Una Calabria normale?


 Scrivo a nome mio, però corroborato dal parere di più d’uno: abbiamo l’impressione che, da qualche mese, l’immagine della Calabria su giornali e tv stia cambiando, e in meglio. Quando si parla d’immagine, sia a proposito di una terra sia anche di una singola persona, quello che conta non è il contenuto concreto e particolare, è il tono.

 Cominciamo dal peggio, che è la delinquenza. Inutile e patetico tentare di spacciare per lotta alla mafia una mattinata di lezioni saltate a scuola. La ‘ndrangheta c’è, ma non è delinquenza spicciola come c’era nelle periferie di Napoli e sotto la stazione di Milano; è una potenza criminale a livello mondiale, che non perde tempo a derubare le vecchiette, bensì manovra milioni di euro, e non certo a San Luca: a N. York e Singapore. Ebbene, quando sentiamo notizie circa la ‘ndrangheta, però accompagnate da raffiche di arresti, ci si allarga il cuore. Attenti qui, non m’interessa la personale sorte di don X e don Y, ma il fatto che, quando le forze dell’ordine arrestano don Y e don X, è un colpo durissimo al nefasto prestigio dei mafiosi.

 Vediamo in tv trasmissioni sulla Calabria di tono lieto, ma anche realistico e senza infantilismi di terra più bella del mondo: tanto lo dicono tutti in ogni angolo di tutti i continenti, e non ci crede nessuno. Si mostrano borghi che stanno tornando a vivere; e una città fra tradizione e avvenire; e aree archeologiche dalla storia bimillenaria, presentate con professionalità.

 Secondo me, tutto questo non è accaduto per caso, né per improvvisa bontà altrui. Qualcuno ci ha messo la mano, e mi sta benissimo così.

 Ora bisogna continuare. Come?

– Divieto assoluto di film in pseudodialetto con sottotitoli in ancor più pseudoitaliano.

– Ma come, direbbe qualcuno: c’è in tutta Italia una letteratura, c’è un teatro in dialetto (Belli, Porta, Trilussa, Di Giacomo, Scarpetta, Pirandello, Giusti, De Filippo… ); ma dialetto sia, e non grugniti!

– Moratoria, lunga moratoria del piagnisteo retribuito segue cena: tanto – vi do testimonianza diretta – i lacrimatori dei convegni e delle marce con palloncini cambiano subito umore quando poi a cena andiamo e non ci vede nessuno!!! Nunc est bibendum, gli angosciati di mestiere.

– Servono urgentemente romanzi calabresi, film calabresi NORMALI, con situazioni normali, amori normali, dissapori normali, delitti normali, imbroglioni normali, onesti normali…

– Urge la conoscenza seria della storia vera. Fidatevi: il 90% di quelli che si riempiono la bocca di Magna Grecia sanno solo sussurrare Pitagora, bene inteso ignorando in quale millennio vivesse; e andando nel pallone di fronte non dico al teorema (focu randi!) ma alle tabelline. Quanto alla filosofia, se la fantasticano.

– Non vi dico il periodo romano; e quello romeo (tutti monaci, vero?); e la storia medioevale e moderna… Provate a chiedere notizie di Rossano, Gerace, Locri, Scolacium, Crotone, S. Severina, Cosenza, opera del Gagini, castelli eccetera; e Cassiodoro, Gioacchino, Telesio, Campanella, Galluppi… : e mica a pastori dell’Aspromonte; dico a fior di laureati.

– Storia, dunque, non invenzioni di sana pianta di ricchezze che mai furono e mai saranno: una storia normale, quella calabrese.

– Storia da sottrarre ai predicozzi ideologici. Non esiste, non ha alcuna logica che la Pietà del Gagini sia piombata dal cielo in una terra di subumani.

– Conoscenza effettuale del territorio. Non ci sono “boschi incontaminati”, perché non siamo in un’isola della Polinesia, ma in una terra abitata da almeno quattromila anni, anzi molto di più; e siamo contaminatissimi.

– Utilizzazione di tutto ciò a fini di turismo che non sia invasione barbarica di quindici giorni d’agosto.

 Coraggio, andiamo avanti.

Ulderico Nisticò