Italiani senza italianità: il Canton Ticino


 Premessa. La Confederazione Elvetica (CH), nota anche come Svizzera, è, giuridicamente, una confederazione di 22 Stati indipendenti, detti Cantoni. L’origine è nel XIV secolo e nella guerra contro gli Asburgo. L’attuale situazione è stata determinata dopo un’occupazione napoleonica. Per deliberazione del Congresso di Vienna (1814-5), la CH è neutrale, e tale rimase in tutte le guerre europee. Neutrale e potentemente armata e con tutti i ponti e le gallerie minate in caso di attacco: ma questo è un altro discorso.

 Il Canton Ticino è una “Repubblica democratica” della CH, ma solo dal 1803. Prima era un territorio occupato, a vario titolo, dal lontano XV-XVI secolo; e prima ancora apparteneva al Ducato di Milano. È perciò di lingua italiana, assieme a piccole altre aree. L’italiano è una delle tre lingue ufficiali della CH, quattro con il ladino.

 Quando i patrioti dell’Ottocento aspiravano, anche se con varietà di opinioni, all’unità politica dell’Italia, e ciò era molto opportuno, in questa desiderata Italia non compresero mai né Malta, dal 1797 inglese, né la Corsica, dal 1768 francese, né il Canton Ticino svizzero. Anzi Cavour cedette alla Francia la Savoia e Nizza.

 Strano patriottismo con lo sterzo? Solo Nino Bixio, quando dopo il 1861 era deputato del Regno d’Italia, propose un’azione, anche militare, per il Cantone. Non gli diede retta nessuno, e il baldo garibaldino abbondonò la carriera militare e la politica per i commerci; morì in Asia nel 1873.

 I Ticinesi, a loro volta, non manifestarono alcuna intenzione di diventare italiani; e nemmeno ora, a parte un uso locale della lingua.

 Per gli altri Elvetici, essi sono una specie di Sud. Tutti hanno un Sud, a quanto pare. La popolazione ticinese non guarda a Milano, pur vicinissima, bensì alla “Svizzera interna”, prevalentemente tedesca. I giovani vanno là a studiare, in tedesco, e molto spesso rimangono a lavorare a Nord. Tutti hanno un Nord, vero?

 Nel Cantone vivono molti lavoratori italiani, non pochi di loro calabresi, ma quasi tutti non sono degli emigrati; possiamo chiamarli frontalieri di lunga durata. Lavorano, però con lo scopo di tornare a casa loro con la pensione.

 A parte questo, e che i Milanesi vanno a fare benzina a prezzo basso, non c’è una politica dell’Italia nei confronti del Canton Ticino.

Ulderico Nisticò