Due Popoli, due Stati; e il diritto internazionale


 Non esiste un “diritto internazionale umanitario”, ultima invenzione di chi si vuole arrampicare sui muri lisci. Esiste, e anche molto precariamente, un diritto internazionale, ius gentium. E il diritto internazionale in senso classico non esiste, in Terra Santa, almeno dal 1947.

 Mi faccio capire, forse, da storiografo. Carte alla mano, l’annessione della Corsica alla Francia (1768) fu un fatto discutibile anche sul piano della forma, aggravata da un atto della Rivoluzione. Se facessimo un processo, dovrebbe intentarlo la Repubblica di Genova, che però non esiste dal 1796; in suo luogo, il Regno di Sardegna, che però è cessato nel 1861; oppure il Regno d’Italia, finito nel 1946; o l’attuale Repubblica Italiana. Qualsiasi avvocaticchio francese smonterebbe la causa in un amen, testo di storia alla mano. Lo stesso per Ticino, Malta, Zara, Nizza… anzi, qui c’è una faccenda ancora più curiosa, perché Mentone, che apparteneva al Principato di Monaco, venne illegalmente occupata dal Regno di Sardegna… e poi ceduta con tutta Nizza, a seguito, bene inteso, di un quanto mai fasullo plebiscito. Fasullo (43.000 sì su 43.000 votanti!), però legale. Legale, soprattutto in diritto internazionale, non vuol dire necessariamente lecito e vero; però il trattato francosardo del 1860 è legale.

 Quali sono i confini dello Stato d’Israele? Stando al diritto, non c’è un trattato o un atto qualsiasi che li determini, ma solo dei fatti, cioè le occupazioni del 1947, 1956, 1967, 1974 eccetera. Un avvocaticchio, e anche un avvocatone di Tel Aviv o di Gaza non saprebbero su quali carte appoggiarsi.

 La Meloni, molto opportunamente, insiste in modo esplicito sulla formula “due Popoli, due Stati”. Ora immaginiamo che ella invii un suo rappresentante a fare da mediatore, e applicare la formula.

 NOTA: Spero non mandi Sgarbi, che, presunti guai a parte, farebbe solo sceneggiate tra scroscianti applausi… ma come può essere venuto a mente a qualcuno che Sgarbi sia di “destra” e incarni la cultura di destra… ammesso esista una cultura di destra, e non, come sempre, delle singole e isolate persone di destra di personalissima alta cultura. Chiusa parentesi, e immagiamo che mandi me. Qualche tonno a parte, προῖκα, è ovvio.

 Ah, spero di non dover seguire la sorte di Folke Bernadotte, della famiglia reale svedese, che, inviato dall’ONU, appena arrivato venne ucciso, il 17 settembre 1948, dalla banda terroristica ebraica Stern. Capita, alle volte, vero?

 Ammesso dunque che io sopravviva ai terroristi delle due fazioni, dovrei stendere sotto gli occhi una cartina, e fare come Bismarck nel 1878 per i Balcani e nel 1881 per l’Africa: disegnare i confini con una matita.

 Un bel problema, sul terreno. Certo, un futuro Stato di Palestina non può essere limitato a quel poco di Cisgiordania e una striscia di Gaza che, lo dico per gli indigeni, è lunga quanto da Soverato a Isca. Nello stesso tempo, nemmeno si può tornare in modo secco al 1967 o al 1974: cosa fatta, capo ha.

 Sul terreno, andrebbe deciso quali territori, e, soprattutto, se territori vivibili e con una loro consistenza economica. Non ha senso che la Palestina continui a vivere di assistenza… e lo stesso per lo Stato d’Israele. Una parola… ma se vado lì, mi rendo conto, e poi, matita alla mano…

 Quello che conta, è che uno Stato di Palestina esista a tutti gli effetti, e possa perciò agire come soggetto di diritto internazionale. Cosa che in questo momento non c’è né per i Palestinesi… e nemmeno per lo Stato d’Israele entro gli attuali confini di fatto, che sono, appunto, di fatto e non di diritto. Due Stati, e solo due Stati, possono trattare; altrimenti si resta nel vago, e tutti cercheranno pretesti tipo “diritto umanitario” o richiamo ai tempi di Isacco e Ismaele…

 E tutto questo, bisogna farlo subito, prima che la guerra si allarghi, come si sta allargando.

Ulderico Nisticò