Turismo dei Santi, in Calabria, niente?


 A Soverato, a parte alcuni coraggiosi, nessuno dei quali forestiero, che mettono foto sulla spiaggia, sappiamo bene che verso il 25 agosto “abbiamo finito le birre”: birre, mica champagne. A Soverato, Perla dello Ionio, il turismo è balneazione. Non mi dilungo, tanto lo sapete benissimo tutti. Veniamo alla Calabria.

 La tv c’informa che c’è gente a Tropea. A dire il vero, gli intervistati erano due gatti, ma facciamo finta. Tropea, e territorio da Pizzo a Nicotera, hanno due vantaggi: fama internazionale consolidata; organizzazione di tour operator stranieri che mandano gente, e anche in periodo non di mare.

 Non succede niente del genere in località pur interessanti come Sibari, Castelle, Soverato, Locride, Palmi, Tirreno Cosentino… Questi luoghi campano d’estate, poi, detto in generale, chiudono.

 E chiudono perché i più o meno operatori sono, con qualche eccezione, dei dilettanti, che non hanno interesse a prolungare l’attività, anzi l’interesse contrario.

 Dite voi: ma chi ha un lido, che può fare a dicembre? Ebbene, può convincersi che il turismo non è solo mare; ma ci sarebbero molte varianti: terza età, salute, terme, riposo…

…e cultura. E invece il turismo culturale ci manca, non perché manchi la cultura, ma perché è troppa e fuori posto. Ve lo immaginate, un gruppo di turisti in mano al calabro intellettuale depresso e lamentoso, e, peggio, politicamente corretto… e che se fosse a Verona ci terrebbe a far sapere che Giulietta era minorenne: una condizione anagrafica di cui la nobile ragazzina non si curava minimamente, e così Romeo, del resto minorenne anche lui. I turisti, invece di fotografare il balcone, se ne andrebbero a spasso altrove. Il balcone è un falso, ovvio; ma lo è anche a Rimini la camera da letto di Paolo e Francesca. Dante, per quanto dispiaciuto, li sbatte all’Inferno; e questa è una notizia che sfugge alla massima parte dei commentatori scolastici e non, esclusi i presenti.

 Che voglio dire? Che il turismo culturale non dev’essere pesante, noioso, erudito; dev’essere emozionante. Intanto si è fatta l’ora di pranzo, con quel che segue.

 Abbiamo cosa da mostrare, tipo Pietà del Gagini? Ne abbiamo, e tante; non concentrate in un piccolo denso quadrato come a Firenze, ma disseminate come a Napoli, il che è un problema pratico e che richiede organizzazione.

 Sì, ma io tutte queste belle cose a chi le vado a raccontare? E chi me ne chiede?

Ulderico Nisticò