Greta, l’agricoltura e il parlamento europeo


 Greta Thumberg è stato un evidente caso creato ad arte; o non si spiegherebbe come una ragazzina del tutto priva di competenza e scienza fosse divenuta un’autorità mondiale, con tanto di ONU, parlamenti, papa, libri a milioni di copie, soldi, temi in classe [degli altri studenti!], promozione a pieni voti… Vi sarete accorti che oggi è scomparsa dai media: non serviva più, anzi la sua fanciullesca e semplicistica buona fede potrebbe dare fastidio a quelli che, con la scusa del clima, s’inventano cose strane e cose furbette. Per esempio, che il grano italiano inquina, mentre, per miracolo gretesco ed europeo, quello canadese è come l’erba dell’Eden, e pulisce l’aria e ci farà tutti giovani e belli!

 Se non che, gli agricoltori, fin dai tempi di Catone il Vecchio, non leggono libri e giornali, e ne hanno legittimo sospetto; fanno due conti con le dita, e scoprono che l’Europa gretica importa prodotti da fuori Europa e li spaccia per europei. Prodotti ottenuti in Paesi che se ne fregano dell’inquinamento, oltre che dei lavoratori; e che usano veleni come fossero profumi di rose.

 Il tutto, a prezzi di vendita bassissimi rispetto ai costi di produzione; e a un lavoro, quello del contadino, che non può essere trattato con orari e con regolette, ma è un modello di vita totalizzante; ed è una visione della vita e del mondo. E già, i gretoidi e i borghesi di stampo illuministico disprezzano e odiano i paysans (contadini), e amano i citoyens intellettualistici. Già gli Ateniesi, poi i Parigini del XVIII secolo. E i contadini sono tradizionalisti e religiosi, e amano la terra vera, non quella dei cartoni animati e degli atei clericali.

 E attenti: gli agricoltori europei stanno manifestando contro questa Europa; e, in Italia, inalberano il Tricolore e non lenzuolini di partito e sindacato. Dalmine, dove sei? Che c’entra Dalmine? Documentatevi, lettori!

 È tutto un sistema che viene messo in discussione; a cominciare dall’Europa com’è ora, cioè un palazzo di burocrati indicati da chi non si sa, e mai controllati da un parlamento europeo cimitero degli elefanti. E la cui ideologia è dettata da pochi pensatori di mestiere a comando, e senza contraddittorio.

 Un primo passo dev’essere dunque che per le elezioni europee si badi bene a chi candidare e a chi votare. E attenti alla distrazione di massa di ridurre il tutto a un duello tra la Meloni e la Schlein, e con questa bella scusa infilare nelle liste i soliti ignoti, amici di qualcuno; e che, con una specie di pesca a strascico, verrebbero eletti automaticamente. Io leggerò bene le liste, e se non mi convincono, tanti saluti. E siccome siamo a febbraio, e le liste devono essere pronte intorno a Pasqua, 31 marzo, non ci sto a sapere i nomi la notte del 30!

 Primo passo, dunque, le elezioni europee; poi va riconsiderata l’Europa, se deve continuare a vivere. Se non deve, vedremo. E se non dovesse più esistere, non sarebbe un trauma ideale, visto che un ideale europeo non c’è. È solo una burocrazia.

 Avete letto, per caso, una poesia ispirata all’Europa? Ma no, nemmeno una grigia prosa. Avanti, contadini!

Ulderico Nisticò