Natale, il messaggio di Mons. Vincenzo Bertolone ai Calabresi


FOTO - Mons. Vincenzo Bertolone«È Natale, il giorno di Colui ch’è nato e rinasce per essere uno tra noi. Ma, purtroppo, per molti calabresi (sempre più numerosi) sarà un giorno come gli altri, contrassegnati da sofferenze. Per di più, c’è chi vive questo periodo come la solita festa paganeggiante e sempre meno cristiana, con la frenesia del regalo che fa da contrappunto. Gli esclusi, cioè i moltissimi che vivono in questa Terra meravigliosa ed amara al tempo stesso, non potranno che guardare alla mangiatoia di Cristo con la speranza che qualcosa davvero e finalmente possa cambiare, che venga alfine il lavoro senza precarietà, che la legalità cacci via una volta per tutte le piaghe della corruzione, che la ‘ndrangheta, infine, possa essere debellata per sempre».
È quanto ha detto mons. Vincenzo Bertolone, arcivescovo metropolita di Catanzaro-Squillace e presidente della Conferenza Episcopale Calabra nel suo messaggio natalizio rivolto ai calabresi. «L’uomo contemporaneo – ha aggiunto il presule – ha raggiunto tutto e non si attende più nulla. Che cosa mai può sorprendere un bambino di oggi, già colmato di tutti i giochi possibili e di tutti i cibi e i passatempi immaginabili? È questa sazietà, che riempie corpo e cuore, che non ci fa essere più capaci di vivere trepidando nell’attesa di scoprire, capaci anche di dedicare del tempo per vegliare, con lo sguardo, lo spirito e la coscienza allertati. C’è bisogno di darsi, di donarsi, uscendo dal proprio ego ed andare a cercare l’altro. È tempo di aprirsi all’ascolto, allargando le braccia per accogliere gli ultimi, gli emarginati, i meno fortunati, che poi sono molto più vicino di quanto immaginiamo: l’amico che ha perduto il lavoro, il conoscente seriamente ammalato, il parente col figlio in prigione».
«Gesù che viene sulla terra» – ha proseguito mons. Bertolone – «è occasione per ritrovare la fede autentica, quella che dà senso alla vita e riempie cuore e anima, donando forza nella prova e serenità nella quotidianità, perché quando il cuore dell’uomo è ancora in grado di inquietarsi, di sospettare di se stesso, di non arrendersi al grande sbadiglio di una vita sazia e piatta, tutto è ancora possibile. Persino che il Natale sia per sempre, non soltanto per un giorno: l’amare, il condividere, il dare, non sono da mettere da parte come la stella come le luci, i fili d’argento e le palline di vetro che poi vanno a finire in qualche scatola o sopra uno scaffale».
«Il Natale» – ha quindi concluso il presidente della Conferenza Episcopale Calabra – «ci invita ad aprire la porta del nostro cuore a Cristo Gesù, a lasciarci illuminare dal suo messaggio di pace, per colmare le nostre attese e speranze e per indurci a metterci completamente a servizio dell’uomo e del bene comune: la Calabria siamo noi, con i nostri pensieri, le nostre azioni e le nostre parole».

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