Ho trovato risposta alla domanda sui santi a Galilea


 Venerdì 5, introducendo la superba lezione di teologia di mons. Serafino Parisi, vescovo di Lamezia, ho posto questo problema di storia soveratese: i santi a Galilea, che oggi da Soverato Superiore vengono portati nella chiesa del Rosario [quest’anno, chiusa per lavori, e suppliva Portosalvo], che percorso seguivano nel passato? Riassumiamo:

– Oggi si segue la rotabile, con sosta all’ospedale;
– In tempi precedenti, il percorso era da Soverato Superiore, via Mortara e Santicelli [Panoramica] alla torre, detta per questo di Galilea; e da lì al Rosario.
– Ma se la chiesa, come abbiamo narrato nel libro del 2004, fino al 1904, e in realtà al 1910, era da decenni in cattivo stato, e del resto il piccolo borgo di Santa Maria di Poliporto erano poche case e il castello [Palm Beach ed ex Gregoraci], non c’era ragione di portare i santi in una chiesetta non agibile.

 Mi risponde un cittadino appassionato di storia locale, e portatore di una memoria familiare risalente almeno a un padre, dice, nato nel 1882; e ad avi recenti nati poco dopo il sisma del 1783. La sua testimonianza è la seguente:

 anche da Soverato Superiore [prima del 1881, Soverato], e tanto più da Soverato “Vecchio”, i santi non venivano portati a Santa Maria di Poliporto [dal 1881, Soverato Marina], ma a San Nicola, oggi località detta Glauco: proprio dove sono le tombe sicule, e dove emergono i ruderi di età grecoromana che chiamiamo Poliporto. E lì si teneva una festa. È la prova che il ritorno dei santi, per un giorno, sul mare, testimonia un ricordo millenario, molto più antico del trasferimento sui colli, avvenuto, in più fasi, dagli ultimi secoli dell’Impero Romano all’ordinamento difensivo dello Ionio organizzato da Niceforo II Foca, imperatore d’Oriente dal 963 al 69. Ne ho parlato in Vivarium Scylacense e nel volume a più mani Medioevo in guerra, Drengo, Roma. La popolazione voleva che i santi rivedessero il loro luogo d’origine, che era dunque Poliporto.

 Mi è stato anche raccontato che la “Cumprunta” si svolgeva anticamente alle prime luci dell’alba. Questo spiega meglio la tradizione che “la chiesa è a lutto”, e la festa di Pasqua inizia solo dopo l’incontro e la “svelata”.

Ulderico Nisticò