In-sicurezza stradale


 Non parlo mai di cose che non so, e soprattutto se sono ancora sotto indagine. Affronto un argomento di carattere generale, e che è sotto gli occhi di tutti: le continue violazioni del Codice della strada. Alzi la mano chi non è mai stato sorpassato in doppia striscia continua, per esempio sulla Tangenziale di Soverato; e chi in galleria, per esempio sulla Trasversale delle Serre e persino a Copanello. E alzi la mano anche chi non ha mai commesso una violazione più o meno grave. Non parlo solo degli altri, ve lo giuro.

 Le strade sono quelle che sono. Per levare idee strane a certi amici miei, la strada più mortale d’Italia è in provincia di Bergamo; la 106 è quarta o quinta nella triste graduatoria. La nostra 106 risale agli anni 1930, quando le automobili, in tutto il mondo, contavano sì e no trent’anni di storia, le utilitarie erano rare, e i mezzi di trasporto di persone e merci erano principalissimamente i treni e le navi. Oggi, sulla 106 come in tutto l’Occidente, ci sono più automezzi che strade; e non solo automobili private, ma autobus ed enormi TIR. L’Italia è stata asfaltificata negli anni 1960-80, per evidenti interessi.

 Gli incidenti sono frequentissimi; e non solo sulle strade di quasi un secolo fa, perché accadono anche su quelle a quattro e sei corsie. Quali le cause?

 Le automobili, qualsiasi automobile anche piccola, sono tutte più veloci della capacità di guida di un automobilista medio. Un conducente impacciato a 100/h è più pericoloso di uno bravo a 150; perché quello bravo sa quando può accelerare e in che condizioni di traffico eccetera, e lo sprovveduto no. Quello bravo sa districarsi in situazioni di pericolo, quell’altro non ha presenza di spirito e freddezza di reazioni. Su strada extraurbana, un incapace a 50/h è un pericolo più di uno che proceda a velocità intelligentemente adeguata.

 Accelerare? Ma sulle autostrade il limite è 130, e spesso scende a 110; sulle nazionali, 90 quando non 70; in città (al netto di follie ideologiche a 30), è 50. E invece ogni giorno c’è il matto che scambia per Monza il Lungomare di Soverato, non appena vede il piccolo rettifilo. Multe? Mai. E mica esiste solo il divieto di sosta estivo!

 Ma se i limiti sono 50, 70, 90, 110, 130, com’è che vengono prodotte e ampiamente pubblicizzate delle auto da gare sportive? Perché le case produttrici non le fanno già tarate a velocità normale?

 E le auto sono revisionate? E le gomme, in che stato sono di battistrada e di pressione?

 E le patenti, siamo sicuri che vengano concesse con scienza e prudenza? E forse, in caso diverso, non sarebbero milioni a passare l’esame.

 E che dire dei controlli? Basterebbe una telecamera, ripeto sulla Trasversale (il Comitato lo chiede da anni), e le multe volerebbero alle stelle; e una sulla Tangenziale di Soverato. Una, alla galleria di Copanello, e via con i ritiri di patente. Ci sono gli autovelox, troppo spesso in tranquilli rettifilo, ma tutti pensiamo (erroneamente!) trattarsi di espedienti per fare cassa; mentre mancano nei tratti più pericolosi.

 Infine, un appello a tv e giornali. Come vi affrettate, giustamente, a dare notizia degli incidenti, mai dite e scrivete che fine hanno fatto le indagini, e quindi se l’incidente è stato causato da malore, o da alcol e droga, o da imperizia e imprudenza, o dal cieco Fato… e se qualcuno ha colpa accertata, mai leggiamo e sentiamo nome e cognome.

 Dopo di che, vanno migliorate le strade, e quelle che ci sono, vanno sottoposte a regolare manutenzione: ma non è la strada che uccide.

Ulderico Nisticò