Divagazioni sulla Russia


 Da fedele seguace del Vico, vi comunico, amici lettori, che “i governi devono essere conformi alla natura dei popoli governati”, e che quindi non esiste un solo modello di istituzioni, quello occidentale; bensì ce ne sono a iosa, sia nella storia sia nell’attualità, e vanno giudicati secondo se funzionano o meno.

 Del resto, ragazzi, mica è vero che il modello occidentale è uno solo, e qui ve ne do diversi esempi:

– Belgio, Canada, Danimarca, Gran Bretagna, Lichtenstein, Lussemburgo, Monaco, Olanda, Norvegia, Spagna, Svezia sono MONARCHIE, per quanto costituzionali;
– la Città del Vaticano è una MONARCHIA TEOCRATICA ASSOLUTA;
– le altre Nazioni sono REPUBBLICHE;
– Bulgaria, Cechia, Francia, Grecia, Italia, Norvegia, Olanda, Polonia, Romania, Slovacchia, Slovenia, Svezia, Ungheria sono STATI UNITARI, con o senza qualche autonomia;
– Austria, Belgio, Canada, Danimarca, Germania, Gran Bretagna, Spagna, Svizzera, USA sono STATI FEDERALI o CONFEDERALI.

 Questo per chiarire che nemmeno l’Occidente è tanto omogeneo, quanto a sistemi istituzionali.

 La Russia storica era una terra di lingua e cultura slave e di religione cristiana ortodossa con Chiesa autocefala, ma di etnie diversissime; e che ancora nel XVI secolo annoverava non solo popolazioni ma khanati mongoli, sia detto in senso molto lato. Il granduca di Mosca Ivan IV il Terribile (1533-84) assunse il titolo di czar, zar, già più anticamente portato da khan bulgari, e che significava Cesare (Caesar, Καῖσαρ); donde Mosca la Terza Roma, dopo l’Urbe e poi Costantinopoli, dal 1453 in mano turca. Dopo i torbidi e il regno di Gudunov, che era un mongolo, iniziò nel 1613 la dinastia dei Romanov, che nei secoli divenne, per matrimoni, sempre più tedesca; e una principessa tedesca era Sofia, che, divenuta Caterina ed eletta zarina dall’esercito, creò la potenza russa moderna.

 Con tutto questo, la Russia era considerata una nazione asiatica e di poco conto, fino alla grande vittoria su Napoleone. Fu travagliato l’Ottocento, con impacciati tentativi di riforme, e l’ammodernamento forzato di alcune aree come San Pietroburgo, scimmia del meglio e del peggio dell’Occidente, mentre grandissima parte della Nazione rimaneva nel neolitico.

 Smentendo clamorosamente Marx (“la prima terra comunista d’Europa sarà l’Inghilterra, l’ultima la Russia”: che mira!), la sola minoranza organizzata, quella leninista, assunse nel 1918 il potere attraverso il partito unico, che resterà tale fino al crollo dell’URSS, degenerando sempre di più in una burocrazia derivata da partenogenesi.

 L’URSS, pur a rischio di sconfitta fino al 1944, respinse l’attacco tedesco e conquistò l’Europa fino all’Elba. Tentò di creare un sistema organico con gli Stati satelliti Germania Est, Polonia, Cecoslovacchia, Ungheria, Romania, Bulgaria; ma non riuscì a superare la nobile opposizione dei sentimenti nazionali e patriottici, infine vittoriosi.

 La situazione interna dell’URSS era quanto mai disorganica. Potentissima era l’industria pesante e specialistica; efficienti alcuni servizi come salute e scuola; desolatamente carenti la produzione e la distribuzione di beni di normale consumo e della vita quotidiana. Quando la FIAT tentò di vendere una macchina, si scoprì che un operaio per comprarsela doveva pagare, senza mangiare, quattro anni di salario. Negli ultimi anni, chi voleva, e poteva, comprare un paio di pantaloni doveva comprare per forza anche un paio di scarpe. A proposito di scarpe, quelli di Vladivostok, notoriamente dai piedi piccoli, trovavano nei pochi scaffali scarpe numero 42 perché così ordinato dal burocrate di Mosca a quattromila chilometri di distanza!

 Nonostante tutto ciò, la dissoluzione dell’Unione Sovietica, che poteva divenire un disastro mondiale, avvenne in modo abbastanza ordinato: e ciò per merito di Gorbaciov. Sarebbe stato necessario ridisegnare i confini interni prima di creare, da uno, quindici Stati; ma quelle erano le circostanze, e si fece il meno peggio possibile.

 In mezzo a tutto questo, la Russia – paese immenso e diversissimo – è sempre stata governata da khan, zar, dittatori comunisti o presidenti come Putin, che l’altro ieri è stato rieletto con il 90% dei voti. Ora, anche ammettendo (ma lo dico con voluta esagerazione) che il 20% abbia votato sotto costrizione, resterebbe sempre il 70% che esprime consenso a Putin. Alla luce di questi numeri, Putin gode di un consenso doppio di Trump o di Biden, due volte abbondanti quello dello stesso imponente 27% della Meloni, e Macron non lo nomino perché è in cachessia.

 Aggiungete, ed è importantissimo, essenziale, che la Russia è cristiana ortodossa, con un patriarcato autocefalo. Per evitare equivoci, ve lo spiego. Gli ortodossi recitano un Credo in cui lo Spirito Santo procede dal Padre come il Figlio; se ne deduce, in politica, che Stato e Chiesa promanano da Dio Padre e sono un tutt’uno, senza alcuna distinzione nemmeno nominale; anzi è inesatto e fuorviante anche usare le espressioni Stato e Chiesa come se fossimo in Occidente. Putin e Kirill sono entrambi allo stesso modo la Russia.

 Chiesa autocefala vuol dire del tutto indipendente.

 A che servono queste nozioni? A chiarire che se gli Occidentali vogliono trattare con la Russia, oppure fare la guerra alla Russia, non possono farlo con o contro una Russia immaginaria e che, secondo loro, dovrebbe diventare istituzionalmente occidentale (però ripassatevi sopra: monarchia, repubblica, federazione… ???). Bisogna, prima di riconoscere o meno, conoscere la Russia com’è e non come piacerebbe a qualcuno.

 A qualcuno, chi? Gli Occidentali mica sono tanto d’accordo tra loro, a parte le parole; o, spesso, nemmeno quelle. Occidentali che si stracciano le vesti per Kiev, e poi nemmeno si accorgono del massacro di Gaza e sull’intenzione di continuarlo anche a Rafah.

Ulderico Nisticò