Palestina, due popoli, due Stati: come?


 Mentre lo Stato d’Israele prova a spiegare 120 morti con la calca e i camion, e tv e giornali si fanno un dovere di ripeterlo a pappagallino e di mettere i morti in coda alle notizie di calcio, però, ovviamente, non ci crede nessuno, Biden e Giorgia Meloni dichiarano di volere DUE POPOLI DUE STATI. Hanno la faccia di chi deve prendere una pillola, però lo hanno pubblicamente detto.

 Bene, bravi: ma adesso fatelo, con o senza il parere di Netanyahu e amici suoi. Perché, e qui ci vuole una citazione del Machiavelli, “cum parole non si mantengono li Stati”; e figuratevi se Stati se ne creano. Perciò non ci servono parole belle, bensì atti concreti e immediati. Di chiacchiere e road map e roba simile è dal 1947 che se ne sente parlare e sono plumas y palabras che el viento lleva.

 Per il momento, la situazione è la seguente: lo Stato d’Israele possiede di fatto (e non di diritto, ma il diritto in queste cose conta poco e niente) un territorio che si estende su almeno sette decimi della Palestina; i Palestinesi posseggono, e in modo del tutto precario, due aree: un tratto chiamato Cisgiordania e la Striscia di Gaza, separata da un vasto territorio dello Stato d’Israele. Se le cose restano così, uno Stato di Palestina non ha alcuna consistenza territoriale; quindi, se anche sorgesse sulla carta, non esisterebbe di fatto. E aò mondo tutto serve, tranne che una pezza a colore.

 Non ci sarebbe uno Stato, se Cisgiordania e Gaza restano, come sono, delle enclave in mezzo a territori stranieri; e se non ottengono continuità territoriale. Ma in mezzo, tra Gaza e la Cisgiordania, c’è un vastissimo spazio occupato (sic!) dallo Stato d’Israele, e abitato da coloni israeliani; e che da là non se ne andranno mai volontariamente. Beh, li convincano, li costringano, li assumano a posto fisso da qualche parte…

 Tanto io non ci credo che stiano coltivando il deserto. Esempio: non so se ricordate quando, anni fa, tentarono di ammollarci delle “arance di Giaffa” spacciate per meraviglie dell’agricoltura… ed erano così piccole e tisiche che ce ne volevano almeno sei o sette per fare un’arancia sola di Davoli; quando vogliono del cedro per un loro rito, devono venire a comprarlo in Calabria! Basta non assistere i coloni, e vedete che se ne vanno da soli; e si portano dietro il mito del sionismo.

 Il sionismo, Sion: ma Gerusalemme c’era quando Melchidesech, re e sacerdote della città non si sa di che stirpe (melk* mi dice qualcosa, però) ma certo non ebreo, ospitò Abramo appena arrivato da Ur dei Caldei; e chissà (nessuno mi leva l’idea!) se fu da quelle parti che Bellerofonte di Iliade VI e combatté contro i “Solimi”; fu capitale degli Ebrei solo con Davide; c’era ogni sorta di popoli, quando i vescovi cristiani si presentavano ai Concili imperiali come di “Aelia Capitolina”, città romana, a scanso di indesiderati equivoci; e dai tempi del Saladino alla conquista inglese vi convissero musulmani e cattolici e ortodossi. Gerusalemme del 2024 può essere internazionale? O capitale di due Stati? In fondo, lo è anche Roma: d’Italia e del Vaticano inteso come entità politica. Capitale di due Stati, di nome: gli uffici li mettano il più lontano possibile.

 Eccetera. Se si vuole, tutto si può fare. Tutto, tranne che sperare di prolungare per altri decenni un’agonia che dura, nei tempi recenti, dal 1917; e rinviare la soluzione imbottendoci di sorridenti ciacole alla Obama maniera. Fare significa un piano preciso, e proporlo, e, con opportuni provvedimenti, imporlo ad entrambe le parti in conflitto.

 La pace è come la guerra e come l’amore: si fa in due. I due sono lo Stato d’Israele e la Palestina, e nessun altro sinonimo e niente che non siano la Palestina e lo Stato d’Israele. Lo Stato d’Israele: Israele significa tante altre cose anche durante la S. Messa, tantissime tranne che “Stato d’Israele”, che è un’entità politica come il Nicaragua e le Figi, e va trattato come tale e come tutti gli altri.

Ulderico Nisticò