Eventi e situazioni recenti, personali e non, mi hanno spinto ad una amara e triste riflessione: a Vibo Valentia e provincia siamo cittadini di serie Z a cui è negato anche il diritto ai trasporti pubblici in quanto chi non possiede un veicolo privato è costretto all’immobilità. Questo vale prima di tutto per gli studenti, ma, come vedremo dai miei racconti, anche per tutti gli altri cittadini.
Parto da un caso specifico, ma molto eloquente e paradigmatico: la scorsa settimana alcuni alunni del Liceo Statale Capialbi che frequentano con me un progetto sui diritti umani mi hanno sollevato un problema; dal momento che il corso prevede delle pomeridiane in presenza (poche per la verità) tre di loro mi hanno chiesto di poter seguire le attività on-line perchè vivendo in paesi lontani nessun familiare era disponibile a venirli a prendere il pomeriggio a fine incontro.
Sono andata nei giorni successivi dal Dirigente della mia scuola che mi ha prontamente avvisato che la regione, su insistenza sua e degli altri dirigenti delle scuole cittadine, aveva previsto delle corse pomeridiane due giorni a settimana il lunedì e il venerdì, pare, però, che quelle del venerdì siano state sospese.
Mi chiedo e chiedo soprattutto alle autorità competenti perchè una simile ingiustizia? Perchè negare un diritto agli studenti in primis e ai cittadini tutti di muoversi liberamente senza il mezzo privato? L’uso dei mezzi pubblici dovrebbe essere favorito ed esteso (come avviene in tutte le città del mondo anche non civilizzato) per favorire una mobilità sostenibile; quindi, tutti i giorni della settimana avremmo diritto a delle corse pomeridiane, ma si sa i vibonesi non hanno diritto ai diritti e restano un fanalino di coda in questa come in altre questioni.
Riflettendo su questa situazione ho pensato anche alla mobilità urbana del capoluogo di questa sfortunata provincia e posso con la certezza di non poter essere smentita da nessuno affermare che a Vibo Valentia l’uso del mezzo pubblico cittadino (introdotto qualche anno fa da un illuminato sindaco che ha lasciato definitivamente la nostra città e la nostra regione) è praticamente impedito.
Da ambientalista convinta e di fatto mi sposto quasi sempre a piedi sia per raggiungere il posto di lavoro sia per tutte le altre mie necessità, ma qualche volta che la distanza da percorrere era particolarmente importante ho provato ha verificare su internet gli orari e le fermate di questi bus urbani che a volte vedo girare a vuoto tra la vie cittadine, ricerche del tutto inutili e senza successo.
Anche questo un diritto negato ai giovani, ai meno giovani agli anziani come è negato il diritto la domenica di recarsi al mare o fare una passeggiata fuori porta per chi non disponga di un mezzo privato.
Diceva circa duemila anni fa il grande Cicerone nella prima Catilinaria: “Quo usque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?“; anche io desidero chiedere ai nostri rappresentanti locali (regione, provincia e comune): “Quo usque tandem abutemĭni, patientia nostra?“
La mia di pazienza è già finita da tempo e d’ora in poi non avrete più il mio silenzio. Pertanto, vi avviso questa è la prima di tante.
Anna Murmura