Spendere i fondi europei


 Dichiara Occhiuto, e io ci credo, che spenderà tutti i residui dei fondi 2014-21, quelli lasciati marcire dall’inutile coppia Oliverio Viscomi, senza dover restituire un centesimo. E che, entro quest’anno, spenderà oltre un terzo dei fondi attuali: e io ci credo.

 Credo quia absurdum, in una Calabria che dal 1070, da quando esiste la Regione, ha ricevuto tanti di quei soldi che le strade potrebbero essere asfaltate d’oro con paracarri di rubini; e invece li ha rimandati indietro a Bruxelles e a Roma; e ciò per l’inettitudine di politicanti di scarsissima qualità, e impiegati ancora peggio, se fosse possibile.

 Torniamo al 2024. Spendere significa spendere, non “progetti sponda” alla Chiaravalloti o “impegnati” alla maniera del suddetto Oliverio. Significa mettere mano alla tasca e dare denaro in cambio di lavoro e materiali eccetera. Denaro che poi verrà speso in acquisti per la famiglia, e quindi girerà, come, secondo san Tommaso d’Aquino, deve fare il denaro: “Usus pecuniae in emissione”, cioè il denaro esiste solo quando viene speso.

 Come spendere, in Calabria? Sarò breve:

– Lavori pubblici. Del resto stiamo vedendo con gli occhi i lavori sulla 106 Sibari; e quelli di Vallelonga sulla Trasversale. Continuare così.

– Organizzazione del turismo, che ancora è lasciato al dilettantismo stile anni 1960, e alle case in nero e roba simile; e dura sì e no un mesetto, e di mera balneazione, con scarsi casi di turismo di salute, esperienziale, religioso… e non parliamo di quello culturale.

– Ripensamento del sistema scolastico, con istituzione di corsi richiesti dal mondo del 2024 e non da quello del 1824. Per esempio, se licei classici devono essere, licei classici siano, cioè se ne deve uscire sapendo, tra l’altro, il greco e il latino sul serio e non chiacchiere su presunti “valori”; però con uso normale del computer eccetera.

– Politica culturale, anche in questo caso sul serio. Cominciamo con una moratoria almeno quinquennale di piagnistei e intellettualismi onanistici e film in falso dialetto con sottotitoli in arrangiato italiano; e produrre cultura in Calabria senza per forza fare cultura di Calabria, ma cultura e basta, non topografica. Io, calabrese, ho scritto un romanzo ambientato sull’Appennino Toscoemiliano; e uno in Spagna: provate a leggerli.

– Varie ed eventuali, se avanzano soldi.

Ulderico Nisticò