I coralli di Ulisse


 Ad Amendolea, paese dell’Alto Ionio provincia di Cosenza, hanno scoperto del corallo, mi pare sia nero sia rosso. La cosa è notevole dal punto di vista naturalistico, e dovrebbe attirare l’attenzione degli scienziati e specialisti. Un domani, non si sa mai, potrebbe anche avere qualche risvolto pratico.

 La notizia è interessante, e fanno bene i giornali a darla, fa bene, stamani, il Giornale radio RAI Calabria delle 07.15. Sì, ma cosa c’entra, con i coralli, Ulisse? E già, perché il giornalista non ha detto che Amendolea è nell’area storica di Sibari, molto vasta, Sibari fondata da Is nel 720, poi distrutta nel 510 da Crotone; e di Thuri, colonia panellenica fondata nel 444, e poi importante colonia romana… Niente di tutto questo, e nessuno ad Amendolea glielo ha raccontato, e non gliele impipa niente a nessuno; però siamo stati informati che lì c’era l’isola di Ogigia, dove Ulisse trascorse sette anni in compagnia di Calipso. Zucchero e miele, pensate voi? Ma no, il contrario: intanto, perché miele e zucchero disgustano, dopo un poco; e poi perché Ulisse trova sì piacevole amoreggiare con una dea, però, sentite qual è il suo vero desiderio:

A lei così rispose l’astuto Ulisse:
Signora dea, non adirarti; so anch’io
ogni cosa, giacché la saggia Penelope
non è pari a te, a vedersi, per aspetto e grandezza:
ella infatti è mortale, tu immortale ed esente da vecchiaia.
Ma anche così voglio e desidero ogni giorno
andare a casa e cogliere il giorno del ritorno (Odissea, libro V).

 Persona seria, Ulisse!

 Dov’era, quest’isola di Ogigia? Boh, da qualche parte nascosta, visto che Calipso (Καλυψώ) vuol dire proprio Celata. Quali indizi abbiamo che Ogigia si trovasse ad Amendolea: meno che meno di sottozero; anche perché al largo, nel mare, non c’è ombra di isola, scoglio e roba del genere.

 Ora ci avviamo a concludere, elencando tutti i luoghi della Calabria dove è sbarcato, o da dove si reimbarcato, Ulisse.

  • Un posto non meglio definito dalle parti di S. Eufemia o Falerna o Gizzeria o Nocera T., dove avrebbe incontrato tale Nausicaa, figlia del re Alcinoo, del popolo dei Feaci, marinai fino al midollo, che però, secondo Wolf e seguaci, abitavano a Tiriolo, a soli 800 metri sul livello del mare. Per ripetere quello che scrissi già nel 1988, Wolf ha trasferito Ulisse dalla Marina Militare al Corpo degli Alpini. Prove archeologiche e linguistiche? Meno che meno che meno di sottozero. Ma Wolf, mi si balbetta, è un grecista… Ragazzi, io lo sono esattamente quanto lui; e comunque per leggere l’Odissea basta un Liceo Classico fatto bene.
  • Una volta sistemato a Tiriolo, Ulisse ripartì da Catanzaro Lido, così abbiamo accontentato anche lo Ionio. Ma siccome a Catanzaro Lido potevano offendersi, ecco che misero due cartelli, uno verso Borgia e l’altro verso Simeri, DA QUI ULISSE S’IMBARCO’; da qui, quale dei due?
  • Del resto, già qualcun altro aveva fatto sbarcare Ulisse a Copanello, con una puntata a Satriano, dove c’è la Ravaschiera, che, secondo colui, vuol dire Riva di Scheria, la terra dei Feaci; vuol dire proprietà dei Ravaschieri, giunti in loco nel XVII secolo… dopo Cristo, non avanti Cristo!
  • In verità, che Scolacio, quanto si chiamava Scillezio, sia stata fondata da Ulisse lo dice Cassiodoro; ma il dotto e santo uomo non fa che ripetere un luogo comune locale, e la sua autorità in fatto di greco omerico è modestissima o nulla. Tutti gli autori antichi attribuiscono la fondazione di Scillezio agli Ateniesi, o specificamente a Menesteo, re di Atene rivale di Teseo, poi combattente a Troia; personaggio interessante anche lui, in quanto ritenuto l’inventore dell’oratoria politica, allo scopo, ovviamente, di parlare male di Teseo.
  • Sorvolo su Crotone, dove nessun antico disse mai essere passato Ulisse, bensì Ercole, ecista mitico prima di quello storico, Miscello.
  • Mi spiace, ma ancora nessuno ha detto che Ulisse sbarcò a Soverato: pazienza, prima o poi qualcuno…
  • Scilla, che è in realtà è “U scijjiu”, viene identificata con il mostro. Si attendono notizie di Cariddi.
  • Il peggio del peggio sono i graniti di Nardodipace, quando due buonanime se ne arrivarono spiegando uno che erano i Pelasgi, l’altro che erano i Lestrigoni; sì, proprio loro, i cattivoni che presero a pietrate Ulisse.
  • Varie ed eventuali.

 L’unico cenno attendibile ad un passaggio di Ulisse dalla “Calabria”, molto rapido, è la storia di Eutimo. A Temesa, che sarebbe dalle parti di Amantea, un marinaio di Ulisse avrebbe violentato una vergine, facendo la fine che capita agli sconsiderati secondo alcune radicate tradizioni calabresi. Ma si dimenticarono di seppellirlo, e quello divenne un demone… eccetera, fino all’arrivo di Eutimo. L’abbiamo anche rappresentato, se ricordate.

 Riassunto. Abbiamo quattromila e più anni di storia vera; e anche di miti veri. I miti veri sono quelli che, a forza di crederci, divengono parte dell’immaginario collettivo.

 Ulisse, no, mai in nessun luogo. Però, il ramingo eroe, quanta materia di fantasia e spettacolo e film potrebbe ispirare. Sapete perché non succede? Perché a Verona portano ogni anno milioni di persone sotto il balcone di Giulietta e Romeo, ma non c’è un solo cittadino della città scaligera e dell’intero Settentrione che ci creda davvero; e lo stesso per Paolo e Francesca a Gradara… Si sa che è un pretesto turistico, una simpatia leggenda.

 In Calabria, invece, più sono laureati, più ci cascano; perché il concetto di mito non glielo ha spiegato nessuno, a scuola, e quindi pensano che davvero ci sia stato un tizio di nome Ulisse (Ὀδυσσεύς), con residenza ad Itaca, di professione re supplente per conto del padre pensionato; e provvisoriamente aggregato alle truppe di Agamennone, con tanto di legnoso cavallo (c’è appena un cenno nell’Odissea, manco una virgola nell’Iliade); e che l’Odissea sia una specie di cartina geografica.

 Ragazzi, ma la volete conoscere la storia della Calabria con o senza virgolette? Leggete! Altro che Ulisse e Mago Merlino.

Ulderico Nisticò