Turismo dei dilettanti


 Un caso è un caso, due casi sono forse due casi, tre e quattro e cinque casi non sono casi ma una crisi di sistema. Non mi curo dunque di singoli episodi di presunta colpevolezza, che lascio a chi di competenza, ma vedo, sotto le notizie, un difetto di fondo del turismo soveratese, e calabrese in genere.

 Storia. Nel 1881 – attestano documenti ufficiali – c’era a Soverato “l’attività balneare”. In quel tempo lontano, una simile cosa si poteva dire solo di Taormina, Rimini, Venezia, Rapallo, Viareggio, Napoli, Sorrento. Verissimo, e non sono le solite fandonie dei meridionalisti della domenica. Attenti, però: sempre nei documenti ufficiali, l’attività balneare non viene considerata affatto come la principale, anzi nemmeno tra le cose importanti di Soverato del 1881, presentata come luogo di grandi commerci in entrata e in uscita; e artigianato di alto livello. Tra un lavoro e l’altro, le buone famiglie cittadine facevano i bagni. Quasi tutte provenienti da altrove ma imparentate con altre buone famiglie dell’interno, invitavano queste al mare; e alcune possedevano già casette per l’estate, come sappiamo di Saverio Amirante, padre di Carlo; e del letterato Fera.

 Ripeto: bagni di mare per svago; e continuò così fino agli anni 1960, quando Saso Sassi, romagnolo e reduce di guerra, professionista di turismo, creò il Campeggio dove oggi è la Villa comunale. Venivano aperti alberghi e ristoranti. Se ne ricordano a decine, poi chiusi e trasformati in condomini.

 Bene: ma intanto, in modo palesemente dilettantesco e senza alcun controllo, iniziò il fenomeno perverso dell’affittanza in nero. Qualcuno dava in fitto una stanza; altri persino l’intero appartamento di famiglia, e se ne andava altrove. Dagli anni 1980 il fenomeno ebbe il suo momento peggiore: la costruzione di casamenti per vendere seconde case; oppure affittare a mese, sempre, ovviamente, in nero.

 Fu così che a Soverato, Perla dello Ionio, si contano 300 posti letto in albergo, un numero ridicolo non solo nei confronti di Rimini, ma anche di Isola C. R.; e dilagano i cartelli AFFITTASI, sottinteso IN NERO.

 I bagnanti che cominciarono ad arrivare a Soverato che facevano? I bagni: ed erano tempi in cui anche l’ombrellone era avveniristico; e per salvagente si usavano gomme dismesse. Piano piano, verso gli anni 1980, nacquero i lidi: sempre meglio di prima, ma ancora roba per dilettanti.

 L’effetto del dilettantismo soveratese fu, ed è, la breve durata della stagione, se il gestore d’agosto, essendo dilettante, deve fare altro a settembre.

 Dove voglio arrivare? A far capire che i “casi” dell’estate 2023 ci devono servire da lezione, e non per il 2033, bensì per il 2024, e tutti, e dico tutti, devono seguire le regole:

– niente più fitti clandestini, ma solo attraverso agenzie; e con livelli decorosi di appartamenti e servizi;

– ristoranti e lidi, siano secondo legge;

– rumori notturni, vietati: ci sono modi di insonorizzazione;

– parcheggi a pagamento da via Colombo alla Galleria: niente di male, se la gente impara a camminare a piedi, anzi fa bene;

– multe a chi parcheggia a fantasia;

– multe a chi inquina con motorette scassate;

– infine, applicare il PIANO SPIAGGIA, di cui, finora, non si sa molto.

 Buon turismo da 2024, e basta con quello del 1950! Ovvero, 73 anni fa.

Ulderico Nisticò