Gabbie salariali? Riflettiamoci


 Brutta espressione, gabbia salariale; ma tutt’altro che nuova, anzi antica: se mai, dimenticata. Vorrebbe dire che le retribuzioni dovrebbero tenere conto del costo della vita. Del costo effettuale, non quello delle statistiche. E ora dirò cosa molto politicamente e sindacalmente scorretta.

 Fino agli anni 1990 – 2000, una coppia di maestri elementari, anche di bidelli, di un piccolo paese della Calabria contava in tasca pochi soldi ma era oggettivamente benestante, se possedeva, a qualsiasi titolo, l’abitazione e magari anche un pezzettino di terra per l’orto; se doveva comprare alcune derrate, a prezzi modesti, e altre le aveva dal suddetto orto o scambiandole con i parenti e vicini che stavano nelle stesse condizioni. Diciamo alla grossa, la coppia metteva “alla Posta” uno dei due stipendi. Facile immaginare l’incoraggiante aspetto morale della sicurezza del mensile, dopo secoli e secoli di precarietà agricola per ragioni atmosferiche. Ah, non scordiamo che allora le ferie erano davvero di tre mesi estivi, più Pasqua, Natale eccetera. Non pareva molto diversa la situazione nella maggior parte dei paesi e piccole cittadine del Centro e Nord.

 Oggi queste cose sono così preistoriche che se le racconto a un giovanissimo collega del 2023, a stento mi crede o non mi crede proprio. E veniamo alle gabbie.

 Un insegnante calabrese del 2023 che trova lavoro a Milano, lascia metà dello stipendio al fitto di una casa… o meglio, un letto; idem, anche peggio, per il vitto. Lussi e cultura… non se ne parla nemmeno. Conclusione: lo stipendio è uguale in tutta Italia, ma il potere di acquisto è palesemente disomogeneo, e quello che basta nel paesello, è da fame in una grande città.

 L’effetto è anche che il giovane meridionale non ci prova nemmeno, e le scuole del Nord sono in difficoltà. Mentre le scuole del Sud chiudono per mancanza di allievi.

 Gabbie? Secondo me sì, ma a patto che:

– Il calcolo dello stipendio sia modulato con cadenza triennale soggetta a revisione.

– L’ISTAT non faccia statistiche con le cifre ufficiali, spesso ingannevoli, bensì mandi qualcuno a vedere come si vive oggettivamente nelle singole e diversissime realtà.

– I sindacati esistano davvero, e sappiano contrattare con realismo; e non cadano nella tentazione di fare politica per o contro il governo pro tempore.

– Ho parlato di scuola; ma vale per tutti, a cominciare dalla sanità.

Ulderico Nisticò