Risposta a un amico su Lettere di sangue


 A chi mi ha chiesto, vivendo lontano, perché acquistare e leggere il mio romanzo storico, ho così risposto, e approfitto della cortesia di Soveratoweb per rendere pubblico il commento.

1. Preciso che il libro non è mio ma delle edizioni Tabula Fati di Chieti, e si trova solo nelle librerie e in altri canali. Io non ho copie, e se ne avessi non ne regalerei perché sarebbe poco onesto. Se qualcuno si aspettava un cortese omaggio, peggio per lui.

2. Il romanzo storico è uno strumento utile a conoscere la storia generale attraverso delle vicende umane; nel nostro caso, condite di tre “gialli” intrecciati. E siccome sono sempre più convinto che la storia italiana, e in particolare il periodo fascista, sono ormai quasi ignoti, ecco l’occasione per un ripasso, o meglio apprendimento.

3. Come capite dal punto 2, il libro è molto politicamente scorretto, e decisamente schierato. Chi non è d’accordo, protesti pure; o scriva un romanzo storico di altro segno.

4. La grande storia, e in specie il biennio 1943-5, vengono riscoperti, anzi scoperti, partendo da piccole storie di cronaca del 2015. I giovani protagonisti si accorgono, come dice una di loro con sapida battuta, “che allora certamente non si annoiavano”; come sempre accade nei periodi di storia tragica ed epica.

5. Il libro è di autore calabrese e scritto a Soverato. Si guarda bene però dalla calabresità obbligatoria tipo antimafia ed emigrazione; e, infatti, si svolge nell’Appennino Tosco-emiliano. Gli unici personaggi calabresi, uno per nascita e l’altra per adozione, sono di alto livello sociale e culturale e politico. In fondo, anche i Calabresi siamo esseri umani e non solo macchiette e piagnistei!

6. Il libro è scritto in italiano, e non in pseudodialetto con i sottotitoli; italiano quanto mai classico, e, come tutte le opere classiche, usa un linguaggio sintetico: ne quid nimins, mai niente di troppo. Un esempio? A proposito degli anni 1980 circa, ecco la spiegazione: “Le bombe le mettono solo i professionisti di bombe; e meno ne sanno, più lunga è la loro assicurazione sulla vita”. Come vedete, un’infinità di chiarissimi sottintesi.

7. Per questo il romanzo è, in tutto, di 113 pagine. E, tornando al punto 1, costa intelligentemente € 10. Siccome io ci guadagno, chissà quando, euro 0,85 a copia, poi vi offro un caffè.

8. Il racconto gronda sangue: ma sia i morti sia gli uccisori sono, diciamo così, del mestiere; e certamente non innocenti né questi né quelli. La guerra, del resto, è guerra; e i personaggi mostrano di saperlo benissimo, ed essere pronti a morire in piedi.

9. Il sangue che non esce da ferite (cruor in latino) scorre caldo e appassionato nelle vene (sanguis), e suscita avventure e audacie e faziosità e ardori; come si conviene alla riscoperta di un’epoca che, nel bene e nel male, è stata avvolta dal fascino del mito; e ne rimane un ricordo epico nei vecchi che raccontano il passato a dei giovani stupiti che ci sia stata tutt’altra vita.

10. C’è anche l’amore, come non può non essere, in un racconto composto in massima parte di donne. Come tutti gli amori, anche quelli dei nostri protagonisti recenti e antichi possono nascere e finire ed essere dimenticati, o vivere a lungo. Ma ci sono, in alcune anime, amori più forti di ogni altro terreno amore.

11. Compaiono intanto molti lampi di particolari, e questo dovrebbe suggerire a qualcuno di ricavarne un film; e un film vero, con attori attori, e non belle statuine; un film, manco a dirlo, politicamente scorretto.

12. Nessuno è obbligato a comprare e leggere; però, poi, non venite a chiedermi, come fate tre volte la settimana, dei favori. Ecco un bell’esempio, da parte mia, di atteggiamento mitico e all’antica.

Ulderico Nisticò