Buffa storia dei sedicenti ospedali


Ospedale-Generica1bQuanto sono vecchio, ragazzi! La maggior parte dei lettori e passanti non erano manco nati, quando succedevano le divertenti storielle che qui vi passo a narrare.
Negli anni 1970, tempi deprecatissimi della Prima repubblica (la Seconda è uguale, ma ne parliamo altrove), vennero aperti i seguenti sedicenti ospedali: Soverato, Chiaravalle, Serra, Soriano, Tropea, Pizzo, tutti a distanza di km. 15 l’uno dall’altro. Eccetera per il resto della Calabria: Locri e Siderno dirimpettai, e sette (07) nella Piana di Gioia. Eccetera.
Né bastò. Ogni “ospedale” era una Unità Sanitaria Locale (USL), con presidente, vicepresidente, assessori, lottizzazione, crisi, rimpasti e pasti: tanti, tanti pasti. In Calabria, che è l’ultima d’Europa ma quando si tratta di fare stupidaggini vanta il primato, erano trentadue (32).
Gli ospedali erano solo presidi ospedalieri, ma si sa che in Calabria gli appuntati sono brigadieri e i ferrovieri li chiamano capi. E brulicarono passacarte, giardinieri, guardarobieri, alabardieri, scudieri, somieri… scarsi i medici e gli infermieri genuini; ma tanto i Calabresi, disponendo tutti di un parente a Milano, andavano fuori a curare gli acciacchi importanti. A che servivano gli ospedali? Ad assistere i sani: guardarobieri, giardinieri, portieri…
Va da sè che la corsa al posto (dal verbo porre, sottinteso: il deretano sopra una sedia) fu una delle cause della fine di agricoltura e artigianato.
Per tutti questi e altri motivi, i presidi pomposamente ribattezzati ospedali vissero in una mediocrità di strutture e personale e aggiornamenti. Mediocrità, dico, perché quello che dovevano fare lo facevano, cioè l’ordinaria amministrazione, e diagnosi e terapie banali. E siccome ogni malato vero se ne andava a Milano, non si ritenne di aggiornare e potenziare niente: stava bene tutto così.
Intanto finivano i soldi, e vennero chiuse le UUSSLL e, pian piano, gli “ospedali”. Quando chiuse Chiaravalle, tutti gli abitanti della Perla dello Ionio, o Rimini del Sud… scusate, oggi è Viareggio… tutta Soverato, abitata da gente istruita, esclamò in coro, con Livio, “Roma crescit Albae ruinis”, cioè chiuso Chiaravalle, fortuna per Soverato. Io li avvertii che non andava così, ma si sa che in città sono tutti più intelligenti di me, e non mi diedero retta: ora stanno chiudendo anche Soverato.
Cosa si potrebbe fare, ve l’ho scritto: salvare ciò che ci serve, e sbattere a lavorare i primari fasulli e codazzi vari. Forse Sgura si commuove, se proponiamo di conservare cose serie, e non i raccomandati.
Ma siete tutti più intelligenti di me, cari concittadini, quindi fate voi. Intanto sappiate che quello che ci succede è una specie di orfismo, di “karma”: paghiamo in questa le colpe delle vite precedenti.

Ulderico Nisticò


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