Mimmo Lanciano, la pinacoteca e la biblioteca comunale di Badolato tra revisioni oniriche e vecchio grillismo, storia di un declino etico e sociale con precedenti


Caro Mimmo,

ho letto la tua lettera sulla Biblioteca di Badolato, quando l’hai scritta forse non immaginavi che ci fosse ancora qualche sopravvissuto nella condizione di poter riscontrare quanto dici. Chiuso nel tuo amparo saccente, hai descritto una realtà creata dalla tua mente, una elegia che non meraviglia affatto. Essa è figlia della società attuale, dove ogni uno esalta se stesso in un edonismo spicciolo che necessita del sostegno di laide, quanto false, accuse riempite di notizie “accuratamente rivedute” attraverso la realtà esclusiva del narratore, che nulla prende dal vero se non l’aggancio alle date di cui si vuole cambiare la storia a proprio piacimento. Ti ricordo bene e, anche se ero ragazzo, ricordo bene il periodo in cui tu portavi all’attenzione i tuoi “sassi”, le tue “feste comprensoriali”, le tue inani richieste. Così come ricordo bene quanto mio padre lodasse il tuo estro creativo, e ricordo le difficoltà a trovare uno spazio a quelle richieste fra le priorità di molte più concrete emergenze sociali ed economiche della popolazione. Forse hai ragione, non ti diedero l’attenzione che tu chiedevi, ma sarebbe opportuno spiegarne il contesto per farne comprendere il motivo. Probabilmente, le tue affermazioni meriterebbero una riflessione più profonda sui motivi antropologici e sociali per i quali ancora oggi non nascono consorzi fra imprese, muoiono le associazioni, faticano le istituzioni, motivi per i quali anche una Unione di comuni con ultraventennale esperienza di servizi e funzioni associate non riesce a superare il pregiudizio del campanilismo. Forse non c’era un “comitato comunista contro le idee di Mimmo” e magari si stavano facendo cose molto più urgenti in una scala di valori oggettivamente chiara.

Bisognerebbe riflettere un attimo prima di lanciare accuse gratuite e sopratutto fondate su falsi presupposti. Forse dovresti riflettere sul fatto che mentre tu eri impegnato nelle tue innovazioni post sessantottine radical chic, i comunisti cattivoni di Badolato stavano creando dal nulla la prima scuola a tempo pieno della Calabria (1972 – Badolato e Cerva le prime in assoluto), che diede la possibilità a tante mamme contadine di poter lasciare i propri figli a scuola senza farli digiunare o peggio portandoseli in campagna; scuola che portò una ricchezza economica e sociale senza precedenti (oltre 20 assunzioni). Probabilmente non te ne sei accorto, magari eri troppo preso dai tuoi lapislazzuli estivi al Lido Delfino. Nel 1972-74 questi cattivoni erano forse impegnati a creare la più grande opera di raccolta delle acque che salvò Badolato e tante case a rischio, fra le quali la tua, dai continui allagamenti, (ricordi la statale presso l’attuale Tamoil ad ogni pioggia?). O forse questi maledetti “comunisti” erano impegnati ad espropriare terreni per creare la prima zona di edilizia economica e popolare privata (L.167, anche questa la prima in Calabria) per agevolare il ritorno degli emigrati, senza che questi dovessero sostenere il costo dell’acquisto di un terreno per fabbricarvi una casa, ed a collegare quella zona isoalta con il primo ponte sul torrente Barone. Erano così interessati ai soldi ed all’urbanistica che si sono impegnati a creare il più grande polmone di verde nella zona a mare e, per evitare speculazioni edilizie, espropriarono l’area ai latifondisti e la vincolarono in verde pubblico e attrezzature sportive ancora esistenti, nonché uniche nei paesi della Riviera degli Angeli.

