Berlusconi Prodi: scontro tra titani


Alle prossime elezioni (torneremo sulla data), rischiamo un blocco Berlusconi e un blocco Prodi. I due signori, messi assieme, contano 160 anni; io, con i miei 67, mi sento un ragazzino. Il centro(destra), nato all’improvviso nel 1994, non è riuscito, dopo un quarto di secolo, a trovare uno qualsiasi che non fosse Berlusconi; il centrosinistra, gira gira e in bocca a “botoli ringhiosi” (Purg. XIV), deve tornare a Prodi.

Attenti, Cicerone scrisse un libro “De senectute”, elencando vecchioni che, come Catone o Appio, dirigevano novantenni la politica romana; o Fabio Rulliano, che vinse a Sentino alla bella età di anni 84. Non è quindi una questione di numeri, ma di qualità.
Di Prodi dirò solo che comprò un euro a 1936,27: roba da pazzi! Peggio, pur essendo presidente del Consiglio e quindi obbligato a fare qualcosa, sorridendo lasciò che, a mezzanotte e un minuto del 2001, una cosa da 1.000 lire diventasse di 1,00 euro, cioè lire 1936,27, il doppio. E, peggio di peggio, lo fece nella più ottusa e tonta buona fede di intellettuale con tredici lauree: ce lo chiede l’Europa. Uno come Prodi, doveva essere in convento a fare il padre picozzo, altro che salvatore della patria.

Berlusconi è stato tre volte presidente del Consiglio; tutte e tre le volte promise sfracelli e riforme, e, che io ricordi, fece: abolì la tassa sui frigoriferi, e quella, con mio gaudio, sui cani. Ah no, una cosa grossa la fece: abolì la pena di morte prevista dal Codice di guerra per tradimento etc. Alla faccia della destra! Altre riforme, zero meno meno. Come mai? Ma perché è “moderato”, e deve “tendere al centro”, cioè alla vecchia melassa italiese del vogliamoci bene e siamo tutti amici.
In mano a Berlusconi e Prodi, l’Italia ha perso un quarto di secolo. E, dopo, un quarto di secolo, ecco tornare in campo Prodi e Berlusconi.
E gli altri? Forza Italia è solo Berlusconi, senza manco l’ombra di uno scudiero, non dico di un successore. Il PD mette assieme tutti i grandi difetti della DC e del PCI senza nessuno dei piccoli pregi. Come funghetti spuntano poi partiti a decine, o correnti, o spaccature, o diserzioni, o scissioni… Se qualcuno ne vuole fondare uno, basta poco.
Quanto alla miriade di siglette derivate o dai resti del MSI o dai saltafossi di Fiuggi, sono poca cosa. Peggio, i postmissini devono sforzarsi di piangere di non essere fascisti, se no… E pensare che nel 1994 il MSI-DN ottenne cinque milioni e mezzo di voti senza rinnegare nemmeno una virgola!

Soluzione? Non ce n’è. I partiti e movimenti politici seri non nascono mettendo assieme degli sfaccendati, magari vogliosi di seggi e stipendi. Essi sono la manifestazione concreta di questo processo: una visione della vita e del mondo che genera una filosofia, che diventa un’idea, che in pratica si fa ideologia, e si definisce in un programma, che ha bisogno di un’organizzazione. Questo è un movimento politico; se no, si tratta di espedienti elettorali.
Avete notizia, amici lettori, di una visione della vita e del mondo, di una filosofia, di un’idea, di un’ideologia, di programma? Non fatemi ridere! Non c’è nemmeno un’organizzazione decente, e sarei davvero curioso di sapere quanti iscritti contino i partiti: iscritti veri, con tessera e quota. Abbiamo tutti assistito a primarie con cinesi o sbandati vari a due euro, in mancanza di militanti. Quando c’erano i partiti veri, molti anni fa, allo sbandato non avremmo mai permesso nemmeno di avvicinarsi alla sezione!

Un corollario: l’inciucio è sempre in agguato; e anche l’assurdo che non si debbano sciogliere le camere alla data giusta, secondo me puzza d’imbroglio più della fogna di oggi a Soverato sul Lungomare. Ma almeno l’Oreal de Paris che ci offre il Comune Perla, è gratis; i disastri di Prodi e Berlusconi li paghiamo noi.

Ulderico Nisticò


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