Turismo: non di solo mare


 I numeri sono numeri, quelli reali, non quelli immaginari di un certo meridionalismo campato in aria. I numeri dicono che nel 2023 il turismo in Italia è fortemente cresciuto, con particolare riguardo alle presenze straniere. Ottima notizia, vero?

 Ottimissima per il Nord-Est, ottima per il Centro, dicono i numeri. Per il Sud? Leggiamo che la regione più visitata è la Campania. Ottima notizia per la Campania? Macché, ha avuto – udite udite – il 4%, quattro forestieri su cento! Il resto del Sud non è citato nemmeno.

 Vero che le statistiche si fanno, inevitabilmente, su dati ufficiali. Per esempio, a Soverato non risultano i forestieri degli appartamenti in nero e quelli che cercano il parcheggio gratis (è gratis, tranquilli: e giù inquinamento e motorini e fastidio a chi passeggia, e tutti certi di vendere se il tamarro parcheggia davanti!)… Se a Soverato e in Calabria contiamo solo alberghi e B&b, la percentuale scende a 0,0004%!

 Fatta questa avvelenata premessa, ribadiamo che non c’è paragone tra Nord-Est e Sud, e la Calabria manco esiste. Ora mi aspetto che il/la meridionalista Pincopalla starnazzi che il mare del Sud è più bello di quello del Nord-Est, ma non c’è niente al mondo di più soggettivo del concetto di bello, che, soprattutto nelle vacanze, è effetto di gusti e mode; e l’eventuale emozione di un panorama dura dieci minuti. Kant spiegherebbe che il giudizio estetico dev’essere teleologico, cioè funzionale; e, tradotto in termini turistici, se un forestiero guarda, per dieci minuti, l’acqua salata, e per altri venti magari – raramente – nuota, che fa, a Soverato e in Calabria, nelle altre 23 ore e mezza? Quanti, a Soverato, vanno a visitare la Pietà del Gagini? Quanti sanno, pure per pettegolezzo, che c’è un docufilm sul Gagini?

 Attenti che il già povero 4% della Campania si alimenta di Pompei e Caserta e Napoli e Amalfi, non certo delle spiagge.

 Il Meridione, e la Calabria in specie, sono fermi a “stessa spiaggia stesso mare”, canzonetta del 1963; e non sanno che se uno di Milano proprio vuole il mare, con quattro soldi se ne va alle Maldive, dove non si annoia; e continuano a credere che il turista sia lo scemo del villaggio che dimena le berze canticchiando “mi sono innamorato di Marina”, del 1959, e i Vitelloni del 1953.

 Oggi di Marina e della spiaggia sono tutti se non stufi, ampiamente soddisfatti dopo una settimana scarsa; e, chi può, abbandona ombrelloni e secchielli, e cercherebbe qualsiasi alternativa: montagna, agriturismo, borghi, cucina tipica, musei, archeologia, santuari, terme, storia, arte… E invece noi continuiamo a raccontare “una favola blu” come nel 1970.

 Avessimo almeno sport di mare, escursioni in mare, pesca sportiva in mare… niente, il mare, per la Calabria, è leggere il giornale e bagnarsi i piedi.

  Ah, ultimissima ora, però lo sapevamo: anche quest’anno la Calabria è ultima per qualità della vita. Qualità, non solo soldi… come non solo mare. E l’altro dato è che forestieri in Calabria ben pochi, e tutto il flusso è “domestico”, cioè siamo noi stessi che andiamo al mare.

 Soluzione? Togliere il turismo dalle mani dei dilettanti, e affidarlo a professionisti; e farlo diventare per tanti un serio lavoro come fanno nel Nord-Est.

Ulderico Nisticò