Furono così antesignani che si “inventarono” la fascia di rispetto davanti al mare, 30 anni prima che questa diventasse un obbligo di legge (oggi il limite minimo per costruire è a 300 metri dalla battigia, loro lo fecero nel 1971). Chissà, magari erano altresì impegnati a portare l’illuminazione pubblica nel borgo, dove la gente circolava ancora con le lanterne, oppure presi nella realizzazione del primo Consultorio familiare per consentire le cure a tutte le donne, fino ad allora soggette al “favore” del potente anche per i propri diritti alla salute. Forse erano impegnati a costruire il campo sportivo polivalente, fiore all’occhiello del comprensorio, andando a chiedere i finanziamenti, a passaggi, lasciando le proprie famiglie. Magari erano pure impegnati a sostenere i contadini nella camera del lavoro per vedersi rispettati i propri diritti di lavoratori, in un’epoca in cui erano ancora sottomessi ai potenti di turno per effetto di una diffusa ignoranza.

Probabilmente, questa non è cultura come quella che promanava dalle tue idee, no, questa è stata la costruzione di un paese civile nel rispetto dell’ambiente e delle esigenze sociali, è stato il blocco delle speculazioni edilizie in favore di uno sviluppo urbano ancora oggi attuale. Ma non credo tu potessi accorgertene, essendo così impegnato a costruire le tue idee, non potevi perdere tempo a valutare queste azioni strategiche. Lo fai adesso, dopo 50 anni, con tanto di percentuali del bene e del male, come un giudice supremo numinoso elargitore di pagelle. Per ciò che hai scritto, se non lo avessi fatto a danno di persone buone, saresti passibile di querela, soprattutto nell’affermare che quelle persone erano colpevoli del male: “…, specialmente nella disgregazione socio-culturale e persino urbanistica, poiché a tale partito interessavano soltanto i voti (e forse pure i soldi) per restare abbarbicato al potere, …”; perché, è l’esatta rappresentazione del contrario di ciò che avvenne a Badolato, dove fai finta di non sapere che il Sindaco pro tempore ricevette anche qualche… pensierino non gradito.

Da te non me lo aspettavo, perché conosci bene la storia di Antonio Larocca, Sindaco “comunista” dal 1971 al 1976 (periodo da te incriminato), avendolo intervistato a lungo nella tua eccellentissima qualità di giornalista (anche questa incompresa), morto per aver dato se stesso in aiuto alla sua gente, lasciando la sua famiglia, per difendere valori etici a favore della collettività. Agli amministratori dell’epoca 1970 – 1976, sarebbe bastato favorire l’edificazione nella zona a mare per cambiare il loro status, ma evidentemente non erano “interessati ai soldi” come insinui tu, perché la storia e i fatti dicono che ancora oggi, al contrario, quella zona è rimasta preservata per tutti i cittadini di Badolato come area pubblica. Non furono interessati ai soldi, e tu lo sai bene perché li conosci uno per uno personalmente, e nessuno di questi ha lasciato il proprio misero, ma dignitoso status bizzocco; anzi, alcuni hanno traslato quelle difficoltà ai figli, e oggi non meritano le tue parole. Ma forse per te è più facile ammantare di lutolente accuse l’intero periodo e disconoscere finanche lo straordinario consenso popolare democraticamente ottenuto.

Io mi vergognerei di non aver rispettato nemmeno la morte, di aver denigrato chi non può più rispondere, pur di vantarmi delle mie effimere iniziative. E mi vergognerei di aver gettato fango per esaltare le mie doti: normalmente dovrebbero farlo gli altri. Quello che ti scrivo lo devo a quelle persone che non ci sono più e non possono risponderti, lo devo a chi mi ha insegnato la cultura del rispetto di ogni essere umano, a prescindere dalle sue idee, senza mettersi mai sotto alcuna bandiera, né sotto una moda, ma riflettendo sempre sulle cose e sulla loro genesi. Rispetto la tua necessità di auto lodarti e di ricostruire a tuo piacimento la tua storia, però il limite deve essere il rispetto di quella degli altri. Non mi meraviglia questo comportamento, a ben vedere le tue parole sono figlie delle epoche in cui viviamo, quella dei “leoni da tastiera”, dove chi non fa nulla e non ha responsabilità di governo, fa presto a lanciare strali, abboddolito nella propria poltroncina girevole, altrimenti non saremmo definiti un popolo di Commissari Tecnici. Difficile è realizzare concretamente qualcosa per la collettività. Una moda becera che veramente crea solo disgregazione, pessimismo di facile portata e sempre maggiore distacco dal tessuto sociale di quelle menti che invece potrebbero fare tanto, specie per combattere il male che si radica nel pensar male e nel parlare male.

