Sarà un atto dovuto, ma esprimo, nella veste di presidente onorario del Comitato per la Trasversale, la mia compiaciuta sorpresa perché finalmente c’è anche Soverato, a parlare della strada. Finora, per restare ai tempi recenti, e anche quando il Comitato ha strappato a forza il tratto Gagliato – Serra, non avevamo mai sentito un fiato o una telefonata o visto qualcuno, e nonostante le continue insistenze, e pubbliche e mie personali su Alecci I, Alecci II, Alecci III. Apprendo con piacere che Vacca e il Consiglio si fanno vivi.
Per meglio dare loro il benvenuto tra noi, riassumo qui la questione:
– Nel 1968 (io ero al Liceo, e quindi nemmeno ancora sessantottino) si annunziò la Trasversale, pomposamente chiamata Superstrada.
– Trascorsero lunghi decenni, e, verso il 1994 (governo Berlusconi I) si sentì la parola “cantierabile”, ma si cantierarono appena un paio di chilometri.
– Verso il 1997 (governo D’Alema) Soriero s’inventò lo svincolo di Argusto di una strada inesistente: ovvero, buttare giù soldi dal burrone.
– Verso il 2015 (come passa il tempo!) apriamo la Gagliato – Chiaravalle, e da lì alle Serre.
– Nel 2022 (io sono nonno!) aspettiamo invano il tratto Gagliato – Laganosa – 106; e per quest’anno non si vedranno certo dei lavori.
– Confidiamo nel 2023?
– Versa nell’eterno dubbio il versante Monte Cucco – Tirreno.
– Silenzio totale di deputati, senatori, ministri, consiglieri eccetera.
Intanto, se non bastasse l’incapacità dei politici, dilaga il più vecchio vizio della Calabria: la svincolomania, ovvero l’esigenza di un svincolo sotto casa della cugina.
E invece sarebbe ora che l’intera Valle dell’Ancinale, superando concetti anacronistici come i confini comunali (sono del 1807 o 1811, spacciati per medioevali o magnogreci!), capisca che la Trasversale è la via unica e sola per la sola e unica attività che ci rimane: il turismo.
Turismo vero e serio, non balneazione di 15 gg o ragazzini del sabato notte; e turismo che stimoli, anzi resusciti le attività agricole e artigianali oggi in catalessi: quindi, il lavoro produttivo; e con le varianti del turismo religioso e culturale ed esperienziale e di riposo. A questo serve la strada.
E più se ne parla, più tardi vedremo all’opera ingegneri e geometri e operai e mezzi. Ci sono i progetti? Cambiamo i progetti? Ragazzi, sono quattromila anni che la Calabria campa e muore di progetti (i dotti li chiamano utopie, e non mi fate fare nomi di antichi e viventi!): ma io non ho mai visto automobili viaggiare sui fogli di carta. E tanto meno se i fogli dobbiamo cambiarli ogni due minuti.
Ulderico Nisticò