuta la gentile autorizzazione dallo stesso Riccardo Ceres) di riportare (come “Letture parallele”) i testi completi delle dieci canzoni presenti in questo suo quarto Album. Ognuno potrà toccare con gli occhi e l’anima non soltanto le immagini (spesso ardite) elargite da questo geniale Autore, ma percepirne pure la filosofia di vita e di mondo, a partire da una possibile autobiografia.

UN LIBRO CON I TESTI LETTERARI

Nutro un’altra speranza … che Riccardo Ceres voglia raccogliere tutti i suoi testi letterari dei 4 Album finora realizzati e pubblicarli in un apposito libro web oppure diffuso e stampato da Amazon. Inoltre, magari voglia e possa inserire in questo stesso libro (o pubblicarli a parte) pure gli spartiti delle sue musiche!… Intanto godiamoci e deliziamoci con i dieci testi di questo Album. Troveremo degli abbinamenti e delle immagini veramente suggestive ed elevate.

SALUTISSIMI

riccardo-ceres_foto-paola-salvetti-sigarettaNella mail di lunedì 19 novembre 2018 ore 12,44 con cui mi ha dato l’O.K. alla pubblicazione di questa Lettera n. 228, Riccardo Ceres mi ha scritto “Ti ringrazio della cura, dell’amore e della professionalità che hai profuso in queste parole, sicuramente sentite”. Eh sì, caro Riccardo, se non le sento non scrivo parole e, di conseguenza, non faccio gesti o fatti. In questo sono assai rigoroso, coerente e intransigente, come lo sei tu per la tua arte musicale. Buona Musica, Riccardo, e Buona Wita!

Con te, caro Tito, l’appuntamento è per la Lettera n. 229. Grazie e cordialità!

Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it) 


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