Agricoltori, agricoltura, Europa


 In Italia, gli agricoltori non stanno protestando contro il governo Meloni: almeno per ora! Protestano, come quelli di Francia e Germania, contro l’Europa. Stiano però attenti, i governi.

 Detto in generale, è musica per le mie orecchie e per quelle di moltissimi. Sono finiti i tempi prodiani di “ce lo chiede l’Europa”, per imporre ogni astruseria sull’angolazione delle banane e la plastica delle ricottine. Oggi stiamo scoprendo tutti che l’Europa non è un’entità ideale né un concilio di santi padri, ma un’accolita di burocrati non si sa come arrivati lì, e che nessuno controlla. E che credo siano strapagati.

 I burocrati, a loro volta, sono eredi di un’ideologia molto antica. Gli Ateniesi distinguevano nettamente se stessi (politai, cittadini) dai contadini (agroikòi), considerati rozzi e ignoranti, oppure viventi in un inesistente mondo idilliaco. Nel linguaggio comune, persino nel nostro dialetto, resta la contrapposizione: “u tamarru esta sempa tamarru”. In forma solo apparentemente meno offensiva, l’illuminismo settecentesco codificò l’opposizione tra citoyens, colti e razionalistici e atei, e paysans, contadini monarchici e tradizionalisti cattolici. Dopo il 1789, i cittadini di Parigi, mentre nella stessa città decapitavano chi capitava (re e poveracci, era lo stesso), scatenarono una guerra di sterminio contro i contadini della Vandea. Dieci anni dopo, i contadini calabresi si arruolarono nelle Masse di Santa Fede del Ruffo, e cacciarono dal Regno gli occupanti francesi e i loro sostenitori “cittadini”.

 I Romani però, e quanti a loro si richiamano (taccio, se no mi bannano a vita!), onoravano i contadini con il mito di Cincinnato. Nei fatti non tutto era così sereno, se già Plinio il Vecchio lamenta l’abbandono delle campagne.

 Oggi il conflitto citoyens/paysans è in atto con il tentativo dei burocrati di Bruxelles di dirigere l’agricoltura dai loro uffici con aria condizionata. Attenti, fecero così (senza borghesi condizionatori!) i burocrati dell’ultima Unione Sovietica, che da Mosca indicavano cosa doveva produrre il contadino siberiano e quello di Crimea: con il risultato che i sovietici andavano nello spazio, ma su questa Terra facevano la fame in senso letterale, cioè per mancanza di cibo.

 Vero che anche in Occidente un poco d’intelligente programmazione non guasterebbe, se ci sono produzioni eccessive, e altre scarse; e molte produzioni agricole non ricevono adeguati trattamenti di trasformazione e commercializzazione. Troppe arance e poca aranciata? Non solo, ma per diavolerie chimiche e finanziarie, l’aranciata in bottiglia è acqua con modestissima presenza di agrume. Eccetera.

 È palese il tentativo europeo di lasciare incolta molta superficie, per metterci pale eoliche e fotovoltaico; e biogas. Orrore! Sì, orrore: ma l’energia elettrica in qualche modo la dobbiamo produrre; e se continuiamo con ogni no a ogni cosa, restiamo al freddo e al buio.

 Come vedete, non solo i paysans, ma anche i citoyens hanno i loro validi argomenti; e servirebbe quello che l’Europa istituzionale non ha e non ebbe fin dall’inizio: un’idea politica nel senso più nobile del termine.

 Ecco a cosa gioverebbero le elezioni europee del prossimo giugno, se non le riduciamo a un duello impari tra Giorgia ed Elly. E con il rischio che io, votando per una delle due (indovinate!), voti anche, distrattamente, per dei riempitivi di lista che poi diventeranno, quasi gratis, deputati europei, riccamente retribuiti per non fare nulla. Volete dei nomi e cognomi?

 Serve un parlamento europeo serio, e che discuta, tra l’altro, di agricoltura.

Ulderico Nisticò