I Meridionali e la neofobia; e il ponte


Il ponte che collega la Danimarca alla Svezia

Cos’è la neofobia? Così la definisce il vocabolario: “Sentimento di profonda avversione contro la novità; misoneismo (opposto di neofilia)”. Per gli scolarizzati, dichiaro che ci sono di mezzo parole greche: νέος, nuovo; φόβος, avversione o paura; μῖσος, odio.

 L’antropologia avverte invece che l’uomo è sempre animato da neotenia, che significa tendenza al nuovo, sfidando l’alea.

 Il meridionale, troppo spesso, obbedisce invece al detto: “Cu dassa la strata vecchia pe’ la nova, sapa chi dassa e non sapa chi trova”. Con questo quel ragionamento, non sarebbe mai stato inventato il fuoco: il fuoco, infatti, può scatenare un incendio! E non vi dico la ruota, causa primissima di tutti gli incidenti stradali! Anche un ponte può crollare per terremoto; ma succede anche ai grattacieli, e non per questo abitiamo tutti a pian terreno.

 Fatte queste premesse, io voglio il ponte. I motivi sono due: velocizzare i trasporti di persone e merci, questo è il primo, e ovvio; e il mondo è zeppo di ponti. Pensate a quel prodigio di ingegneria che collega la Danimarca con la Svezia, iniziando ponte e scomparendo nel mare. Eccetera.

 Del resto, i Romani invocavano gli dei per mezzo di un ponti-fex: colui che fa ponti, materiali e spirituali.

 L’altro motivo è che il Meridione accredita dall’Europa 80 miliardi di euro; però l’Europa non manderà nemmeno 0,80 centesimi, se non verranno progettati e spesi.

 Spendere sul serio, sull’unghia: lavoro, invece del “posto”, dal verbo porre… porre il fondoschiena su una sedia.

 Voglio lavori, che mettono in circolazione soldi tramite onesti salari; e il salariato compra il pane e lo porta a casa; e insegna ai figli che il pane è frutto della fatica, e non cade dal cielo o dalle raccomandazioni di partiti, club e logge varie.

 E chi mangia del suo, cioè del suo lavoro, quello solo è un uomo libero; e non chi vota in cambio di una promessa del suddetto “posto”.

 Anche perché, e lo dico agli ultimi tontoloni e illusi, il posto non c’è più, e non ci sarà mai.

Ulderico Nisticò