Tradizioni pasquali a Soverato


 Il Cristo di Soverato Vecchio

Il Cristo di Soverato Vecchio

 L’Incontro, che si celebra mattina di Pasqua, è tradizione comune in Calabria, e anche altrove. Nel versante ionico della Calabria, si chiama “Cumprunta”, parola in cui si riconosce l’italiano confronto e il concetto di fronte a fronte, parlarsi, riconoscersi; nel versante tirrenico, con gli stessi concetti, si dice “Affruntata”.

 Le statue di Cristo, Maria e Giovanni Evangelista si adoperano solo nelle due ceriminie pasquali. Giovanni, con il cartiglio RESURREXIT (ricorderete il grande spettacolo del 2009), annunzia a Maria la Resurrezione; ma tale è il dolore, che bisogna ripetere tre volte il percorso; finché non appare Cristo. In quel momento, Figlio e Madre s’incontrano, e cade il velo nero. Inizia la festa, mentre fino a quel momento si dice che la chiesa è a lutto.

 È, infatti, dedicata all’Addolorata (Maria Santissima dei sette dolori), Patrona della Parrocchia, ma, come tento (invano!!!) ogni anno di ricordare anche alle autorità, Patrona dell’intera città di Soverato. Tale venerazione è ab immemorabili, ma è difficile non riconoscere la presenza degli Agostiniani Riformati, detti Zumpani dal loro fondatore Francesco Marini, che visse e morì nel convento della Pietà di Soverato; da fine XVIII secolo, passato in agro di Petrizzi. A lui dobbiamo la Pietà del Gagini, del 1521.

 Singolare di Soverato è il rito dei “Santi a Galilea”, che si tiene martedì dopo Pasqua. Le statue vengono portate in processione fino alla chiesa del Rosario in Marina. Si segue oggi il percorso della rotabile, con sosta presso l’Ospedale.

 Il percorso antico era però lungo le località Mortara e Santicelli, per giungere presso la torre, la cui denominazione è appunto di Torre di Galilea. Quella di Carlo V, immotivata, sa di una lettura molto recente della storia, e analogia con Catanzaro e Crotone.

 Dalla torre, attraverso percorsi che ancora si possono indovinare se non seguire, si giungeva alla chiesa, unica di Santa Maria di Poliporto, dal 1881 Soverato Marina e capoluogo comunale.

 L’espressione Galilea deriva dall’invito del Risorto a raggiungerlo: “Vi precederò in Galilea”.

 È possibile che la scelta del martedì sia dovuta all’usanza di festeggiare il lunedì dell’Angelo, che, con usanza universale, era destinato alle gite di Pasquetta, dette in Calabria “Pascuni”. A Soverato, dalla fine del XIX secolo, si celebra, e tuttora, una frequentata fiera. Di speciale importanza era “A fera d’e nimali”, grandiosa compravendita di bestiame da reddito e da lavoro, che si tenne fino agli anni 1980, e attirava a Soverato da tutta la Calabria e oltre. Si aprivano luoghi di ristoro provvisori, e alcuni diventarono definitivi.

 Perché “scindira i Santi a Galilea”? Certo, come accade in molti luoghi, era una memoria dell’antichissimo passato: dai tempi dei Siculi, si viveva a Poliporto; e il nome, ripetiamo, era ufficiale fino al 1881. Quasi che l’abbandono del mare per passare sui colli (lo ordinò Niceforo II Foca, imperatore dal 961 al 69: leggete due miei saggi sull’argomento, in Vivarium di Squillace e Drengo di Roma), fosse considerato provvisorio; e che almeno una volta l’anno, il “Luogo antico” (Poliporto, secondo una possibile etimologia) dovesse essere abitato, come dovessero presto tornare.

 Del resto, quando, fino al 1783, l’abitato era Suberatum (“Suvaratu Vecchiu”), bastava seguire il corso del Beltrame per raggiungere agevolmente i resti grecoromani di San Nicola.

 Si conserva ancora la statua di Cristo dell’antica Soverato, usata per la “Cumprunta” degli antichi Soveratani.

 Buona Pasqua.

Ulderico Nisticò