Le stranezze dell’allerta meteo


La chiusura delle scuole per motivi di sicurezza nei nostri comuni è ormai diventata una prassi . Non può essere questa l’unica soluzione a disposizione dei sindaci per la tutela dei cittadini e del territorio.

Siamo ancora all’inizio dell’autunno e, se ben ricordo, sono state ben sei le giornate, in cui le scuole di ogni ordine e grado della città capoluogo sono rimaste chiuse. La sicurezza viene prima di tutto e di tutti. E’ comprensibile che, quando un sindaco riceve la segnalazione di rischio da parte della protezione civile regionale, questi si mette al sicuro a colpi di ordinanze. Al netto delle imprecisioni sulla effettiva pericolosità dei mutamenti meteo, è notorio che in diversi casi all’allarme non ha corrisposto alcuna situazione di pericolo (sic!) , delle domande sorgono spontanee. Visto che siamo in autunno ed, almeno fino al mese di marzo, è naturale attendersi piogge e temporali, dobbiamo mettere in conto lunghi e frequenti periodi di interruzione delle attività scolastiche? Come e quando gli studenti ( ed i professori) recupereranno il terreno perduto a causa delle impreviste vacanze? Se i bollettini meteo, diramati dalla protezione civile regionale, prefigurano condizioni in cui sarebbe opportuno evitare il transito sulle strade , come mai le ordinanze dei sindaci interessano solo ed esclusivamente le scuole? E’ vero, anche il tempo è cambiato negli ultimi anni.

Tuttavia la pioggia ed i temporali rappresentano delle condizioni atmosferiche con cui bisogna saper convivere, come singoli e come comunità. E’ compito di noi adulti indicare ai più piccoli i comportamenti da adottare per affrontare con serenità e sicurezza l’inclemenza delle stagioni. Sarebbe pertanto altrettanto doverosa un’azione di tutela da parte dei sindaci centrata su un miglior coordinamento dei diversi enti e relativo, quanto robusto, contingente di mezzi e personale spesso inutilizzato, in modo da assicurare la corretta manutenzione a strade, ponti e tombini. Si potrebbe così arrivare, finalmente, a vivere anche dalle nostre parti, la pioggia non come una calamità assassina bensì come evento benefico per il territorio e per la nostra economia.

Franco Caccia
Presidente Associazioni Sociologi Italiani – Sez. Calabria


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