Ancora su Gesù storico


Quando uno va dal medico, non è che il medico, prima di ordinargli una medicina, spiega al paziente tutti i sei anni di laurea più specializzazione; il paziente si fida, e ingurgita. Se non si fida, cambia medico. Così è lo storico, che, se scrive che la Palestina venne conquistata da Pompeo Magno, non per questo deve raccontare chi era Pompeo e che brutta fine fece qualche anno dopo. Se il lettore ci crede, bene; se no, cerca libri e storiografi: però non deve pretendere di saperne lui, come non pretenderebbe di conoscere tutti i segreti del farmaco eccetera. Lo scrivo perché molti, come al solito, hanno apprezzato il mio pezzo su Gesù storico, e qualcuno invece fa lo spiritoso: qualcuno ateo, del resto. Ora chiarisco meglio, ma solo alcuni dei tantissimi argomenti, per ognuno dei quali occorrerebbe un corposo saggio.

– Il censimento dei cittadini romani maschi (cives, Quirites) era stato introdotto da Servio Tullio, dividendoli in cinque classi più i cavalieri (equites), e i proletari che, non avendo beni legali, non potevano essere iscritti nelle classi. Queste erano permeabili in su e in giù, secondo il miglioramento o meno del reddito. Scopi del censimento erano due: fiscale e militare. Un magistrato unico, il censor, dotato di amplissimi poteri anche sull’etica etc., curava il censimento.
– Quello di Augusto è invece un censimento statistico, per avere certezza della situazione di un Impero che ormai comprendeva gli attuali territori di Portogallo, Spagna, Francia Olanda, Belgio, Valle del Reno, Valle del Danubio, Svizzera, Austria, Balcani tranne parte della Bulgaria, Grecia, Turchia, Siria, Palestina, Egitto, Libia, Tunisia, Algeria; con situazioni molto diverse, e comunque con un numero enorme di abitanti. Avevano fatto cose simili gli Imperi più antichi, e di quello persiano Erodoto ci narra anche il reddito di ognuna delle venti satrapie.
– Il modo più semplice e sicuro era registrare tutti nei luoghi di appartenenza legale. Giuseppe, discendendo dal re Davide, era, legalmente, di Betlemme. Lasciò Nazareth, dove abitava, e si recò a farsi censire.
– A Betlemme c’era un albergo (ξενοδοχεῖον), ma, per il censimento, era pieno zeppo. Questo e non altro è quanto si legge in s. Luca.
– La Giudea era governata da Roma tramite un potente locale, Erode. In Oriente, ciò avveniva spesso: lo fecero anche gli Inglesi in India, utilizzando i principi dove non ritenevano necessaria e utile l’amministrazione diretta.
– Di questo Erode sedicente il Grande si narrano più cose contraddittorie. Era un idumeo, quindi straniero; portava un nome greco; uccise un figlio, e Augusto commentò spiritosamente in greco “Di Erode, meglio essere il porco (ὗς) che il figlio (υἱός)”; lasciò quattro eredi, e uno sarà quello che, allettato da Salomè, ucciderà Giovanni Battista e si rifiuterà, vilmente, di processare Cristo.
– Per sfuggire ad Erode I, s. Giuseppe conduce la Famiglia in Egitto, tornando subito, alla notizia che era defunto. L’Egitto, dal 31, era provincia romana come la Siria e Palestina.
– Secondo la Tradizione, Giuseppe era un apprezzato artigiano. È comunque escluso che fosse “povero” nel senso di indigente, o non si sarebbe certo sposato, e nessuno gli avrebbe dato in sposa una figlia. Il greco πένης, latino pauper, significano di modesta condizione finanziaria, non povero come intendiamo in italiano.
– Nei Vangeli, molto rari sono i ricchi (compaiono quasi solo nelle parabole); e altrettanto rari gli indigenti (idem); quasi tutti quelli che vengono nominati sono ceto medio: contadini, pastori, soldati, rabbini, pubblicani, albergatori, artigiani, e donne a vario titolo inserite nella comunità, comunque molto presenti in tutta la vicenda.
– I Vangeli mostrano numerosi esempi di circolazione monetaria come normale strumento dell’economia e misura del benessere o meno: ripassate la parabola dei talenti.
– Era la sociologia normale dell’età ellenistica in Oriente, testimoniata amplissimamente dalla letteratura greca dopo Alessandro, dal teatro e mimi a miriadi di epigrammi molto realistici; e che troviamo a Roma nei versi di Marziale, Giovenale… e nelle storie e cronache.

– Tornati dall’esilio in Babilonia, gli Ebrei erano quasi solo Giudei, donde le molte leggende, anche moderne, sulle dieci tribù perdute. La loro religione era il giudaismo, con qualche reminiscenza dell’antico ebraismo; ed era una serie di minute regole, gestite da una casta sacerdotale di farisei e altri: i ben noti “sepolcri imbiancati”.
– Molti ebrei vivevano nella diaspora: ricordiamo Simone di Cirene. San Paolo si servirà inizialmente di comunità di origine ebraica, ma di cultura greca, per diffondere il Vangelo, pur prendendo subito nette distanze dal giudaismo. Il mondo ebraico stesso era pervaso di cultura ellenistica, come tutto il mondo antico a noi noto.
– Cristo viene accolto come un rabbino, e ammesso a commentare i Sacri Testi; raccoglie molti seguaci, il che comporterà… ma, se Dio vuole, ne riparleremo a Pasqua.

– Come la quasi totalità del sudditi dell’Impero, anche Gesù mostra di ritenere che la situazione creata da Cesare Augusto sia la migliore possibile sotto l’aspetto politico: esattamente come i cittadini di Roma vivevano nel terrore che Augusto, come ogni tanto minacciava, si dimettesse, e la Città tornasse a congiure e scontri di piazza e a tutto il resto del disordine repubblicano. Tacito dirà che erano stati tempi belli per l’oratoria politica, e ha certo ragione; ma il cittadino comune non trovava affatto divertente che il dibattito tra Milone e Clodio finisse, come finì, non a discorsi ma a coltellate nella pubblica piazza. Augusto assicurò una pace che dai suoi tempi si protrasse per almeno sei secoli; e questo stava benissimo al 95% dei sudditi.
– Ogni tanto spuntavano insoddisfatti e sovversivi e ribelli; finché nel 70 d.C., Tito sottomise Gerusalemme a ferro e fuoco, rifondata poi come Aelia Capitolina. È uno dei rarissimi casi di insurrezione notevole di una provincia dell’Impero. Anche nei Vangeli si fa cenno a qualche caso avvenuto in Giudea sotto Pilato.

Amici lettori, ora delle due è l’una: o vi fidate di me, oppure datevi allo studio della storia ebraica, greca, ellenistica, romana, e della lingua greca, e contestate punto per punto; e sostenete, scienza alla mano, che Betlemme non era la città di Davide, o che san Giuseppe era un mendicante, o che Gesù era un ribelle all’Impero… Potete dire quello che vi pare, però con argomenti, con notizie, con date, con numeri, con ritrovamenti archeologici…

Se non ne avete, di argomenti, e non ne avete, fatevi un buon Natale ed evitate di scrivere sciocchezze politicamente corrette.

Ulderico Nisticò


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