Un milione di impreparati e disoccupati


 Le aziende chiedono un milione di personale e non lo trovano, e ciò appare strano, visto che in Italia si contano due milioni di disoccupati. E invece è logico, perché non si chiedono generiche braccia da lavoro ma tecnici specializzati e preparati professionalmente: quelli che, almeno una volta, si chiamavano periti. Perito significa che è padrone del suo mestiere, e lo esercita con passione e con intelligenza.

 E non se ne trovano; del resto, non se ne trovano facilmente nemmeno per le esigenze private. È una circostanza grave, e occorrono urgenti provvedimenti.

 C’è una colpa, detto in generale, della scuola. È stato dissennatamente abolito l’avviamento professionale, che formava per l’appunto i tecnici.

 Il tanto sbandierato rapporto scuola-lavoro è noto solo per qualche incidente. Io non ho mai visto un ragazzo fare l’apprendista sul serio. E invece il lavoro s’impara solo lavorando; e da chi lavora e conosce i segreti del mestiere. Di teorie, quasi sempre chiacchiere ideologiche, ne abbiamo assai; di pratica, nella scuola, ben poco.

 E potrebbe essere una soluzione anche per la crisi delle iscrizioni e l’abbandono scolastico. Serve perciò un deciso intervento culturale, e stroncare la caccia al diploma per il diploma: tanto, il posto fisso non esiste più, e con esso il “pezzo di carta”, uno qualsiasi. Abolire il valore legale del titolo di studio potrebbe essere un’ottima idea.

 Andare a scuola deve tornare ad essere finalizzato a imparare qualcosa davvero. Come scegliere, serve un orientamento intelligente, e chi è tagliato per un indirizzo non deve imbarcarsi fallimentariamente in un altro.

Perché un nasce Solone e l’altro Serse,
l’altro Melchisedech…

 Per esempio, chi affronta il liceo classico, deve uscire sapendo che ἔβη ed ἐστάλη paiono la stessa cosa ma non lo sono; e che proceleusmatico è un piede, e non nel senso di arto del corpo. Se invece passa cinque anni a sentire concionare di veri o presunti “valori grecoromani” mai precisati, ne esce solo dissociato mentale e candidato al fallimento esistenziale e professionale a vita. Chi non va bene per l’aoristo terzo attivo e per il secondo passivo, va sconsigliato in terza media, e comunque mandato altrove al primo anno. Con la speranza che la mamma non faccia ricorso al TAR!

 Lo stesso per chi potrebbe imparare a fare l’elettricista, l’idraulico, il saldatore… eccetera, e invece perde tempo in corsi di studio sbagliati perché non adatti a lui.

 Il problema è nazionale, però credo sia molto meridionale e moltissimo calabrese. Non ci sarà mai uno sviluppo industriale (s’intende, quello del secolo XXI, non dell’Ottocento!) senza quell’ossatura della produzione che è l’operaio specializzato.

 Volete vedere quanti professori e intellettualoni vari risponderanno a questo articolo?

Ulderico Nisticò