Turismo, chiacchiere e numeri in Calabria


 I giornali riferiscono numeri miserelli a proposito del ponte dell’Immacolata e previsioni per Natale e Capodanno: la Calabria è quart’ultima tra le regioni d’Italia. Nessuna novità, è così da sempre.

 Quello che noi, riempiendoci la bocca, chiamiamo turismo, è in netta prevalenza se non del tutto balneazione. Balneazione, nemmeno seriamente turismo del mare. Vengono i bagnanti, si sistemano alla peggio e spesso in nero, si bagnano, e dopo una settimana se ne vanno. Vengono, non è che sono attratti e convinti a venire. Il 25 agosto, tutto chiude.

 È palese che manca la professionalità; e io sarei curioso di sapere quanti “operatori turistici” lo sono di mestiere, e non dilettanti agostarici. E chi non è operatore di professione, ha un consapevole interesse a che la balneazione duri, appunto, fino al 25 agosto.

 Torniamo all’inverno, in cui è ovvio che non si può dire alla gente di fare il bagno. E spero che nessuno si faccia gabbare da fotografie spiritose e goliardiche di nuotatori di novembre, un paio!

 Sappiamo che è precaria la situazione del turismo della neve, non solo perché la neve non sempre cade, ma per i guai degli impianti.

 Nessuno si è mai degnato di far sapere qualcosa del turismo termale e di salute. Lo stesso per il turismo religioso, che, nel caso migliore, è un pellegrinaggio di tre giorni.

 Turismo culturale? Sarebbe tipico del periodo invernale, e fa vivere non solo Firenze, Venezia, Roma, Napoli e la Campania, la Sicilia, la Puglia; ma tanti piccoli centri che non hanno nulla di più dei nostri, però quello che hanno lo sanno mostrare.

 Ho chiesto, e non mi risponde nessuno, se qualche famosissimo intellettualone lacrimoso a pagamento, qualche foraggiatissimo dotto ufficiale hanno fatto sapere alla Metsola, che è di Malta, della presenza a Malta di Mattia Preti, architetto e pittore e cavaliere. Io non ho sentito nulla a tale proposito.

 Del resto, qual è l’immagine della Calabria che noi stessi veicoliamo? Triste e grigia, e spesso grottesca; con film in pseudodialetto con sottotitoli in italiese scolastico; e antologia di calabri poveracci con maestra milanese belloccia.

 E chi è che si scomoda a vedere paesi abbandonati, e dove, per parlare con gli indigeni, avrebbe bisogno di un interprete come in Amazzonia?

 Che facciamo dei beni culturali, di cui la Calabria abbonda, e non solo quelli della remotissima Magna Grecia? Qualcuno ci prova – ricorderete i libri presentati a Reggio il 6, quorum pars magna fui – ma darei un euro per tutti i superlaureati di Soverato che hanno visto il Gagini; e non spenderei! Vero che ognuno si sta facendo un Gagini per conto suo. E qui mi fermo.

 E che mi dite di Altomonte, S. Severina, Gerace, Rossano, Taverna… e potrei continuare per ore.

 Poi è vero che ci sono pochi voli e treni veloci. Però se un forestiero è attratto da cose per cui vale la pena, ci va anche a piedi.

 Ci sarebbe dunque un lavoro di immagine della Calabria: ma a chi glielo vado a raccontare?

Ulderico Nisticò