Tre briganti e tre somari


Ricordate il capolavoro di Domenico Modugno scritto per la commedia “Rinaldo in campo” e che faceva “siamo rimasti in tre, tre briganti e tre somari, solo tre”? Quella canzone voleva ricordare ai tre disperati che la cantavano sul palco che c’erano tante cose da fare e tutte complicate, ma che, purtroppo, per farle tutte servivano più persone e loro erano “solo tre, tre briganti e tre somari”. E questi tempi, dove la terra di Calabria è assurta agli onori della cronaca per via del caso Riace, me l’hanno fatta tornare in mente, facendomela canticchiare ad ogni piè sospinto. Quasi a volerci ricordare pedissequamente che forse i briganti e i somari nella vicenda Riace sono molti più di tre, la metafora attuale della canzone ci impone di spolpare per bene quelli che sono i veri tre briganti e tre somari: Salvini, Saviano e Lucano. Cominciamo dal primo.

Matteo, ma dico io! Quasi la gente si stava convincendo che non centravi niente con l’affaire Lucano, e tu che fai? Emani un’ordinanza che costringe alla diaspora forzata i pochi migranti di un paesino della Calabria. Nemmeno fossero vacche da disperdere, un po’ come voleva fare il Maggiore con quelle dei mormoni nel film “lo chiamavano Trinità”. Che tu non fossi una cima, lo dimostrano le società di scommesse che non accettano puntate sulla tua intelligenza, ma accanirsi con virulenta disumanità verso ladri di polli quando a poche decine di km da Riace c’è la comunità di San Ferdinando a Rosarno, vuol dire allora che probabilmente è vero che hai qualche interesse a voler essere accomodante con la malavita, quella che i migranti li sfrutta e li uccide. Un po’ come il bullo che se la prende con i più piccoli perché sennò le busca.

E tu, Roberto, che vivi di rendita dopo aver denunciato i tuoi compaesani camorristi, che piangi la libertà perduta e vivi in un attico di Manhattan, che fai soldi a palate con libretti da bancarella e con incentivi statali che pagano la tua protezione, tu che sguaini la spada della giustizia a favore di Lucano e alimenti odio e violenza verso coloro che non la pensano come te. Roberto, da un grande potere derivano grandi responsabilità, e se tu, nostro malgrado, hai avuto questa inspiegabile visibilità, sei diventato punto di riferimento per tanti, forse troppi, giovani che, usando le scorciatoie del cervello, magari bruciano fantocci nelle piazze. E per fortuna solo quello. Per adesso. Non sei così diverso dal Ministro della Malavita, come lo chiami tu, perché entrambi vivete di presenza scenica con l’esigenza di non far mai chiudere il sipario e tutto questo lo alimentate con le vostre esternazioni di facciata più utili ad attirare l’opinione pubblica dalla vostra parte che a convincere voi stessi che state facendo la cosa giusta. E per fortuna c’è chi, come me, non si lascia abbindolare.

E poi ci sei tu, Mimmo. Il vero brigante di tutta questa grande storia. Rubagalline, rubatacchini e nemmeno una mandria di cavalli. E sì che sei calabrese e dovresti saper bene come fare ad infrangere la legge passando per uomo pulito, magari facendosi eleggere in qualche ente più rappresentativo di un semplice comune. Ho seguito la tua storia fin da prima che ti arrestassero. Poi ho letto le intercettazioni e le telefonate con personaggioni politici di alto profilo. L’ultima con la Boldrini mi ha fatto rabbrividire; gli dici che non puoi occuparti anche della rendicontazione perché il tuo scopo e salvare persone. Tu che sei un Sindaco, un amministratore, non devi occuparti di rendicontazione? che anche un prete deve far quadrare i conti nella sua parrocchia, pur avendo come unica missione quella di occuparsi delle anime, e tu mi vieni a dire che non puoi occuparti di rendicontazione. Se stai puntando alla santità, tanto di cappello. E’ così che si fa. Si soffre, si muore, si resuscita e poi la tua comunità piano piano ti innalzerà nella gloria eterna. Ma se così non è, benedetto figliolo, allora sei un pirla, più somaro che brigante.

Riascoltiamola, almeno per diletto, la canzone di Modugno. Canticchiamola sugli autobus e nelle pause dal lavoro, fischiamola mentre rifacciamo il letto o laviamo i piatti. Insomma, non perdiamoci il senso maestoso delle parole del cantautore pugliese perché è vero che forse “tre briganti e tre somari” non possono fare tutto, ma è pur vero che insieme riescono bene a fare tanto, troppo, inutile trambusto.

Gianni Ianni Palarchio (Blog)


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