Archeologia soveratese in Marina


 Prima che coprano la breccia, andate a vedere quel piccolo tratto emerso di archeologia soveratese in via Santa Maria: una vecchia, solida condotta di acqua del burrone Caramante, che – tiro a indovinare dalla costruzione di mattoni pieni – mi pare coeva del Quarzo, che i meno giovani chiamano Comac e i giovanissimi non chiamano affatto. Il Quarzo era una fabbrica, inaugurata nel 1937, e trattava il materiale di Davoli per spedirlo, semilavorato, in più luoghi, soprattutto a Pisa. Altri tempi!

 Di sotterranei, a Soverato, ce ne sono tanti. Gli anziani sanno che le attuali vie Vittoria e S. Martino erano spiaggia fino a quegli anni 1930 e oltre; e quando fanno lavori, si scorgono facilmente i vuoti.

 È vuoto il corso Umberto per quasi un metro, lato mare. Chi vuole vederlo, il vuoto, entri nell’arco a fianco del locale Brezza, e se ne accorge subito.

 Dall’altra parte del vuoto, c’è un possente muraglione, che era il castello, o Torre di Poliporto, che corrisponde a Palm Beach ed ex Gregorace. Si scorgono tracce di sei torrioni. Leggenda vuole, e qualcuno diceva di aver visto, un collegamento sotterraneo con la Torre di Galilea, o Torrazzo.

 Sotto i palazzi di età umbertina (seconda metà dell’Ottocento), in via Galliano, e nelle brevi vie parallele, si vedono evidenti tracce di costruzioni che pongono questo problema: erano le stalle dei palazzi, o furono costruzioni ancora più antiche divenute sotterranei edificandovi sopra? Date un’occhiata alla vecchia caserma dei CC, oggi un bar, e vedrete delle curiose arcate.

 Merita uno sguardo quanto rimane della piccola Santa Maria di Poliporto, che era frazione, e dal 1881 capoluogo con il nome di Soverato Marina; e più anticamente si arrampicava dietro l’attuale chiesa del Rosario. Mimì Caminiti, storico della città ancora non ricordato da un’intitolazione (che Soverato non ha negato ai primi ignoti!!!), ha dimostrato che è attestata a metà del XVII secolo, e certo già esisteva. Dopo molte vicissitudini… ma c’è un libro, leggetelo: La fede tenace. Nel centenario della ricostruzione della chiesa del Rosario, di Ulderico Nisticò, Tonino Fiorita e Italo Sammarro, 2004. E raccogliamo fondi per il restauro, a cominciare dal prossimo 19.

 Conclusione: ce ne sarebbe, volendo, di archeologia soveratese da studiare.

Ulderico Nisticò