Un pellegrinaggio in Calabria, e la Pietà


 Una signora straniera, che chiamiamo solo T., sta compiendo non una visita, ma quello che è corretto chiamare pellegrinaggio in Calabria. È stata altrove, ora è a Soverato, e così ha scritto: “Sto cercando una guida privata (non commerciale per turisti!) per il mio soggiorno in Calabria per un giorno che mi mostri la zona intorno a Soverato, mi parli della cultura e della vita di allora e di oggi. Quali erano i problemi e le sfide politiche, sociali ed economiche, dove andavano le persone e cosa facevano quelli che restavano. Ma per favore, niente tour turistici commerciali. Preferibilmente un abitante del luogo. Capisco l’italiano se parli lentamente. Purtroppo non conosco il dialetto calabrese. Puoi consigliarmi qualcuno? Grazie”.

 Il destinatario della nota si è rivolto (toh!) a me; ho offerto una visita alla Pietà del Gagini, e, come strumento di conoscenza – o non basterebbero mesi di conversazione – ho indicato la sola pubblicazione che racconti la storia senza pignolerie, senza Pitagori fasulli e sbarchi di Ulisse, e anche senza piagnistei e antimafia segue cena: la verità. Un libro che sta circolando benissimo nella prima (2009) e seconda edizione (2020), anche se l’autore, non essendo amico di nessun amico degli amici, non ha ottenuto la minima recensione su RAI Calabria e giornali regionali. E, secondo la sua radicata tradizione, se ne frega.

 E, infatti, T. l’aveva già, acquistato a Tropea, consigliato da libraio intelligente; e l’ho dovuto solo firmare. Ha poi molto apprezzato la Pietà, opportunamente descritta e spiegata.

 Pietà che sta lì, e per vedere la quale non c’è alcuna organizzazione. Sarei curioso di sapere quanti forestieri, tra un bagno e l’altro e un grammofono e l’altro (in dialetto soveratese, detto “discoteca”), sono andati a vedere la Deposizione del Gagini.

 O se qualcuno ce li ha portati. E dico Regione Calabria, Provincia di Catanzaro, Comune di Soverato, Proloco, Associazione… Nessuno si è preso questo disturbo.

 Il 26 luglio è stato presentato – per pochi intimi – il Docufilm sulla Pietà, di cui sono sceneggiatore; a nessuno è venuto a mente di presentarlo anche ai forestieri turisti o di passaggio. E anche agli indigeni, perché io sono certissimo che molti, moltissimi cittadini di Soverato con otto lauree e sedici master, e dottissimi prof, non hanno mai visto la Pietà manco per sbaglio. Scommettiamo?

 Intanto, evviva T.; e, nei secoli, evviva i forestieri che hanno conosciuto e amato e studiato la Calabria molto più di tanti indigeni che è assai se vanno qualche rara volta nel paese vicino. A parte i frettolosi viaggiatori, l’archeologia iniziò con Paolo Orsi; lo studio dei dialetti, con Gerhard Rohlfs.

 Ora ci affidiamo a T., perché, tornata nel suo paese, racconti la verità sulla Calabria.

Ulderico Nisticò