Ho visto “Comandante”


 E, sulle prime, mi stavo quasi ricredendo dai miei pregiudizi. Alla fine, è un film, mica un documentario o un saggio storico. Perdonavo alcuni di particolari:

– l’uso del lei, vietato dal 1938 al ’53;
– un brano dell’iliade scritto a mano in greco classico però senza l‘ombra di un segno diacritico che uno sia; episodio di Bellerofonte, che non c’entra con la profezia, scelto non si sa perché;
– l’equipaggio che pare la ciurma un romanzo dei pirati di Salgari; però, a discolpa, è un bel riassunto di italianità anche nei dialetti;

– l’eccesso di sigarette, e per di più al chiuso;
– due tette esibite senza alcuna motivazione filmica, giusto per.

 Passando sopra a quanto detto, m’incuriosiva positivamente la ricostruzione degli ambienti, e di come doveva essere davvero un sottomarino di quei tempi. Interessante il cenno all’esoterismo, non raro in quegli anni; e che sarebbe stato meglio approfondire. Immancabile ed emozionante l’Inno dei sommergibilisti: Andar pel vasto mar… colpir… Una certa scena mi ha dato soddisfazione, ma non vi dico quale, se no mi bannano un secolo. Del resto, è un film di guerra, e Todaro è un uomo di guerra.

 Ottima la recitazione, e non solo di Favino.

 Ciò premesso, il resto del film è interamente e troppo lungamente occupato dal salvataggio dell’equipaggio belga. L’episodio è storico, e nemmeno unico e non solo italiano: lo fecero anche i Tedeschi, finché non venne esplicitamente vietato per ovvie ragioni di sicurezza; e si lascia anche interpretare alla luce del fatto che la Seconda guerra mondiale, in quel 1940, non era ancora diventata crudele e devastante come sarà dal 1943 al ’45.

 Il fatto meritava di essere raccontato? Forse sì, e comunque un film racconta qualcosa. Vero, ma non per due terzi dello spettacolo, a rischio di grande lentezza e noia. Anzi, rende il film lento e in parte noioso.

 Comunque, meglio che niente, e almeno non è la solita solfa degli Italiani straccioni e in fuga. Il comandante Salvatore Todaro salvava i naufraghi, ma prima ne provocava il naufragio, affondando le navi nemiche; ed era precisamente il suo dovere; e il Cappellini era un sommergibile della R. Marina, mica una ong. Salvatore Todaro morrà in azione di guerra contro gli Angloamericani, il 14 dicembre 1942 al largo della Tunisia. Onore. A proposito, attenti alle date: non possiamo sapere cosa avrebbe fatto, Todaro, l’8 settembre 1943.

Ulderico Nisticò