Il silenzio politico sulle iniquità sportive che non vincono mai


Errori ripetuti e (in)aspettati alle porte di un derby che ha macchiato il tessuto sociale di un’ intera comunita’ calabrese. Il motivo di tanta aggressivita’ appesantisce il nostro vivere lo sport e preoccupa quegli eventuali mal capitati per le strade violate da una burrascosa tifoseria.

Sarebbe il caso di chiedere “scusa”, ma la nostra politica cosa dovrebbe “dire” oltre che postare il selfie della gloria senza condannare gesta di sporca violenza!?

Noi catanzaresi “veraci” mettiamo un punto fermo alla prodezza storica del buon Ceravolo, oggi divenuto stadio dei sogni e delle ambizioni”.

Questa nostra bella Calabria, s’impegni ovunque a sventolare il baluardo dei suoi tanti colori, senza sbandare verso una sua pessima sorte. Resta la vergogna che imperversa sui social, contiene immagini le cui gravi azioni a danno altrui, offendono persino le Forze dell’Ordine ormai prive di meri poteri, cosi’ il “penoso” avan spettacolo ondeggia ad algoritmo incessante, proponendo il peggio di una partita dispersa. Quale il senso giocoso cui i bambini dovrebbero assistere inermi, se scarseggia il dissociarsi di una politica a contrasto degli eccessi.

Se accade che il reciproco sfogo di due squadre “importanti” si concretizzi con ansie ad alto impatto, non serve che tenere bene a mente, il notevole impegno che le rispettive societa’ nutrono in sacrifici e vocazione malgrado tutto. Non perdiamo il senso di speranza dentro e fuori il gioco delle parti, missione da promuovere in ogni valido esempio, auspicato dalla Presidenza NOTO sin dal suo apice, illuminante sulla carriera calcistica fatta di reciprocita’ sportiva e non guerriglia (dis)urbana.

Restiamo uniti con coraggio e fratellanza, fattori essenziali del tendersi la mano dentro e fuori il “campo” da gioco, perche’ i danni subiti con ammenda disposta senza sconti, macchieranno inevitabilmente il futuro di questa antica disciplina dei popoli. Diamo un calcio al pallone e non al nostro avversario, imparando a segnare il goal della pace e non della “guerra”, perche’ “un giocatore si vede dal coraggio, dall’ altruismo e dalla fantasia”, con enorme successo scritto e cantato da Francesco De Gregori ne “LA LEVA CALCISTICA DEL ’68”.

John Nisticò