Che fine fecero i monarchici?


 Il 26 giugno 1946 la vittoria della repubblica non fu certo schiacciante; e non avevano votato gli italiani dell’Alto Adige, della Venezia Giulia, dell’Istria e di Zara; e moltissimi militari ancora prigionieri di guerra. Si eccepì sui conteggi, ma è una cronaca di tutti i referendum e plebisciti dell’umana storia. Nel 1860, su 43.000 elettori di Nizza, 43.000 votarono per la Francia: cosa meno credibile del ciuccio che vola. 

 Anche le cronache di quei giorni del 1946 non sono chiare. Umberto II, re dal 9 maggio, non oppose resistenza, e partì per il Portogallo. La cosa ci riguarda anche, perché lasciò come suo rappresentante, “ministro della Real Casa”, Falcone Lucifero, che era e rimase legato a Soverato: la sorella donna Teresa aveva sposato Diego Marincola, ultimo barone di Soverato; delle tre figlie, Enrichetta sposò Fausto Caminiti; Margherita, Francesco Carnovale; Alfonsina, un ufficiale genovese. 

 Pigliando per genuine le cifre del 2 giugno, buona parte del Piemonte e tutto il Meridione avevano votato monarchia. Negli anni seguenti, fu monarchico il presidente provvisorio della Repubblica, de Nicola; e lo furono sindaci di città come Napoli, Bari… Tornando a Soverato, la prima amministrazione di Antonino Calabretta era sostenuta da monarchici: Mimì Caminiti, come detto nipote di Falcone; Leopoldo Micò; i Castagna; i Chiefari. I missini, ancora minoritari ma autorevoli, erano rappresentati da Gennarino “d’a Conchiglia”.

 Ma poi, che fine fecero, i monarchici, ancora così numerosi e importanti? Intanto, mancarono di unità, anzi si divisero in partiti e associazioni, che trascorrevano il tempo a dir male uno dell’altro. Associazioni e partiti che, verso gli anni 1970-80 divennero di fatto di mutuo soccorso, con particolare riguardo agli ambienti militari. Rinuncio a farvi esempi anche molto vicini a noi.

 Privi dunque di spessore politico, i monarchici di ogni sigla videro ridurre i consensi elettorali. Nel 1972, quanto restava si fuse con il MSI, che divenne MSI-DN. Non mancarono mugugni, soprattutto di parte missina e dei reduci della Repubblica Sociale: i postfascisti avevano votato repubblica il 2 giugno 1946.

 L’idea monarchica non venne certo aiutata dalle cronache dei Savoia in esilio. Umberto fu una figura evanescente; la moglie Maria Josè fece per conto suo anche politicamente; l’unico maschio… sorvoliamo. Non manca una diatriba dinastica, e ci sono quelli che sostengono i diritti del ramo Aosta contro Vittorio Emanuele ed Emanuele Filiberto. Sempre maschi, perché tra i Savoia vige la legge salica: “né donna né nato da donna”. E fu per questo che si estinse il ramo principale Biancamano, e nel 1831 il trono passò, con Carlo Alberto, ai Savoia Carignano. 

Ulderico Nisticò