Lettera aperta di Carlo Tansi alle forze politiche che vogliono il cambiamento e che amano la Calabria


Quando è iniziata questa nuova avventura, ero certo che il nostro progetto avesse i requisiti giusti per affermarsi, sia sul piano di una proposta politica civica ancorata a una puntuale conoscenza delle risorse sottoutilizzate del territorio calabrese, sia sotto l’aspetto della possibilità di promuovere il ricambio, professionale ed etico, della classe dirigente. Tanti sono stati i segnali incoraggianti che ci hanno indotto a continuare: oltre al riscontro elettorale ottenuto nella precedente tornata elettorale, la propensione di gran parte del popolo calabrese – in questa particolare fase storica in cui l’emergenza pandemica ci ha restituito una netta consapevolezza dei problemi reali della regione – ad accogliere positivamente proposte di reale cambiamento, per cercare di risolvere, finalmente, problematiche ormai annose e di tutta evidenza, che finiscono per bloccare ogni programma di sviluppo socio-economico e per sottoutilizzare le risorse, nazionali ed europee, a disposizione della pubblica amministrazione e della sana e volenterosa imprenditoria privata.

Tuttavia l’esperienza pregressa mi ha convinto che, per cambiare la sorte della Calabria, non basta partecipare e superare la soglia bulgara dell’8%, voluta dalla casta di potere per evitare intrusioni nei loro affari, ma è necessario vincere le elezioni regionali. E per vincere, a causa del sistema elettorale che vige in Calabria, è indispensabile che si formi una forte coalizione che unisca tutte le organizzazioni politiche e sociali che condividono un chiaro programma di rinnovamento.

Un programma politico del tutto innovativo che sia fondato – oltre che su una seria lotta alla criminalità organizzata, su una riforma organica della burocrazia regionale e sulla meritocrazia – su altri punti basilari: il rilancio di un progetto occupazionale che favorisca occasioni di lavoro per i giovani calabresi, formati nelle nostre prestigiose Università e nelle nostre scuole, ma costretti ad emigrare; una radicale riorganizzazione della sanità pubblica attraverso la rottura dei legami illegittimi tra i suoi attori principali (direttori generali, primari ospedalieri, proprietari di cliniche private, fornitori ecc.) e i loro burattinai funzionali alla casta calabrese; la valorizzazione delle attività primarie, dell’agricoltura di qualità e della produzione artigianale dei prodotti di tradizione locale; del turismo balneare montano e culturale; della modernizzazione del sistema infrastrutturale, indispensabile per qualsiasi ipotesi di sviluppo organico, e necessario per collegare la Calabria all’Europa e rompere l’isolamento delle zone interne.

Con lo scopo di unire le forze progressiste ho accolto con entusiasmo nelle liste civiche candidati che militano nelle più disparate organizzazioni politiche: dal Partito della Rifondazione Comunista ad altre organizzazioni politiche di diverso orientamento. Ho accolto anche associazioni che si sono distinte per l’impegno sociale in zone degradate e abbandonate dalla pubblica amministrazione.

Sempre con lo scopo di unire e con spirito di servizio, avevo fatto un passo indietro per accogliere con entusiasmo la richiesta di un allargamento della presenza civica in una coalizione più ampia. Tuttavia ho dovuto constatare, con disappunto, che la proposta di un percorso comune e inizialmente condiviso, non fosse poi sempre così leale, dal momento che lasciava largo spazio ad atteggiamenti individualistici e a iniziative autonome, che celavano proposte di candidature improponibili, che avrebbero finito per dare ai calabresi l’impressione di una malcelata operazione gattopardesca: “Bisogna che tutto cambi perché tutto resti com’è”.

Che possiamo fare adesso? Dobbiamo rinunciare al sogno di prospettiva che ha già dato una nuova e forte motivazione a tanti Calabresi? Niente affatto! Anzi, rilanciamo una sfida più alta a tutte le forze politiche che vogliono il cambiamento e che amano la Calabria, a mettersi in gioco per dare un futuro nuovo alla nostra regione.

Che possiamo fare adesso? Dobbiamo rinunciare al sogno di prospettiva che ha già dato una nuova e forte motivazione a tanti Calabresi? Niente affatto! Anzi, rilanciamo una sfida più alta a tutte le forze politiche che vogliono il cambiamento e che amano la Calabria, a mettersi in gioco per dare un futuro nuovo alla nostra regione.

Lasciamo la regione alla destra di Roberto Occhiuto? A questo tipico esempio di trasformismo politico, sempre pronto a cambiare casacca per garantirsi la poltrona, ma che in quasi 30 anni di attività non ha avuto mai il tempo (e la voglia) di occuparsi dei problemi della Calabria e dei Calabresi, ma molto capace invece di occuparsi delle fortune dei suoi familiari ed i suoi più stretti collaboratori?

Lasciare la Calabria e le ingenti risorse del Recovery Fund che permetterebbero di riscrivere la sua storia a questa gente, significherebbe costringerla a una sopravvivenza stentata e asfittica, e a condannarla definitivamente a terra di rapina senza alcuna possibilità di riscatto.
Mai come in questo momento, c’è bisogno di mettere da parte furbizie, egoismi e calcoli interessati, per costruire un’alleanza ampia e articolata, che prenda forza non dai nomi, ma dall’idea che l’obiettivo del cambiamento non si possa raggiungere mettendosi insieme “tanto per”, ma sperimentando un modo del tutto nuovo di essere e lavorare insieme per il bene della nostra Terra e delle nuove generazioni.

Ѐ indispensabile un’unità reale che si esalti attraverso il rinnovamento e una rappresentanza politica che non sia stata già coinvolta nella disastrose esperienze di governo e sottogoverno regionale degli ultimi anni.
Non è più il momento di tergiversare; dobbiamo essere coraggiosamente all’altezza della difficoltà di questi tempi e non sprecare l’occasione preziosa che ci viene offerta. Possiamo farcela e, quindi, dobbiamo farcela.