Stravolgimento della costituzione


 Una premessa sulla guerra. È palese che tutti, e quando dico tutti intendo tutti, stanno lasciando le briglie sul collo allo Stato d’Israele, sperando, credo, che la distruzione di Gaza risolva… no, elimini il problema. Gli USA fingono di dare buoni consigli, e intanto riforniscono Tel Aviv di armi e soldi; gli islamici protestano non più di tanto; l’ONU ha fatto la sua sparata, ed è uscito dai trafiletti dei giornali; l’Europa (dis)Unita… ahahahah. Gli osservatori di politica, tra cui chi scrive, scriviamo per dovere, consci che non ci possiamo fare niente.

 Parliamo allora di cose su cui possiamo incidere. La segretaria del PD ha detto una cosa che corrisponde al vero: la proposta istituzionale del governo Meloni è uno “stravolgimento della costituzione”; ha detto una cosa vera, anche se dubito se ne accorga.

 Insegna il Vico che “natura delle cose è il loro nascimento”. La carta poi entrata in vigore venne eleborata da un’assemblea eletta, il 2 giugno 1946, secondo modalità rigorosamente partitocratiche, cioè con liste di partiti e solo con liste di patiti; e nemmeno un costituente escluso. Partiti, aggiungo, che in massima parte consistevano in un segretario e quattro suoi amici: offro un caffè a chi si ricorda di PSDI, PLI, PRI eccetera.

 L’assemblea partitocratica elaborò (beh, votò!) una carta partitocratica, con netta prevalenza del parlamento, per altro diviso in due camere praticamente uguali. Il parlamento, che doveva essere legislativo, condizionò l’esecutivo.

 Ma siccome il parlamento era fatto di partiti, a decidere, sia le leggi sia l’esecutivo, erano i dirigenti dei partiti, e spesso di origine dubbia: basti pensare ai “signori delle tessere” della DC; e al “centralismo democratico” del PCI. E anche sugli altri meccanismi interni dei partiti posso affacciare qualche riserva. Vi dico però che l’unico partito che vietava ogni delega era il MSI: o presenti, o a casa. Nella DC, arrivava un tizio con in tasca decine di migliaia di deleghe (ahahahahah!), e votava lui per tutti gli ignoti.

 Da ciò spuntarono i 68 governi, tra cui quelli “balneari”. Poi, una triste mattina, ecco i governi tecnici a colpi di “ce lo chiede l’Europa”. E tutto fu sempre legale, tutto secondo la costituzione del 1948.

 Aggiungiamo che il potere giudiziario è diventato spesso autolegislativo, e con scarsissimo controllo; e a sua volta sframmentato in correnti.

 Ben venga dunque lo STRAVOLGIMENTO. Del resto, la carta del 1948 è già stata modificata di diritto nel 2001, nel 2005-6, nel 2012, nel 2014-16, nel 2019-20, nel 2021 e nel 2022, e non ricordo di aver visto mai piangere nessuno in queste occasioni! Nessuno piangerà, se passano le riforme della Meloni. Sui particolari, possiamo discutere.

 Per quanto mi riguarda, nel mio piccolo, io propongo, e da molto, che la rappresentanza nazionale non sia solo partitica, ma anche corporativa, cioè dei corpi intermedi e naturali del lavoro, dell’economia, della cultura, delle strutture sociali… E se ci devono essere partiti, allora si applichi, alla lettera, la regola democratica (art. 49). Sai le sorprese…

 Di riforme, comunque, abbiamo urgenza: facciamole. Gli spaventati del nuovo, o neofobici che dir di voglia, affaccino, se mai, sensate obiezioni; a patto che non sia una scusa per rinviare ad altri decenni di governicchi precari.

Ulderico Nisticò