Dopo il 25 settembre la situazione sarà, più o meno, la stessa di luglio e la stessa dal 1948, anzi 1944: partitocrazia, e un governo rattoppato tra i partiti; e che durerà fino alla prima tempesta.
Ebbene, se è vero che i partiti (o meglio, le loro segreterie autocefale) fanno il loro comodo, è vero altresì che molti, troppi Italiani glielo lasciamo fare; e troppo spesso votiamo per quel che, di volta in volta, ci appare il meno peggio, o quel che vagamente somiglia al nostro sentimento o a qualche nostra simpatia presente… e più spesso passata, troppo passata.
E se in tutta Italia mille, cinquemila, diecimila, cinquantamila persone assumessimo una posizione dura e decisa, in un modo qualsiasi incisivo? Se la smettessimo con l’atteggiamento aristocratico e spocchioso, e in fondo comodo, di stare alla finestra?
Attenti, non si tratta di mettere assieme l’ennesimo partito; e nemmeno di perdere tempo a inventarsi macchinose riforme di un assetto istituzionale che non funziona e che non può essere rattoppato. I fatti, se mai, genererebbero nuovi assetti, e non il contrario.
A cominciare non solo e non tanto dai partiti, ma dai nomi dei candidati? A cominciare dunque dal costringere i partiti a non candidare l’amico dell’amico, ma chi vale? Dall’impedire e pesantemente sanzionare i salti della quaglia? A cominciare dal non votare e non fare votare chi riterremmo indegno?
Più in profondo, occorrono azioni radicali sui problemi strutturali della Nazione, che non sono solo e nemmeno soprattutto economici: sono la perdita di ogni fede, anche religiosa; di ogni identità, anche quella linguistica; di ogni tradizione; dell’educazione; di regole e senso della legge; di punti di riferimento, mentre la cultura ufficiale è improntata al più squallido relativismo ammantato di buonismo generico.
Quanto all’economia, che sta andando a rotoli, è ora di imporre l’idea che la sola possibile e seria economia è il lavoro, con l’eliminazione di ogni forma di parassitismo.
C’è dunque una Nazione da ricostruire, e possono farlo solo persone di coraggio, e che non perseguano meschini interessi personali e di banda; e rivestano perciò l’autorità morale per condannare ciò che deve essere condannato, e proporre ideali e vie da percorrere.
Ah, un’occhiata alla Calabria, i cui parlamentari sono stati, in questi anni, ancora più inetti e inutili e muti dei decenni precedenti; e non solo politicamente, ma anche umanamente men che mediocri. Evitiamo di votare i confermati, o i prossimi, se, come credo, non saranno all’altezza: e diciamolo a bocca piena.
Ci sono, in tutta Italia, cinquantamila persone?
Ulderico Nisticò