Crollo dei prezzi? Fino a Pasqua!


 A dire la verità, non so dove si trovi questo distributore generoso, e a Soverato il prezzo era un poco di più, 1.819, comunque niente rispetto a qualche giorno fa, che il diesel era 2.350 e oltre, e, caso rarissimo, più caro della benzina. Eppure, la guerra c’è ancora, e il petrolio costa poco più di prima; però il prezzo scende.

 Cosa vuol dire, in pratica? Che la benzina e la nafta, nonché la luce e il gas, non costano in quanto merce, e con la mitologia settecentesca della domanda/offerta, ma il prezzo è fatto di tasse, accise, imposte, IVA e compagnia cantando. E chi incassa IVA eccetera? Lo Stato.

 Ora, attenti qui. Io, pensionato PI, e il nababbo di Lahore paghiamo un litro di benzina allo stesso identico prezzo; però 1.819 sono l’1/1000 della mia pensione lorda; e invece il nababbo non se ne accorge nemmeno se deve fare il pieno dell’areo personale e alla… alle Ferrari, per cui spenderebbe meno, al litro, dell’1/1.000.000.000 del suo tesoro.

 Alla faccia della proporzionalità contributiva!

 E c’è di peggio: il nababbo va in aereo e auto per spasso, mentre i poveracci, ed io, usiamo l’auto per necessità.

 Peggio del peggio, se aumenta il prezzo dei trasporti, aumenta quello dei generi al dettaglio; e mentre il nababbo di Lahore mangia caviale, sono i poveri a mangiare pasta e pane. Eccetera.

 E non gridate vittoria per il calo di oggi 23.3.22: la diminuzione del prezzo durerà solo fino a dopo Pasqua. A maggio, gli avvoltoi si rifanno con – è il caso di dirlo – gli interessi composti.

 Riassunto: l’economia nobilmente intesa, cioè onesti produzione e commercio con iustum pretium di s. Tommaso d’Aquino, c’entra poco e nulla; qui è tutto fiscalismo statale, accompagnato dai comodi di qualcuno.

 Vale lo stesso per tantissimo altri prezzi taroccati; ed è segno dell’assenza di una seria politica economica.

Ulderico Nisticò