La Procura di Catanzaro ha chiesto il rinvio a giudizio di due persone e l’assoluzione di una terza nell’ambito dell’inchiesta sul crollo di un muro di contenimento di una rampa di accesso al nuovo tracciato della statale 106 in località Germaneto di Catanzaro.
Il processo è stato chiesto dal pm Francesco Bordonali per Alessio Marino Ajmone Cat, di 60 anni, di Milano, ingegnere progettista della Astaldi Spa e per Michele Mele, di 79 anni, di Bari, ingegnere collaudatore statico.
Il pm ha chiesto l’assoluzione per non aver commesso il fatto nei confronti di Antonio Bevilacqua, di 56 anni, di Palermo, ingegnere, direttore dei lavori del tratto stradale. Sui rinvii a giudizio e sulla posizione dell’abbreviato il gup Antonio Battaglia deciderà il prossimo 15 ottobre.
Nel corso dell’udienza davanti al Gup, Bevilacqua, difeso dall’avvocato Nicola Carratelli, ha sostenuto che in qualità di direttore dei lavori non aveva nessun obbligo di rivedere gli elaborati del progetto ed ha rivendicato la correttezza del proprio operato. I difensori di Aimone e Mele – gli avvocati Aldo Casalinuovo, Francesca Carangelo e Francesco Tocci – hanno chiesto il proscioglimento perché il fatto non sussiste.
Secondo i legali al primo manifestarsi della fessurazione, il 26 maggio 2017, l’area è stata interdetta al traffico e lo scivolamento del muro è avvenuto a giugno. Manca, secondo i difensori, l’elemento del pericolo per la pubblica incolumità, elemento costitutivo del reato di disastro colposo.
Nella loro relazione, i periti nominati dal gup, sentiti il 18 gennaio scorso, hanno sostenuto che il crollo della rampa di accesso è stato causato da un errore progettuale legato a un cattivo sistema di drenaggio dell’acqua, senza tubi di scolo, che ha causato un letale ristagno di acqua. Nel processo si sono costituite parti civili l’Anas e il Codacons.