Il dispiacere è grande, perché non ti ho mai pensato come una persona stupida, e quindi non riesco a comprendere una razionale determinazione in ciò che hai scritto, né comprendo la necessità di ciarlare qualche accusa per esaltare te stesso, seguendo la moda più diffusa in questo periodo di decadenza. Riconosco che sei stato di moda, quello sì, molto di moda.

I Consorzi non sono stati osteggiati dai “comunisti” prima, né dai loro fantasmi oggi. Come ogni altra forma aggregativa, i Consorzi hanno incontrato le difficoltà culturali e sociali che antropologicamente sono radicate nelle nostre teste, tant’è vero che ancora oggi non ne scorgiamo uno all’orizzonte. E per esperienza diretta, avendo fatto un Piano di Lavoro Locale denominato Goethe, ricadente proprio nella Riviera degli Angeli, ti posso trasmettere quanto fatto nell’anno 2015, dove la spinta aggregativa a sottoscrivere un contratto di rete fra imprenditori del turismo, è naufragata proprio nell’incapacità delle stesse imprese a comprenderne i vantaggi, per una atavica quanto radicata forma di gestione “egoistica” dell’impresa che non ha eguali in Italia e forse nel mondo. Tant’è vero che siamo in un’area interna definita dalla SNAI “al punto di non ritorno demografico ed economico”. Persino la costruzione dei depuratori consortili è naufragata senza che nessun gruppo di comuni abbia deciso dove costruirli, tant’è che sono stati ubicati forzatamente da un Commissario regionale. Un retaggio culturale trasversale a qualsiasi partito o forza politica, che in una situazione sociale di disgregazione e di continui “sospetti” lanciati a priori da chi nulla sa o vuole sapere, non troverà mai terreno fertile per nuovi frutti, ma un deserto che si espande, paradossalmente anche a causa della diffusa usanza accusatoria come quella da te esternata.

Se non fossi così impegnato a guardarti allo specchio, forse sapresti che nell’Unione dei Comuni del Versante Ionico, qualcuno, per dare seguito a una tua idea di nome in senso di brand del territorio, ha chiamato il centro servizi per i comuni: “Riviera degli Angeli”. Sono stati realizzati eventi artistici di rilevanza nazionale (ARTE A SUD) e create pubblicazioni (Parole Viaggianti) per tentare di creare una identità di Unione, oltre il limite del campanile. Ma le difficoltà sono radicate nella coscienza sociale, nel pensiero collettivo, e a volte sono insuperabili. Il giorno successivo, di un evento come questi, resta ben poco per strutturare il cambiamento che invece dovrebbe iniziare dall’insegnamento nelle scuole che, contrariamente, restano abbarbicate a modelli e programmi oggigiorno inadeguati ad affrontare la vita.

Mi dispiace scrivere queste parole, ma ne ho il dovere per chi non c’è più, per chi vede ingoiato il proprio lavoro dal mostro delle revisioni postume “ad capocchiam”, qual è la tua. In concreto, te ne sei andato dove ti ha fatto comodo, lasciando le difficoltà che sono proprie di chi resta per cambiare le cose, e oggi trovi anche il capro espiatorio di comodo, definendoti “esiliato” da chissà quale cattiva volontà organizzata. Che delusione! Cade un altro mito della mia giovane età, ti pensavo una persona capace di esprimere concetti liberi da mistificazioni e rispettosi del prossimo e della realtà.

 Addio Mimmo.
 Vincenzo Larocca

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