Strage della Libia: di chi è la colpa?


Nel 1911, l’Italia dichiarò guerra alla Turchia e occupò Tripolitania e Cirenaica, che chiamò classicisticamente Libia (Λιβύη, Libya); per varie vicissitudini, l’occupazione effettiva finì nel 1930, con le grandi operazioni militari di Badoglio e Graziani contro i Senussi. La colonia godette di un benessere che quel territorio non conosceva dai tempi dei Romani; nel 1938, la costa venne direttamente annessa al Regno d’Italia; agli indigeni venne concessa una speciale “cittadinanza libica”; mentre migliaia di famiglie di contadini italiani colonizzavano la Cirenaica.

Dopo la sfortunata battaglia di Alamein, la Libia venne occupata dagli Inglesi; e, finita la guerra, assegnata al Senusso come Regno: uno di quei cosiddetti regni arabi, in cui a comandare erano solo i petrolieri.

Nel 1970, una rivoluzione nazionale e sociale portò al potere Gheddafi, il quale iniziò una politica duramente antioccidentale e antitaliana, tentando, invano, alleanze con vari Paesi arabi e africani; per poi mitigarla negli anni; e giungere a un’intesa con l’Italia, prima con Craxi, poi con Berlusconi. Assicurò intanto ai Libici un accettabile benessere.
Diversi furono gli espedienti degli Occidentali per eliminare Gheddafi, e uno di questi si sospetta sia il terribile caso di Ustica. Finché non si giunse all’oscura manovra del 2011: scoppiò una non meglio definita insurrezione; e la Francia di Sarkozy si ritenne in diritto di intervenire, tirandosi a rimorchio la Gran Bretagna di Cameron (a proposito, che fine ha fatto, costui?) e gli USA di Obama. Obama, Nobel per la pace: ahahahahah!

Berlusconi, secondo le più radicate costumanze dell’8 settembre perpetuo, passò contro Gheddafi. Si disse che lo volesse Napolitano: ma esistono anche le dimissioni, alla fine! Macché, armi e bagagli… no, solo bagagli al nemico!

I tre compari, più un comparuccio, bombardarono la Libia, e uccisero Gheddafi. Dopo di che se ne andarono, seriamente convinti, nelle loro ottuse menti di idéologues democratici, che la Libia, morto il cattivo, sarebbe diventata un pacioso villaggio svizzero tutto vacche e cioccolata.

Da quel 2011, la Libia è un continuo massacro, tra sedicenti governi e bande e tribù; con l’aggravante che l’Italia ha pagato i capriccetti dei tre marpioni ricevendo in massa una cosiddetta immigrazione, e quasi tutta dalle coste libiche.

Ci vorrebbe una spedizione internazionale; però, mettiamo le mani avanti, rigorosamente sotto comando italiano; anzi, se la Francia non manda truppe, è meglio. Del resto, Macron ha già abbastanza guerre per conto suo nelle ex colonie che controlla e sfrutta.
E gli USA? Tranquilli, che Trump il comando ce lo lascia ben volentieri. E siccome non può, per legge, porre soldati statunitensi sotto comando straniero, eviterà di mandarcene anche lui.

E una spedizione in buona fede, senza furbate!
L’Italia è in grado di comandare una spedizione internazionale? Certo che sì: è da anni che lo fa in Libano, interponendosi vittoriosamente tra due bande di tagliagole e assicurando la pace. La pace è una cosa seria, e non si ottiene con belle parole. “Cum parole non si mantengono gli Stati”, insegna il Machiavelli.

Ulderico Nisticò


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