Rigenerare la Città diffusa ovvero per Fermare la desertificazione dei centri storici. Fecondare la dispersione urbana


L’area di investigazione è “San Mogamo da Sovetriano” (San Sostene-Davoli-Satriano-Soverato-Montepaone-Gasperina-Montauro), ovvero i Territori antropizzati a partire dal ’70 e consolidati nei PRG di fine secolo)
Nella prima parte dell’intervento è stato analizzato lo stato di fatto – dalla Demografianegli ultimi 3 censimenti alla redazione dei Piani Regolatori Comunali e la loro (pressappoco inesistente) pubblicazione sui siti Web dei 7 comuni. In questo relativamente breve (se rapportato alla storia delle città) processo di periferizzazione delle attività urbane e conseguente desertificazione dei centri storici non possiamo non rilevare che le politiche urbane – inesistenti o incapaci- sono state governate non da forze impersonali.
La politica spesso è stata assente, talvolta incapace e non poche volte connivente. I tecnici sono stati nella maggior parte dei casi impotenti ma qualche volta inconsapevolmente complici.
Oggi prendiamo atto che i centri storici vanno verso la desertificazione e le nuove espansioni si configurano come frattaglie urbane. Lo scenario è drammatico.
Oggi dobbiamo considerare che riportare gli abitanti originari nelo Centro Storico è difficile se non impossibile, talvolta inutile.
In questo quadro gli antichi nuclei urbani prima si sono degradati, po scomparsi come valore d’uso per la manifesta inessenzialità, mantenengono a mala pena solo il valore di scambio.
Lo spopolamento e il conseguente spaesamento hanno contribuito alla perdita della stessa essenza di vita. Questo è avvenuto ad ogni scala urbana anche se i piccoli nuclei storici stanno correndo più velocemente a trasformarsi in molteplici Ghost Town.

CHE FARE PER RIGENERARE LA CITTÀ FRANTUMATA?
Per rispondere all’incapacita di creare più cuori alla citta che si espande senza fine abbiamo bisogno di risposte urgenti affinchè la nuova sia il più possibile: compatta, inclusiva, partecipativa, resiliente, sicura e sostenibile.
Da qui la necessità improcrastinabile di Piani complessi che promuovendo la Rigenerazione territoriale riescano ad impedire i fenomeni di ulteriore consumo di suolo aggravati, negli ultimi 70 anni, dalle pratiche dello zoning monofunzionale e che di converso consentiranno la costruzione dello storico processo dell’identità dei luoghi. 
Mi rendo conto che i tempi nella costituzione identitaria dei luoghi è molto lunga, ma la velocità di mutamenti sociali e culturali è più veloce che in passato, per cui dobbiamo avere capacità e fantasia per attivare pensieri strategici di lungo periodo e operazioni tattiche di breve periodo.
Le periferie urbane inconcluse non sono fotogeniche ma pur sempre ricche di umanità.
I centri storici desertificati sono fotogenici ma resi poveri dall’assenza di umanità.
In questo drammatico scenario di non facile ricomposizione l’ordine del giorno deve essere; RIFECONDARE PER RIQUALIFICARE PER RIGENERARE
Operazioni non di semplice rammendo fra le parti rese ancor più povere dal loro isolamento ma cuciture rigenerative necessarie a sanare una crescita asincronica e frettolosa tante volte soffocante molto spesso diradata fino allo sfrangiamento che si frammischia ad una campagna che, anche essa, non è più quella che ci proviene dal suo passato.
Non servono enormi spazi pubblici, (ma se necessari creare le condizioni di metabolismo funzionale degli spazi pubblici). Ogni angolo attrezzato e senza barriere architettoniche aiuterà la riconnessione urbana e la vita all’aria aperta degli abitanti e cittadini. L’uso o meglio il valore d’uso dei luoghi dovrà contribuire a ricreare una forma urbana e le sue ragioni supreme, perché la simultaneità e l’incontro non possono sparire.

Antonio R Riverso
International Academy of Architecture – Professor
UIA Immediate Past Vice President


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